Già ai tempi delle elezioni europee, il leader di Syriza Alexis Tsipras era stato definito dal Der Spiegel il nemico numero uno dell’Europa. Tuttavia lui e il suo partito hanno da sempre rinnegato il populismo euroscettico.
In una nota intervista rilasciata a Lucia Annunziata durante la campagna elettorale europea, Tsipras ritenne al pari nemici da sconfiggere i fautori delle politiche neoliberiste dell’austerity (tra cui mise senza sconti il premier Matteo Renzi) e i populisti che avrebbero voluto disgregare l’Unione Europea. Tra questi populisti c’erano e ci sono ancora senza dubbio i grillini che, in Parlamento Europeo, dialogano con sinistre e verdi ma siedono al fianco dell’Ukip di Farage, partito brittannico ultranazionalista e uberliberista, nel gruppo euroscettico che raccoglie l’estrema destra alternativa al polo di Marine Le Pen. Nella medesima intervista l’attuale candidato alla premiership Greca descrisse così il Movimento Cinque Stelle: “Anni fa abbiamo guardato al fenomeno Grillo con simpatia perché era figlio della rabbia dei cittadini italiani, ma la rabbia da sola non basta. Grillo fa finta di non capire l’importanza della realtà europea“.
Per Alexis Tsipras l’Europa è un terreno irrinunciabile di lotta comune delle masse popolari, attualmente soggiogata dalle oligarchie che fanno capo alla Troika e che soprattutto nel suo paese stanno causando una situazione di povertà senza precedenti. La lotta di classe, nella quale fortemente crede il leader di un partito che non ha paura di definirsi di sinistra, è una battaglia che non può essere condotta in modo valido in un’Europa frammentata. Il modello greco, per questo motivo, è quello di una trasformazione dell’Unione senza metterne in discussione l’unità e l’idea fondante.
Alessandro Di Battista, membro del “direttorio” del Movimento e vice-presidente della commissione esteri alla Camera, tutto questo sembra non saperlo. Non sembra captare le enormi differenze che sussistono tra il suo partito – finora orgogliosamente populista, euroscettico e vicino alle destre xenofobe e liberiste europee, e che rifiuta di definirsi di sinistra e che raccoglie i voti da destra – e il partito di Tsipras – figlio di una nuova sinistra dalle chiare origini post marxiste, che rifiuta l’euroscetticismo ritenendolo un nemico da sconfiggere tanto quanto le politiche della Troika – quando si sbilancia nel definire il progetto Syriza come l’ultimo baluardo di democrazia in Grecia, criticando tuttavia la scelta di non contestare la moneta unica insieme a Grillo, a Salvini, a Farage e alla Le Pen, che hanno fatto dell’Euro (e degli immigrati) il capro espiatorio di tutti i mali che affliggono i popoli europei.
Di Battista non riesce evidentemente a distinguere differenze tra chi ritiene di sconfiggere povertà, disoccupazione e depressione economica con l’uscita dall’euro e chi invece ha un programma economico complesso e rivoluzionario (fatto di redistribuzione delle ricchezze, di giustizia fiscale, di politiche sociali) non solo per la Grecia, ma per l’intera Europa. Il giovane rampante del Movimento attacca Tsipras, definendolo troppo morbido sul punto, auspicando che questa mancanza sia dovuta a motivi elettoralistici, per non spaventare i cittadini più moderati.
Così facendo, il M5S finge una vicinanza di convenienza nei confronti di un movimento europeo, quello delle sinistre radicali, profondamente diverso a alternativo al loro, ma avvalla la campagna di delegittimazione attuata dagli organismi centrali dell’UE contro l’eventuale vittoria di Syriza alle imminenti elezioni greche. Il nemico numero uno dell’attuale Europa, governata a colpi di austerity, è ancora lui, il greco capace di sfidare l’UE senza minacciare scissioni, ma con un progetto politico serio: e questo evidentemente dà fastidio sia alle alte sfere dell’UE, sia all’alleato sommerso (anche detto populismo euroscettico).
Rifobenni