Sprazzi di colore che illuminano le pareti spoglie, immagini che catalizzano lo sguardo trasformando una passeggiata per le vie di Napoli in una visita al museo: è questo il senso della Street-art, magistralmente interpretato da Francisco Bosoletti.
Il giovane artista argentino ricrea sulle mura che si intersecano a formare i vicoli caratteristici della nostra città veri e propri capolavori che si divincolano dalla rigidezza del marmo, che sulla superficie piana reinterpretano la dinamicità della scultura attraverso la potenza dei dettagli e l’ampio ventaglio di cromatismi.
Il suo progetto muove i primi passi partendo dalla Linea 1 dello storico quartiere partenopeo Materdei, dove l’arte urbana è intervenuta celebrando la riappropriazione di spazi un tempo grigi e tormentati, come il cosiddetto Giardino Liberato, centro di attività sociali, in cui si celebra il culto di ogni forma d’arte e dell’accoglienza. Proprio qui troviamo «Le ombre di Napoli», raffigurante il volto di una donna circondato dal verde delle foglie, a simboleggiare la giovane rinascita di un antico quartiere che non ha smesso di cercare la gioia del colore.
Ed è sempre a Materdei che imperiosa si staglia sui volti dei palazzi la gigantesca «Parthenope» di Bosoletti, completata in soli tre giorni e finanziata dalla comunità che, attraverso un crowdfunding urbano, ha fornito all’artista i mezzi per la realizzazione di questa vera e propria opera d’arte, che ricopre una parete di 15 metri.
È la figura mitologica che rimanda a Ulisse e alle acque del Golfo di Napoli, uno dei simboli più antichi della nostra città; e Bosoletti la interpreta così, bruna, dai tratti spiccatamente mediterranei, con uno sguardo fiero e una distrazione lievemente malinconica, naturale e sensuale, enigmatica e splendente nel suo tripudio di colori.
Rare le figure maschili: ne troviamo una nel Rione Sanità, nell’immensa opera «Resis-ti-Amo», che ricopre interamente il muro adiacente alla Basilica di Santa Maria alla Sanità. È l’immagine di due innamorati che si sostengono vicendevolmente, realizzata per celebrare non soltanto la battaglia artistica e culturale del quartiere, ma anche la storia vera di due giovani che hanno combattuto la ferocia di una grave malattia con l’amore.
Oltre ai colori sgargianti e nitidi, la maestria artistica di Bosoletti è ben espressa da una sua tecnica del tutto particolare: parliamo della tecnica a ultravioletti, utilizzata per creare immagini dai contorni indefiniti che hanno bisogno di uno sforzo per essere percepite nella propria totalità.
Sulle mura della Onlus La Tenda, nel Rione Sanità, un’immagine che c’è ma non si vede, proprio come le persone accolte dall’associazione: senzatetto, gli invisibili della società, spesso membri del Rione stesso. Per poter vedere l’immagine occorre convertire il negativo, —che è un po’ quello che cerchiamo di fare tutti— scrive un ragazzo, postandone la foto su Facebook.
Ecco ciò che è, ma non si vede: l’immagine di un’anziana donna del quartiere, dal volto segnato dal tempo e dalla vita proprio come il luogo in cui si trova, con gli occhi d’azzurro splendente come fari che illuminano un contorno triste. L’arte di Bosoletti è così: mai fine a se stessa, sempre rappresentativa di un oltre che si affaccia tra le pieghe di quello che appare palese..
Come «Iside», imperiosa, nitida, statuaria ed incantevole tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli, nata sulla parete di un palazzo che si affaccia in via Emanuele De Deo, in memoria del giovane condannato all’impiccagione nel 1794 dal governo borbonico, con l’accusa di congiura contro la corona.
Ultima opera di Bosoletti a Napoli, inaugurata il 6 ottobre scorso, in occasione della festa patronale dedicata a Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, Iside appare raffigurata con un filtro fotografico negativo: luci ed ombre che giocano, che si scambiano di posto regalandoci uno spettacolo indubbiamente mozzafiato. Un’immagine ispirata alla scultura del 1572 di Antonio Corradini, «Pudicitia Velata», nata per omaggiare la tomba del principe di Sansevero. L’allegoria della Pudicizia diventa un velo che nasce per celare le forme della donna, ma in realtà le evidenzia, pur avvolgendole con un alone di mistero. Il culto della dea Iside ha origini antichissime: archetipo della nostra Madonna, la sua divinità rappresenta la potenza creatrice, la Natura, la grande madre progenitrice, capace di abbagliare chi la ammira, nonostante i veli.
Una figura non casuale, perché anche stavolta le donne di Bosoletti non sono che il simbolo della nostra Napoli: indiscutibilmente bella, eternamente sensuale a dispetto della sua età, sempre affascinante nelle sue immutabili costanti.
Continuamente in lotta per la rinascita, triste e profonda come il blu degli occhi dell’anziana signora, e misteriosa, con le sue ombre che la perseguitano rendendola un meraviglioso enigma insolubile. Come Iside, madonna pagana tra religione e folklore, come il suo paesaggio e le sue strade, come la sua gente, che nonostante tutto non sa smettere di sorridere né di pretendere un riscatto, sovvenzionando l’arte sulle mura consunte dei suoi palazzi.
Perché cambiare le cose è difficile, ma regalarsi la bellezza no.
Soprattutto a Napoli.
Sonia Zeno
Bravissima ❤❤❤❤❤