Pesanti, secondo molti, le dichiarazioni di Salvini sulla legge Fornero e sull’ex Ministro.
Il segretario del Carroccio, infatti, al programma radiofonico di Parenzo e Cruciani, “La Zanzara”, ha usato toni più pesanti del solito contro la donna che si occupava delle politiche sociali e del lavoro sotto il Governo Monti. Ha dichiarato “Fornero? Andrebbe processata per alto tradimento”, ricevendo come risposta da Parenzo “Ma il reato di ‘alto tradimento’ non esiste più da un pezzo”, ha detto il giornalista con tono dispregiativo.
A quel punto, l’europarlamentare ha risposto “E noi lo reintrodurremo per lei!”. Parole che non potranno avere seguito visto che le norme penali sono per antonomasia non retroattive, proprio per evitare casi di giustizia ad personam. L’esempio classico in questi casi è quello delle dittature: oggi qualcuno fuma in un bar e domani viene promulgata una legge che punisce chi ieri fumava in un bar.
Ma il Salvini show non si è limitato a Fornero.
Perché gli incalzanti conduttori gli hanno stato chiesto “Secondo lei, allora Mussolini ha fatto meglio della Fornero con le pensioni?”. Il segretario ha così risposto “Beh, sicuramente! Difficilmente qualcuno potrebbe far peggio di Fornero sulle pensioni”. Allora, Parenzo ha chiesto “Ma lei cosa ne pensa, allora, di Mussolini? Mica lo rivaluta?!” e l’europarlamentare ha risposto “Beh, il sistema previdenziale è stato introdotto da lui ed ha bonificato una città che prima era praticamente palude come Latina”. A quel punto Parenzo è entrato a gamba tesa “Sì, e i treni arrivavano in orario! Ma siamo seri, su! Rivalutare addirittura Mussolini” e Salvini, imperterrito, ha ribadito “Ma guardi Parenzo che la previdenza è merito suo, non di Cruciani o Parenzo” e quest’ultimo “Sicuramente. Ma ci sono stati Paesi che l’hanno introdotta senza Mussolini e campano da Dio”. Ed il segretario leghista “Guarda che, se escludiamo l’alleanza con Hitler, c’è poco di male” ed il conduttore “E il delitto Matteotti? E Gobetti? Il fascismo è stato tutto un errore fin dall’inizio, per carità”.
Carlo Rombolà