Complici gli incidenti che hanno provocato la morte di migliaia di persone che tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa e le costanti pressioni e ostilità politiche che rendono estremamente difficoltose le operazioni delle navi ONG, quello del soccorso marittimo è un tema caldo di cui si sente sempre più spesso parlare. Stiamo parlando di tutte quelle attività di ricerca e soccorso dei migranti in mare che hanno lo scopo di salvare persone che tentano la traversata delle rotte migratorie alla ricerca di una vita migliore, indipendentemente dalla nazionalità, dalla situazione giuridica o dalle circostanze e in conformità con la legge, le convenzioni marittime e i diritti umani fondamentali.
Chi sono i protagonisti del soccorso marittimo
I protagonisti del soccorso marittimo sono principalmente due. Da un lato, le istituzioni sotto forma di Guardia Costiera (GC), Marina Militare (MM) e Guardia di Finanza (GdF). Dall’altro, le navi delle Organizzazioni Non Governative (ONG) impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso nelle acque del Mediterraneo tramite imbarcazioni attrezzate per il salvataggio ed equipaggi addestrati, con personale medico e psicologico per assistere i migranti. Tutte le operazioni di ricerca e soccorso in mare sono invece coordinate dal MRCC (Maritime rescue coordination centre), incaricato di assicurare l’organizzazione efficiente di queste operazioni. Ci sono poi una serie di Organizzazioni internazionali, tra cui UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), che supporta le attività di assistenza e protezione dei rifugiati e richiedenti asilo salvati in mare, l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), che monitora i movimenti migratori e altre realtà che sensibilizzano sui diritti dei migranti e dei rifugiati.
Come funziona il soccorso marittimo
Le navi ONG pattugliano le acque internazionali del Mediterraneo centrale per individuare le imbarcazioni in difficoltà, mentre il Centro Operativo controlla la situazione e, in caso di avvistamenti, lancia l’allerta. Una volta raggiunta la nave carica di migranti, le ONG procedono con il conteggio delle persone a bordo, la verifica delle condizioni e la consegna di giubbotti di salvataggio. Dopo di che, i migranti vengono trasferiti a bordo della nave di soccorso, dove ricevono acqua, cibo, vestiti, le prime cure mediche necessarie e, in alcuni casi, supporto psicologico e assistenza per gestire lo shock. A questo punto la nave ONG richiede alle autorità competenti un “porto sicuro” (Place of Safety) in cui poter attraccare e poi procede con il processo di sbarco. Una volta giunti a destinazione, i migranti vengono affidati alle autorità locali, a organizzazioni umanitarie e a strutture di accoglienza dove riceveranno ulteriore assistenza.
Come è regolamentato il soccorso marittimo
La norma che regola il soccorso marittimo è la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimosiglata ad Amburgo nel 1979. Secondo questa convenzione, ogni Stato ha l’obbligo di intervenire nella propria area SAR in caso di emergenza in mare, ma ha anche l’obbligo di informare immediatamente il Rescue Coordination Center (RCC) e le imbarcazioni presenti se l’emergenza si verifica in un’area di competenza di un altro Stato. A questo, si è poi aggiunto il concetto di sbarco in un luogo sicuro (“place of safety”), cioè un porto che possa garantire la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone soccorse in mare. Altre due convenzioni che regolano il soccorso marittimo sono la UNCLOS del 1982, che stabilisce che tutti gli stati hanno il dovere di proteggere la vita umana in mare e la SOLAS del 1974, cheimpone alle navi commerciali l’obbligo di rispondere a situazioni di emergenza e fornire soccorso. In tempi più recenti c’è stato il Memorandum of Understanding (MoU) on Migration, un accordo tra il governo italiano e quello libico, sponsorizzato dall’UE, per aiutare la Guardia Costiera libica a rafforzare la propria capacità di sorveglianza marittima. Infine, nel 2023 è entrato in vigore in Italia il decreto-Cutro, che richiede alle navi di soccorso civile di dirigersi immediatamente in porto dopo ogni salvataggio, ignorando così tutte le altre chiamate di soccorso in mare e il più recente accordo tra Italia e Albania, che prevede che le persone migranti soccorse nel Mar Mediterraneo siano trasportate verso centri in Albania se ritenute non vulnerabili.