Il Natale a Salerno si identifica ormai con Luci d’Artista. In tutta Italia, pochi eventi come la kermesse delle luci salernitane hanno saputo catalizzare e sussumere la vita culturale, economica e sociale, nonché il dibattito politico locale, in modo così totalizzante, fino a diventare rappresentativa e paradigmatica, se non sinonimica, della città e del territorio. Appuntamento sentitissimo ed irrinunciabile, vero e proprio Status Symbol e orgoglio della “salernitanità“, ostentata punta di diamante del rinascimento cittadino fiorito sotto il governo illuminato del sindaco sceriffo (e mecenate per l’occasione), lo spettacolo abbagliante delle luci mette in ombra possibili e/o legittimi dubbi, critiche, o semplicemente domande e analisi riguardo al popolarissimo evento.
Ma non si tratta, naturalmente, in alcun modo di censura, piuttosto quasi di autocensura: La manifestazione viene celebrata con sentimento sia da buona parte dei salernitani, che la identificano come parte del proprio bagaglio culturale e folkloristico, sia soprattutto dalla classe dirigente locale, che la rappresenta, con toni mitici e quasi religiosi, come punto di partenza e di arrivo della mission della città. Quindi discuterne senza accenti ossequiosi, propagandistici o promozionali diventa un lavoro scomodo, osteggiato e complicato. L’assurgere di Luci d’Artista a occasione ormai quasi devozionale, può essere un fatto positivo per la città di Salerno, e per il suo futuro turistico e culturale? Partiamo dall’inizio.
Luci d’Artista si classifica agevolmente come un evento di rilevanza nazionale, forse internazionale, che attira milioni di turisti e che ormai da più dieci anni anima la città di Salerno nei mesi che vanno da Novembre a Gennaio. Le luminarie natalizie, hanno cominciato a splendere per la prima volta durante le festività di fine anno del 2006, nate dall’intuizione dell’allora sindaco Vincenzo De Luca e patrocinate dal comune. Il format, in verità, fu ripreso da una manifestazione analoga che si teneva a Torino con cui, a partire dal 2009, si è avviato un gemellaggio ideale, ed anche uno scambio di idee e contenuti. Nelle strade principali della città e nella villa comunale vengono installate luci di particolare effetto scenografico ed opere luminose, spesso appositamente commissionate a diversi artisti. Ogni anno si identifica una tematica dell’evento tra le più svariate, che stabilisce una particolare cornice artistica da seguire per le istallazioni. L’edizione 2017 si focalizza su quattro diversi temi principali: il mito, il sogno, il tempo e, naturalmente, il Natale. Ad ognuno dei filoni, appartengono diverse opere disseminate in tutta la città. Tra le istallazioni compare praticamente di tutto, dagli splendidi cieli stellati del planetario agli ormai celeberrimi pinguini luminosi adagiati sugli scogli del lungomare.
La manifestazione non a caso si è data questo appellativo: “Luci d’Artista” rimarca, infatti, il valore culturale per il territorio di cui l’iniziativa vuole fregiarsi. Le opere esposte vogliono essere veri e proprie opere di espressione artistica, che vanno ad impreziosire l’ambiente urbano e l’esperienza dello spettatore. Ma è lo stesso ex-sindaco De Luca, ideologo e “passionario” di Luci d’Artista, a dichiarare: «il primo obiettivo che realizziamo grazie a questo evento è creare lavoro. Tutte le strutture ricettive, gli alberghi, i B&B sono pieni. Con questa manifestazione, riversiamo sull’economia della città e della provincia, ogni anno, circa venti milioni di euro.» Parole significative ed emblematiche, che ci raccontano di una precisa, e drammatica, scelta di campo.
Si vuole evitare in questa sede di calarsi all’interno del dibattito circa la natura e il valore artistico dell’evento e il livello dello stesso, così come si vuole prescindere anche dalle legittime perplessità riguardo al rapporto costi-benefici, dalla mole dei fondi stanziati dalla regione Campania e dall’ammontare effettivo dell’indotto economico dell’evento. Luci d’Artista deve invitarci a riflettere innanzitutto sul modello turistico e culturale che si vuole adottare per la città e sulle priorità che il suo sviluppo vuole seguire.
Il complesso di spostamenti nello spazio, nel tempo e nell’immaginario della cultura che possiamo definire sinteticamente fenomeno turistico, affonda le sue radici nella cultura moderna dell’Occidente, e ne segue pedissequamente gli sviluppi. Durante lo sviluppo attuale del sistema capitalistico, il turismo è di massa, perché i suoi consumatori aumentano vertiginosamente: con le trasformazioni economiche, sociali e culturali, ogni classe o gruppo sociale può consumare beni e merci, e quindi anche dedicarsi al consumo di prodotti turistici, al cui confezionamento prevedono tanto i territori, quanto ormai vere e proprie imprese specializzate.
La figura del turista contemporaneo, è più complessa di quanto possa sembrare. Una porzione sempre più cospicua di “viaggiatori” alla ricerca di esperienze culturalmente significative si fa strada nel mercato turistico, anche se quest’ultimo si caratterizza ancora in maggioranza come propriamente di massa e occasionale. Spesso il turista si accontenta ancora di prodotti dal sapore artificiale, preconfezionati e di facile fruizione. Più che l’autenticità si ricerca la tipicità e la rappresentatività dell’esperienza turistica che si vive, ossia ciò che ci si aspetta di vivere secondo la narrazione e l’influenza dalla società e dai media, che indirizzano la scelta delle mete e delle attrazioni turistiche, e il comportamento che il turista deve seguire. Il ritorno economico del turismo così percepito e organizzato è garantito, e il giro di affari che gravita attorno al settore cresce ogni anno. Di pari passo crescono però anche i danni da esso provocati, quali sfruttamento eccessivo, appiattimento culturale e danni ambientali alle comunità ed ai beni artistici e paesaggistici.
La scarsa sostenibilità del turismo di massa ha condotto, nei paesi e nelle città più lungimiranti, alla volontà di tutelare e valorizzare strategicamente i propri territori, attraendo una clientela turistica più esigua ma selezionata e specifica per le diverse realtà, per giunta con un considerevole successo economico. Basti pensare al caso di Barcellona, presa d’assedio dal turismo di massa e imprigionata dalle sue logiche, dove il costo della vita e degli appartamenti in affitto sono aumentati, le condizioni di lavoro sono peggiorate e l’identità storica della città si sta sgretolando. Negli ultimi mesi il governo cittadino di Ada Colau sta riflettendo su provvedimenti che gestiscano diversamente il fenomeno e l’influsso di visitatori.
Salerno, invece, si muove in direzione ostinatamente contraria. Luci d’Artista rientra a pieno titolo nella categoria di turismo di massa, e lo rappresenta in modo emblematico. Non si tratta davvero di snobismo o di volontà polemica fine a sé stessa, ma di semplice constatazione teorica. Sotto accusa non è e non deve essere l’evento in sé ma il contesto nel quale è inserito.
Ogni anno a Salerno orde di turisti si riversano nelle congestionatissime strade e nei vicoletti della città, provocando pesanti danni alla mobilità ed alla vivibilità urbana, non tanto interrogandosi sull’ispirazione artistica delle luminarie, quanto piuttosto alla ricerca di attività proprie del più impetuoso e lascivo consumismo. Nonostante la volontà dichiarata da promotori e organizzatori, piccoli acquisti commerciali di ogni genere, selfie illuminati dalle luci ed intrattenimento festaiolo, vivace e immediatamente fruibile sono indiscutibilmente i padroni incontrastati di un appuntamento mondano che sembra distante dalle vocazioni più profonde del territorio salernitano. Un territorio ricchissimo di arte, cultura, gastronomia, paesaggi e tradizioni peculiari e di valore incommensurabile, che richiedono investimenti corposi ed attenzioni ben più dedicate rispetto ad una frettolosa serata all’insegna dello shopping natalizio.
Sarebbe auspicabile adottare e promuovere un modello turistico diverso, che trovi il suo cardine nel turismo lento e sostenibile, che attiri un pubblico alla ricerca di esperienze culturali profonde ed autentiche, e rispetti il territorio nel suo complesso ambientale e sociale. Luci d’Artista non può essere sufficiente. I millantati profitti di commercianti e albergatori non possono essere i soli indici di una politica turistica di successo, che guardi meno alle rendite immediate e al consumismo, e più al benessere dei cittadini e al futuro della città in modo prospettico. Perché allora a Salerno si tessono necessariamente e religiosamente le lodi di Luci D’Artista, e si discute così poco di programmazione e offerta turistica di sistema, variegata e di lungo periodo? Forse lo splendore delle luminarie natalizie, di indiscutibile fascino nella loro semplice e luccicante bellezza, ci ha irrimediabilmente abbagliati tutti.
Luigi Iannone