Marco Rizzo varca la soglia del centro sociale “Samantha della Porta”, ad Avellino, sostenuto dal duro lavoro dei militanti del Partito Comunista, che organizzano l’affissione del materiale di propaganda elettorale, coordinano gli interventi del dibattito e si improvvisano fonici e chauffeur per l’evento, nella spartana scarsità dei mezzi e dei fondi a disposizione.

Sacrificio, abnegazione e profonda partecipazione, proprio come una volta, quando la forma e la sostanza dei partiti era autenticamente “di massa”. Il pubblico si raccoglie nella piccola sala, quasi subito piena, nonostante la fredda e piovosa domenica sera del 18 Febbraio. Il segretario Rizzo, tra le strette di mano ed i selfie, rievoca l’aneddoto del mitico incontro con Fidel Castro e la delegazione cubana. Si accomoda, attorniato dai militanti, pronto a presentare il programma politico alla stampa e ai sostenitori. Sullo sfondo si staglia il simbolo verso il quale ripone estrema devozione, riconquistato ed esibito con orgoglio.

«Dopo 12 anni, torna la falce e martello, torna il Partito Comunista». Non si nasconde l’entusiasmo in casa PC, per quello che è sicuramente un successo: le firme necessarie a presentarsi ovunque in Campania 2 sono state raccolte, ancora grazie all’incessante attività dei giovani militanti sul territorio. Ascoltiamo dunque le parole di Marco Rizzo, che in un lungo intervento, traccia con passione il percorso di rinascita del partito rivoluzionario di Gramsci.

La lunga marcia del Partito Comunista: parla il segretario Marco Rizzo

Essere Comunisti Oggi

«Ha senso oggi essere comunisti? Io credo che oggi ci siano ancora più motivazioni per esserlo. Questa società sta andando verso un’idea di schiavitù generalizzata. E pensare che si potrebbe avere una società con la massima giustizia sociale e la massima libertà possibile per tutti. Con l’innovazione tecnologica e scientifica, il lavoro, dal punto di vista delle ore lavorative impiegate per produrre, si riduce. Cosa facciamo con questo risparmio di lavoro? Decidiamo di regalarlo al padrone di Amazon? O di Google? O a quegli otto personaggi che detengono la metà della ricchezza del mondo che hanno la stessa ricchezza di tre miliardi e settecento milioni di persone? L’alternativa è netta: si può usare questo progresso per dare lavoro a tutti: lavorare tutti, lavorare meno, lavorare meglio. Eppure la via intrapresa è tutta un’altra. Non c’è più prospettiva per i giovani, non ci saranno più le pensioni, ma forse ci sarà il reddito di cittadinanza. Chi lo propone ha un’idea di società “da polli da batteria”, basata unicamente sul consumo e non sul lavoro. Perché, per fare i propri interessi, il potere economico-finanziario ha bisogno che si consumi, anche se poco, tanto le persone sono miliardi. Non è un caso che questa proposta venga soprattutto dall’anti-politica, in contatto assoluto con questi poteri.»

“Le parole sono importanti”

«Il problema principale è la concentrazione delle ricchezze nelle mani di questi pochi padroni. Cominciamo a chiamarli col loro nome, grandi padroni. In questi trent’anni c’hanno cancellato la possibilità di ragionare, perché ci hanno cancellato le parole. La parola padrone non c’è più, c’è la “parte datoriale”. Licenziano la gente? Non si usa più, il termine è “flessibilità in uscita”. E’ un mondo che ci condiziona culturalmente, ci priva del linguaggio, ci impedisce di ragionare. Oggi un’altra società dove potremmo lavorare tutti meno e meglio è possibile. I padroni senza i lavoratori, non esistono. I lavoratori senza i loro padroni possono determinare il proprio futuro. Questo è il comunismo. Decidere cosa produrre, come produrre, dove produrre. Il massimo della democrazia possibile.»

La Campagna Elettorale

Foto presa da Lettera43«Noi vogliamo costruire un Partito Comunista in Italia. Un modello collettivo e non individualistico per cambiare tutti assieme la società. Con una linea politica e un pensiero omogeneo, tutti devono parlare con una sola voce. Noi comunisti ci presentiamo solo con questo simbolo e solo con questo nome, e con queste facce. Ci dicono il Partito Comunista è settario. Vogliamo avere politiche di alleanza, si, ma alleanze sociali. Voglio convincere il piccolo commerciante, che viene buttato fuori dal mercato per la concorrenza della grande distribuzione, a unirsi alle istanze del lavoro dipendente e precario per cambiare la società. Voglio queste alleanze, non quelle con Bersani, con D’Alema, con Grasso. Loro vorrebbero fare le stesse cose di Renzi. Adesso che siamo in campagna elettorale sentite tutto e il contrario di tutto, ma ad esempio non c’è una forza politica, che sottolinei con decisione e chiarezza che tutto ciò che accade passa dall’Unione Europea, dall’FMI, e dalla Nato, come controllo politico, militare ed economico. Nemmeno la Lega e i Cinque Stelle.»

Il Partito

«Questa campagna elettorale non ci regalerà un grande risultato, ma noi non lo valuteremo dal punto di vista delle percentuali. Noi usiamo le elezioni per far conoscere il nostro progetto politico, il nostro programma, per far conoscere cosa vogliono i comunisti. Un Partito Comunista non ha il solo obiettivo di entrare in parlamento, ma ha l’obiettivo di cambiare la società, di fare la rivoluzione. E’ il solo strumento del cambiamento radicale della società. Mi rivolgo soprattutto ai giovani: dedicate una parte del vostro tempo ad una grande idea, all’idea del comunismo. Il comunista riesce ad avere un livello complesso di analisi della società e delle sue problematiche. Ad esempio oggi molti giovani sono dentro i “movimenti”. Questi movimenti sono legati alla soluzione di un singolo problema. Tutte lotte importanti ma legate ad uno dei “punti”. Il Partito Comunista lega i punti delle diverse lotte sociali, le unisce in una prospettiva generale di cambiamento e secondo un modello alternativo di società. I movimenti vanno e vengono, il Partito resta. Non vi è onore più alto che appartenere a questa storia. […] La battaglia principale è quella sulla giustizia sociale e sul lavoro, sul conflitto tra capitale e lavoro. Il nostro compito si esaurisce con la campagna elettorale? No, il 5 marzo non finisce, inizia il nostro lavoro.»

Dunque il 4 marzo è solo un punto di partenza per il Partito Comunista. Ci descriva allora il percorso che comincia dopo le elezioni. Quali sono i modelli e l’organizzazione del partito ai quali lei si ispira?

A questo punto il segretario ci corregge, teso a dissipare ogni ombra di personalismo:

Foto presa da Scomunicando

«Noi ci ispiriamo. Questo è il Partito Comunista, non il Partito Comunista di Rizzo, come spesso sento dire. Domani magari Rizzo non sarà più il segretario. Noi abbiamo costruito un partito con un’idea, cercando di evitare gli errori del passato. Quegli errori non li dobbiamo più commettere. Abbiamo una “road map” che si basa sul partito come linea centrale, sui giovani, e su questo credo che abbiamo fatto davvero tanto con la FGC, e poi sul terzo “pilastro” che manca, una falla enorme che noi dobbiamo colmare, a partire dal dopo elezioni. Il lavoro. Un Partito Comunista che non sia radicato nei lavoratori e fatto da lavoratori, non è un Partito Comunista. E noi stiamo lavorando e lavoreremo sulla necessità di un sindacalismo di classe nel nostro paese e sulle questioni sindacali. Fare sindacato significa fare contratti e rappresentare i lavoratori, fare il partito significa costruire lo strumento per la presa del potere politico dei lavoratori. C’è differenza. Lavoreremo per entrambe le cose, costruire il partito sui luoghi di lavoro e dare una mano alla costruzione del sindacalismo di classe. Su questi pilastri fondamentali noi andremo avanti.»

Concluso l’intervento, l’assemblea, entusiasta, intona spontaneamente “Bandiera rossa”.

Luigi Iannone

Luigi Iannone
Classe '93, salernitano, cittadino del mondo. Laureato in "Scienze Politiche e Relazioni Internazionali" e "Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica". Ateo, idealista e comunista convinto, da quando riesca a ricordare. Appassionato di politica e attualità, culture straniere, gastronomia, cinema, videogames, serie TV e musica. Curioso fino al midollo e quindi, naturalmente, tuttologo prestato alla scrittura.

2 Commenti

  1. Al Comunismo non si aderisce si appartiene. Rimbocchiamoci le maniche e formiamo i rivoluzionari che daranno un senso a questa umanità smarrita e avvelenata.Kamo

  2. La rinascita di questo partito comunista,senza correnti interne,senza compromessi e con una base di compagni
    preparati e orgogliosi di essere comunisti,mi ha ridato, dopo anni di sconfitte e delusioni,una grande speranza,
    che dopo il 1989,la storia non è finita. Avanti popolo!

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