Al centro di Piazza Municipio, nei pressi del Teatro San Carlo e in prossimità del mare, si erge maestoso il Maschio Angioino, il castello simbolo della città di Napoli.
Il Castel Nuovo, meglio noto come Maschio Angioino, sorge imponente nella nostra Napoli: la costruzione della fortezza si deve a Carlo I D’Angiò che dopo aver sconfitto gli Svevi nel 1266 trasferì la capitale da Palermo a Napoli e nel 1277 diede il via ai lavori del castello. Il monarca volle fortemente questa fortezza, in quanto doveva essere la residenza dei sovrani angioini e doveva essere una novità rispetto agli altri castelli già presenti a Napoli e cioè Castel Sant’Elmo, Castel dell’Ovo e Castel Capuano. I lavori del castello furono affidati all’architetto francese Pierre De Chaule che in soli 5 anni completò il Castel Nuovo. Ma, il Maschio Angioino non divenne la reggia del re: con la rivolta dei Vespri siciliani esso restò inabitato fino al 1285, anno della morte di Carlo.
Con l’ascesa al trono del re Roberto il Saggio nel 1309, il castello simbolo di Napoli fu ampliato e ristrutturato: il sovrano, favorevole all’esordiente fenomeno del mecenatismo, diede il via alla trasformazione del Maschio Angioino come luogo e culla della cultura meridionale e partenopea. Difatti, furono ospitati gli artisti più illustri del tempo: spiccano i nomi di Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio e Giotto che nel 1332 affrescò la Cappella Palatina.
Ma fu solo nel 1443, quando il re Alfonso d’Aragona conquistò il Regno di Napoli, che il Maschio Angioino si preparò a diventare il monumento che ancora oggi ammiriamo. Il nuovo re aragonese, volendo entrare in competizione con la dimora fiorentina di Lorenzo il Magnifico, affidò i lavori di restauro e di ristrutturazione del castello all’architetto catalano Guillem Sagrera.
Il castello si presenta agli occhi di tutti con uno stile gotico – catalano; a pianta trapezoidale irregolare, il Maschio Angioino si compone di cinque torri a pianta cilindrica e ognuna ha un nome: le tre interne sono le torri di “San Giorgio”, di “Guardia” e di “Mezzo”, le altre due sono le torri di “Beverello” e “dell’Oro”. Ogni torre del castello reca in sé una scala catalana che porta sul tetto, un tempo usate per le vedette di guardia.
Tra la Torre di Mezzo e la Torre dell’Oro, è eretto un imponente arco trionfale: esso fu costruito per celebrare l’ingresso del re Alfonso d’Aragona. Anche se ispirato agli archi di trionfo romani, esso è interamente nel classico stile rinascimentale napoletano: infatti, l’arco inferiore raffigura il trionfo del re; il secondo arco doveva ospitare una statua in onore di Alfonso d’Aragona insieme alle statue delle quattro virtù.
Tra le sale interne del Maschio Angioino di Napoli, bisogna assolutamente ricordare la Sala dei Baroni: voluta fortemente da Roberto d’Angiò come sala del trono, è collocata all’angolo della Torre di Beverello. La caratteristica è che essa affaccia sul mare: tra due grandi finestre crociate è collocato un grande camino sormontato da un palchetto per i musicisti.
All’interno del castello, dal 1990, è presente un museo: si tratta di una sorta di percorso esplorativo che parte dalla visita della Cappella Palatina, procede verso la sala dell’Armeria e arriva fino al primo e al secondo piano del castello, che sono i luoghi intrisi di cultura, in particolar modo di pitture e sculture. Infatti al primo piano si possono ammirare i dipinti e le opere dei maggiori esponenti del Barocco napoletano, mentre al secondo piano sono esposte le opere che vanno dal XVIII al XX secolo. Inoltre, sempre al secondo piano, è situata la Biblioteca della Società napoletana di storia patria: essa contiene, oltre a documenti, iconografie e pergamene prestigiose, anche il primo libro stampato in Italia, De Civitate Dei di Sant’Agostino.
Il Maschio Angioino è aperto dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 19.00: il biglietto costa 6 euro ed è gratuito per i giovani minori di 18 anni.
Arianna Spezzaferro