Cosa rimane dell’uomo, se gli si sottrae l’immagine che ha di sé?

In questo periodo storico, praticamente nulla. La smania identitaria di caratterizzarsi, in un modo o nell’altro, ha portato alle più nefaste conseguenze il paradosso per cui “agli estremi, gli opposti coincidono” di cusaniana memoria.

BrainchDistinguersi per estinguersi: ecco il dogma consumistico che governa i nostri modelli sociali, i nostri schemi mentali, il modo di rapportarci a noi stessi, agli altri ed al mondo. Il capitalismo ci è decisamente sfuggito di mano, al punto che oggi le stesse resistenze che vi si oppongono sembrano far parte del gioco, e finiscono per alimentare quei meccanismi di assorbimento e controllo cui siamo soggetti, in una spirale viziosa di stereotipi e clichés.

Ce lo dimostra con sagace efferatezza Banksy, il più celebre street artist del mondo, la cui reale identità è ancora avvolta nel mistero.

La mostra a lui dedicata in scena a Palazzo Cipolla a Roma, dal titolo “Guerra, Capitalismo e Libertà”, ripercorre le tappe della sua carriera e propone alcune delle sue opere più note. Ho avuto modo di assistervi e l’impressione che ne ho ricavato, nitida, schietta, è che attraverso la sua arte, Banksy ci faccia letteralmente i disegnini per mostrarci quanto siamo stupidi.

La tecnica che lo rende immediatamente riconoscibile, quella dello stencil in bianco e nero su cui risaltano, a colori, determinati elementi di contrasto e di rottura con il contesto dell’opera, è allo stesso tempo cruda ed efficace nel “guidare” lo spettatore verso una riflessione iconografica.

"Destroy Capitalism"
“Destroy Capitalism”

I messaggi che se ne ricavano, con una sfrontata dose di sarcasmo, sono in grado di sovvertire e ridicolizzare quei concetti che fanno, appunto, da pilastro ad una società di idioti, incapace di emanciparsi intellettualmente e di prendere coscienza di sé: il capitalismo diventa allora sinonimo di benessere; la guerra diventa amore; la libertà un totem-fantoccio che incarna l’idea di sicurezza.

Da sempre Banksy si contraddistingue per il suo operato pacifista (celebri le realizzazioni con la tecnica del trompe-l’œil sui muri della striscia di Gaza) ed anticapitalista (perennemente alla berlina troviamo Disney, McDonald’s, Coca-Cola ed altre multinazionali).

"Anarchist and Mother"
“Anarchist and Mother”

Lo fa però nel modo più sublime che l’uomo conosca, ovvero attraverso l’arte, senza cadere in tal modo vittima del sistema da lui stesso denunciato, in cui i soldati vanno alla guerra con uno smile sul volto, i ragazzini s’innamorano su cimiteri di armi ed i ribelli anarchici vengono ammaestrati a fare casino giusto per passare un po’ il tempo.

Impossibile non restare estasiati ed affascinati da una dirompenza espressiva così urticante: Banksy prende letteralmente a schiaffi l’osservatore, non per il gusto sadico di porre la sua opera sul piedistallo dell’immortalità, ma per suscitare in esso un moto d’indignazione, o quantomeno di autoconsapevolezza.

Quella che alla nostra culla di civiltà, ovattata di banalità e storture, soffocata da uno sterile gioco delle parti che si legittimano a vicenda perché non potrebbero esistere l’una senza l’altra, manca del tutto. E che dire allora? Fortuna che riescano ad insorgere personalità, come Banksy, in grado di rompere le catene dell’idiozia e riaccendere sopiti entusiasmi di coscienza.

Per chi ne avesse la possibilità, fino al 4 settembre, consiglio di visitare “War, Capitalism and Liberty” in via del Corso a Roma, nonché di diventare fan de “Il #brainch della domenica” su facebook.

Alla prossima, lettori cari.

Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli

"Girl with a Balloon"
“Girl with a Balloon”
"Flower Brick Thrower"
“Flower Brick Thrower”

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