Tra il serio e il faceto, cerchiamo un ponte tra le proposte politiche del mondo fantasy medievale di Game of Thrones, ideato da G.R.R. Martin, e quello più prosaico del mondo moderno. L’anello di congiunzione, neanche a dirlo, è Daenerys Targaryen.
Daenerys della casa Targaryen, “Nata dalla tempesta”, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, “la Non-bruciata”, “Madre dei Draghi”, regina di Meereen, ma soprattutto “Distruttrice di catene”.
Da quest’ultimo e immaginifico titolo, decisamente evidenziato dalla sua condotta liberatrice, è partito quel simpatico ritornello che vuole Daenerys come la nuova speranza della sinistra politica del mondo di Game of Thrones contro i brutti e luccicanti capitalisti dei Lannister.
La bella regina diventa semplificazione, idealtipo, prefigurazione, satira sottile di tutte le qualità che un vero leader di sinistra dovrebbe avere. Si apre al confronto, è guidata da ragioni sincere e non dall’avaro denaro. Rifugge dalla forma mentis capitalistica e spinge per un’organizzazione collettiva e autogestita del lavoro. Grazie al suo carisma e con l’ausilio dei suoi draghi, riesce a ricondurre i padroni a ragione, liberando la classe oppressa, oppure li conduce a morte atroce, ricalcando il modus operandi dei suoi illustri predecessori, da Lenin a Trockij passando per Stalin. Anche se non si è fatta ancora prendere la mano come quest’ultimo, di sicuro ne conserva la matrice autoritaria, come fisiologica reificazione dell’utopistico progetto politico.
Dunque la regina, ad oggi, si presenta come la più valida alternativa al PD e a Renzi e a tutti quegli abbozzi politici che cercano di raccattare gli orfani della sinistra italiana. Pensateci: esiste una vera forza di sinistra aggregante come quella promossa dalla bella Targaryen? Nel mondo di Game of Thrones sicuramente no. E nemmeno in quello nostro, a dirla tutta.
Daenerys libera i popoli oppressi dalla schiavitù dei padroni, non solo a parole, ma con i fatti. Così ha fatto ad Astapor, a Yunkai, e infine a Meeren, progetto politico che ha visto i suoi albori ad Oriente (dove la bella regina era in esilio) ma che presagisce cambiamenti radicali, e stravolgimenti di marxista memento, anche in quel regno di gerarchie, casate e continue oppressioni che è Westeros.
Ovviamente esclude una qualsiasi degenerazione anarchica-proudhiana, lei non punta ad un dissolvimento dello Stato (in questo caso dei Sette Regni), né condivide l’idea che esso sia intrinsecamente un apparato repressivo, ma aspira a crearne uno secondo i suoi principi egualitari e libertari.
Rivoluzione comunista ad Approdo del Re. È questo, una volta e per tutte, il suo progetto. Ad affiancarla nel primo tutt’altro che gremito Soviet alla Roccia del Drago, i suoi consiglieri più fidati, come lei, disillusi dal mondo “moderno” (anche se siamo nel Medioevo, già nel 400 d.c. Sant’Ambrogio postulava una serie di proposte morali e politiche che nel XIX secolo verranno etichettate tutte grossolanamente sotto la dicitura “Comunismo”):
Tyrion Lannister. Proprio un Lannister, discendente di quella famiglia che insieme alla casa Tyrell possiede più del 70% dei mezzi di produzione dei Sette Regni. Ad una vita da reietto ma avvolto nel lusso più sfrenato ha preferito (o è stato spinto, a seconda di come la si voglia pensare) sposare il progetto di un mondo migliore. Per la sua loquacità, per il suo acume, ma soprattutto, per la filosofia politica di stampo machiavellico, ricorda un eclettico come Hugo Chavez;
Ellaria Sand, che invece non sente gli ideali della nostra leader comunista ma anzi è una degli oppressori, eppure cova un risentimento così grande verso i Lannister che sarebbe pronta a parteggiare per chiunque, pur di vincere e vendicarsi. Una versione uterina e molto più avvenente di Massimo D’Alema;
Il solerte Varys, che per abnegazione con cui sposa il progetto di un mondo migliore, supera per intensità gli ideali della Targaryen. Il consigliere ci ricorda (anche esteticamente) Mao Zedong e, come lui, aspira al “grande balzo in avanti” del reame;
Verme Grigio, capo della milizia e pedissequo alleato della regina che non capisce una fava di politica ma è stato liberato dalle catene, quindi gli va bene tutto. Eppure, non si sa per quale ragione, continua a comportarsi da schiavo. Il Camilo Cienfuegos degli Immacolati, solo meno estroverso;
La misandra Olenna Tyrell, simile ad Elleria Sand, con la differenza che ha vissuto così tanto a lungo e ha visto così tante rivoluzioni che qualcosa ci fa pensare che, una volta compiuta quella comunista, con un colpo di coda, tenterà di spodestare la giovane Targaryen. Un’equilibrista dei rapporti diplomatici, perpetratrice di strategie sottobanco che le valgono l’associazione con il burocrate Leonid Brežnev;
Gli scappati di casa, nel senso letterale del termine, Theon e Asha Greyjoy, di indole anarchica, che han dovuto ripiegare su un più sensato e morigerato ordine politico visti i recenti sviluppi nelle Isole di Ferro. Ma per loro, come avrete visto, le cose si sono messe subito male con l’imboscata dello zio Euron (a mani basse uno dei migliori character della settima stagione di Game of Thrones, nda). Data la sorte funesta, ricordano molto i letterati Milan Kundera e Bertolt Brecht, a loro tempo, costretti anche loro ad abbandonare il loro paese per le proprie affezioni politiche.
Come andrà finire? Da una parte i White Walkers (gli Estranei in italiano) che minacciano di mettere fine al mondo così conosciuto ma, di cui, solo il Nord sembra preoccuparsi (a questo proposito Jon Snow, il Re del Nord, è atteso per un’adunanza alla corte della nostra leader. Abbraccerà anche lui gli ideali comunisti?). Dall’altro, una minaccia forse ancora più grande, quell’imperante capitalismo che rischia di reiterarsi nei secoli e nei secoli di quel mondo.
Daenerys e i suoi accoliti hanno appena scoperchiato il vaso di Pandora, fatto di ingiustizie e disuguaglianze sociali. Hanno mostrato al popolo come le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società attraverso un gramsciano gioco occulto, divenendo egemoni.
Forse, alla fine di Game of Thrones, i nostri comunisti non faranno una bella fine. Nella realtà, chi ha avuto idee così ambiziose e radicali ha versato molto sangue ed ha concluso i suoi giorni da martire. Ma anche se martire sarà, Daenerys avrà fornito senz’altro un esempio, una via alternativa al sistema-mondo così materialmente concepito. Il tutto, con un’idea di comunismo gentile.
Che sia realizzabile o no, poi, questo è tutto da vedere. Alla prossima puntata.
Enrico Ciccarelli
Hasta el Dragon Siempre!
Los reinos, unìdos, jamàs seràn vencìdos! 😛