Una delle infinite applicazioni alla vita reale della legge di Murphy, che tanto spopola come filosofia di vita dai tratti marcatamente nichilisti, recita: «Errare è umano. Dare la colpa ad un altro ancora di più».
Nella vicenda che ha visto Giuseppe Conte ad un passo dal governo, e che vede ora il pericolo (solo invocato) impeachment per Mattarella, di errori ce ne sono stati tanti. E la colpa di quasi tutti questi errori è stata indirizzata al Presidente della Repubblica, che come un novello Giobbe non ha perso la compostezza nel (non) rispondere.
Ma il grande errore di Mattarella non ha una connotazione anti-costituzionale.
Mattarella ha posto il veto su Paolo Savona come Ministro dell’Economia, questo ormai è fatto noto. I motivi per cui l’ha fatto lo sono altrettanto: «È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani».
Costituzionalmente, il Presidente ha fatto appello agli articoli 92 e 47, che recitano rispettivamente: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri» e «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito».
Ciò che, secondo il giudizio di Mattarella, attentava ai risparmi degli italiani era la reazione dei mercati, e in particolare lo spread, alla notizia che il Ministro dell’Economia sarebbe stato l’autore di “Guida pratica per uscire dall’Euro”, nonché colui che dichiarò che «la Germania sta continuando, in forma non militare ma economica, il piano Funk del 1936 per l’egemonia in Europa».
Nonostante le ultime rassicurazioni di Savona, che ha dichiarato di non avere intenzione di uscire dall’Euro, non si può dire che Mattarella abbia tutti i torti a preoccuparsi. E anche volendo ignorare la reazione dei mercati, difficilmente Savona sarebbe riuscito, con un pedigree del genere, a guadagnarsi la fiducia dell’Europa per ottenere le concessioni che M5S e Lega chiedevano. Spingendo a quel punto verso una rottura con l’Europa.
Ecco perché l’impeachment nei confronti del Presidente non ha ragione di essere. Piuttosto, l’errore di Mattarella è politico.
Mattarella ha posto il veto su Savona, come tante altre volte successo nella storia della Repubblica, credendo che M5S e Lega avrebbero facilmente ceduto e provveduto a sostituire il ministro incriminato. E su questo è stato poco lungimirante.
Perché forse il Presidente non aveva messo in conto che le due forze politiche in questione non avessero la minima intenzione di governare. E infatti non hanno resistito alla tentazione di urlare al golpe e far saltare tutto, alla faccia del “conta il contratto, non i nomi”.
Il frutto della decisione di Mattarella è questo: Movimento 5 Stelle che chiama i militanti in piazza il 2 giugno; Fratelli d’Italia che per prima, pur non essendo coinvolta nelle trattative per il governo, chiede l’impeachment per il Presidente della Repubblica; Lega che chiede “elezioni o si va a Roma”. Sperando che non si arrivi a passo di marcia.
E la sinistra? E gli europeisti? Assenti, fuori dal dibattito e in generale avulsi da ciò che accade nel paese, incapaci di dare una visione alternativa. Il messaggio che è passato, senza trovare opposizioni, è che ormai vi sia un netto dualismo “popolo vs élite”. Con la sinistra a fare, paradossalmente, la parte delle élites.
Ma il dato più preoccupante è che nella compagine delle élites sono comprese anche le istituzioni dello Stato. Finora la “furia populista” aveva investito qualsiasi aspetto della vita politica italiana, fuorché uno: Mattarella. Qualche giorno dopo le elezioni Di Maio elogiava il Presidente: «Non mette fretta ai partiti, siamo fortunati ad averlo». E solo pochi giorni fa dichiarava: «Sui ministri non c’è nessuna discussione in atto perché i ministri li sceglie il Presidente della Repubblica». Chiedere per Mattarella l’impeachment pochi giorni dopo per aver scelto un ministro non sembra essere la scelta più coerente.
In ogni caso, finora Mattarella era stato l’unico argine al terremoto che ha investito il “sistema”. Ora che anche quell’argine è crollato, le prospettive e le possibilità sono infinite. Secondo i sondaggi, com’è ovvio che sia, Lega e M5S stravinceranno le prossime elezioni. In particolare la Lega di Salvini, che sembra essere la vera vincitrice di questo braccio di ferro, pare poter arrivare a competere il posto di primo partito ai Cinque Stelle. Mangiandosi il resto del centrodestra e relegando il PD ancor di più al ruolo di spettatore impotente.
Un governo populista, insomma, nascerà, che Mattarella lo voglia oppure no. E nascerà con una legittimazione ancora maggiore, ancora più pericolosa da un certo punto di vista. Ma un lato positivo, se vogliamo, c’è: non è rimasto più nessuno a cui poter dare la colpa.
Simone Martuscelli
Non conoscevo questo blog.
Ho apprezzato molto l’articolo e la tua ironica descrizione a piè di pagina .
Ti faccio i miei complimenti e auguri .
E’ bello sapere che non tutti i 20enni siano dei cerebrolesi da social network e GF .
Mi hai rallegrato la giornata 🙂
Ed è altrettanto bello ricevere dei commenti così positivi quando su internet spesso si celebra la fiera dell’insulto.
La ringrazio davvero tanto!?
Bravo Simone. Il tuo articolo è molto più lucido di numerosi altri firmati da giornalisti “di peso”. In bocca al lupo per il tuo futuro.
Grazie mille!