Lo scorso 10 luglio, il collettivo O-ring Art Studio di Mauro Caccavale e Michela Alfè ha presentato al secondo piano delle Sale delle Esposizioni di Castel dell’Ovo l’opera fotografica The Blue Witness che, visibile fino al 7 agosto, è stata realizzata per essere inserita nella sezione Terra Madre della seconda edizione dell’Art Performing Festival, un festival dal programma ricco, fatto di due settimane di mostre, azioni di video d’arte, musica, performance e documentazioni cinematografiche che avranno luogo in diversi siti della città di Napoli.

Il Festival nasce dall’idea del giornalista, critico e storico dell’arte Gianni Nappa, con l’aiuto dei curatori Emiliano Aiello, Dario Di Sessa, Pantaleo Musarò e Gino Quinto  e la collaborazione della società di marketing e comunicazione Global Strategies di Ester Esposito. Sono tre i temi fondamentali della seconda edizione: Femminile, Mediterraneo Madre Terra. La scelta è ricaduta, dunque, su tematiche che rappresentano questioni profondamente attuali, come la distruzione della natura provocata dalla mano infima dell’uomo – basti pensare agli incendi che nelle ultime settimane stanno flagellando la Campania e tante altre regioni d’Italia – e la mortificazione dell’identità femminile, anch’essa frutto della malavagità umana. Ovviamente la proprosta artistica dell’O-ring Art Studio, “The Blue Witness”, reinterpretra in maniera originale queste importanti tematiche.

L’obiettivo del collettivo è il voler riprendere la bellezza dell’ora Blu, quel magnifico momento, definito per l’appunto Blue Witness, in cui la luce solare al tramonto permette che il blu del mare divenga dominante e risplenda nel cielo. Un momento quasi catartico in cui tutte le prospettive si capovolgono, fondendo insieme passato e presente, arrivando quasi agli albori dei tempi, quando nulla ancora è accaduto e tutto può ancora succedere. Ecco perché Blue Witness, questo magnifico fascio di luce che si crea sul mare, viene rappresentato come un bambino che tutto deve ancora scoprire, che si sta plasmando nella terracotta. Egli viene colto proprio mentre sta per sollevarsi: la sua schiena, sulla quale è possibile scorgere due colonne vertebrali, raffigura la Via Lattea e il suo corpicino diventa, pertanto, quell’infinito Universo di cui tutti noi facciamo parte.

L’immagine sembra quasi ridare una possibilità a questa civiltà che non fa altro che malatrattare Madre Natura; al contempo, quest’ultima pare riacquistare la sua forza di progenitrice, capace di determinare una vera e propria rinascita dell’uomo e di contribuire alla crescita del suo senso di resposabilità nei confronti di ciò che lo circonda. Tali impressioni vengono confermate ai nostri taccuini da Michela Alfè, esponente dell’O-ring Art Studio: «volevamo porre l’accento su questo momento unico, quello dell’ora blu, simbolo di una sorta di eterna nascita, una nascita dagli elementi che tipicamente simboleggiano quelli adatti per accogliere e sviluppare la vita, le acque ad esempio. Non sappiamo se quello che nascerà sarà migliore o peggiore, intanto nasce ed è già un inizio».

Eugenio Fiorentino

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