Si complica la vicenda dell’assegnazione dei diritti televisivi per le stagioni 15/16, 16/17 e 17/18, con l’apertura di un’indagine per una maggiore conoscenza dei fatti da parte dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato.
Tutto è cominciato nel Giugno del 2014, l’Italia era stata eliminata dai Mondiali in Brasile, la FIGC si trovava priva dei vertici dopo le dimissioni di Giancarlo Abete e nelle Leghe si erano attivati irrefrenabilmente i meccanismi di negoziazione per la votazione del nuovo presidente. In questo contesto, con la Lega di Serie A divisa sull’accettazione del ticket Tavecchio-Lotito, si svolgevano le gare che avrebbero portato all’assegnazione dei diritti per la trasmissione televisiva degli eventi sportivi del trienni successivo.
Il 25 Giugno, quindi ben 50 giorni prima dell’elezione del nuovo presidente della FIGC, la Lega annunciava gli accordi stipulati, in seguito alla valutazione delle offerte pervenute, con i principali partecipanti al mercato televisivo italiano, Sky Italia per le trasmissioni satellitari e Mediaset Premium per le trasmissioni in digitale terrestre. Il risultato, in accordo alla legge Melandri e al Regolamento-Statuto della Lega di Serie A, è un assetto per la trasmissione invariato rispetto al triennio precedente, con SKY che ottenne la trasmissione di tutte gli eventi della Serie A sulla piattaforma satellitare e Premium i diritti per le partite delle 8 big italiane sulla piattaforma digitale terrestre, per un afflusso nelle casse della Lega di 945 milioni di Euro.
Da quel giorno ad oggi ne sono successe di tutti i tipi, gaffe e strafalcioni da parte dei vertici della Federazione e della Lega che hanno attirato molta attenzione e generato parecchia indignazione. La dirigenza non ha peli sulla lingua e si caratterizza per il disprezzo verso qualunque forma politicamente corretta. Ma tra “Optì Pobà che raccoglie le banane” e i soldi richiesti dalle “lesbiche” del calcio femminile si nasconde qualcosa di meno goliardico e più gretto, tra le pieghe della famosa telefonata tra il dirigente dell’Ischia Isolaverde, Giuseppe Iodice, e Claudio Lotito, nella quale il patron della Salernitana e della Lazio oltre a lamentarsi di un’eventuale promozione in Serie A di Carpi e Frosinone, lascia intendere tra le righe lo svolgimento di un ruolo più importante di quello del semplice Consigliere Federale quando afferma: “Perché io quando vado a vendere i diritti televisivi, che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno. Fra tre anni se c’abbiamo Latina, Frosinone”.
Facciamo un passo indietro e torniamo al Giugno 2014. Sky presentò offerte per quattro dei cinque lotti in concessione ottenendo il lotto A ed il lotto D al costo di 572 milioni di euro; Mediaset, ceduto il pacchetto D (acquistato per 234 milioni di euro a fronte di un’offerta di 306 milioni) in sub-licenza Sky, ottenne con il voto della Lega il pacchetto B al costo di 373 milioni di euro, nonostante Sky avesse offerto per il medesimo pacchetto 422 milioni. Confrontiamo i due assetti delineatisi: secondo le offerte presentate Sky avrebbe ottenuto il pacchetto A e il pacchetto B e Mediaset il pacchetto D per un totale di 1,1 miliardi di euro, mentre con l’attuale ripartizione Sky mantiene il monopolio sul satellite e Mediaset sul digitale per un totale di 945 milioni. L’accordo, favorito ed accettato dalla Lega, ha quindi ridotto gli introiti di quest’ultima di 150 milioni.
In virtù di questa cifra e in seguito alle voci riguardanti una joint venture tra Sky e Premium, la guardia di Finanza ha effettuato controlli e perquisizioni nelle sedi delle due società. L’Antitrust che aveva consentito la sub-licenza del pacchetto D da Premium a Sky ha aperto un’istruttoria e ne ha affidato lo svolgimento al Dottor Carlo Piazza, che avrà tempo fino al 30 Aprile del 2016 per verificare la sussistenza di un accordo tra le emittenti e la sua eventuale dannosità per la Lega e per i mercati rilevanti coinvolti.
Marco Scaglione