Il 13 ottobre rappresenta un momento fondamentale per il Governo Renzi che sulla riforma costituzionale ha basato e continua a basare la propria opera governativa: per questo il 13 ottobre viene indicato dai commentatori come il “super martedì“, cioè il giorno decisivo per gli esiti del DDL Renzi-Boschi.
La riforma costituzionale posta in essere dal governo si inserisce dunque nell’iter “aggravato” previsto dalla nostra Carta Costituzionale per la sua revisione, ma in che fase del procedimento ci troviamo oggi?
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione
Così il primo comma dell’art. 138 della Costituzione, che ci dice che per la modifica della Carta Costituzionale servono due deliberazioni a maggioranza assoluta, l’una a distanza di tre mesi dall’altra. E con 178 voti a favore, 16 voti contrari e sette astenuti, il Senato ha approvato il Ddl. Ora il testo passa alla Camera per la quarta lettura e da lì il voto definitivo entro primavera ed infine il referendum costituzionale, che certamente le opposizioni chiederanno di fronte alla sconfitta nelle aule parlamentari.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Referendum che si potrebbe evitare soltanto a fronte di una approvazione del testo da parte di due terzi dei componenti delle due Camere che, nonostante la solidità della maggioranza, non si è riusciti a raggiungere.
Con il referendum saranno dunque i cittadini a poter dire l’ultima parola su una legge che nei fatti stravolge l’attuale assetto istituzionale e su cui è giusto soffermarsi per aiutare a comprenderne la portata ed il significato.
Punti cardine della riforma costituzionale attualmente in discussione sono: superamento del bicameralismo perfetto, abolizione delle Province, rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, riordino delle competenze tra Stato e Regioni.
Per quanto concerne il primo punto il DDL Boschi prevede una riduzione del numero dei senatori dagli attuali 315 a 100 membri, non più eletti direttamente dai cittadini tramite elezioni a suffraggio universale, ma nominati all’interno di istituzioni territoriali e precisamente: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 personalità illustri nominate dal Presidente della Repubblica.
A tal riguardo, mentre i membri scelti all’interno delle istituzioni territoriali resteranno in carica conformemente alla durata dell’organo che li ha eletti, le personalità scelte dal Presidente della Repubblica potranno sedere nel nuovo Senato per 7 anni senza possibilità di rielezione. I senatori verranno nominati dai consigli regionali tra sindaci e consiglieri regionali, alle regioni spetterà un numero di senatori proporzionale alla propria popolazione, ma comunque non in numero inferiore a due.
Il nuovo Senato conserverà la propria funzione legislativa in materia di: riforme costituzionali, leggi costituzionali, leggi sui referndum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio, salute, ratifiche dei trattati costituzionali, leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di tutela delle minoranze linguistiche. Il Senato avrà invece funzione consultiva rispetto a temi che esulano la propria competenza e, in particolar modo, potrà chiedere, entro 10 giorni e su richiesta di un terzo dei suoi componenti, deliberando entro i 30 giorni successivi, delle modifiche sulle quali la Camera dovrà esprimersi in maniera definitiva. Tuttavia, il nuovo organo conserva comunque potere di iniziativa legislativa, avendo la facoltà di richiedere alla Camera di procedere all’esame di un disegno di legge, sul quale la stessa dovrà esprimersi entro sei mesi. I nuovi senatori inoltre conserveranno l’immunità, mentre non godranno più di alcuna indennità.
La fiducia rispetto all’esecutivo spetterà esclusivamente alla Camera dei Deputati, nonché unico titolare del rapporto di fiducia con il governo.
Novità importante è poi la creazione di una “corsia preferenziale” per le leggi di iniziativa governativa che siano indicati dal governo come essenziali per l’attuazione del programma di governo, siano sottoscritti all’ordine del giorno con priorità e sottoposti alla votazione finale entro sessanta giorni dalla richiesta.
Cambiano le modalità di elezione del Presidente della Repubblica, durante la cui votazione non saranno più presenti i delegati regionali e per i quali cambia il quorum: due terzi per i primi scrutini; dopo il quarto scrutinio, bastano i tre quinti dell’assemblea; dopo l’ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
Con la riforma viene poi introdotto un esame preventivo di costituzionalità in materia elettorale, affidato alla Corte Costituzionale a richiesta di un terzo dei membri della Camera, ed il giudizio deve svolgersi entro un mese dalla richiesta.
Abolite le province e lo CNEL, nel quadro di un generale riordino delle competenze tra Stato e Regioni, per cui è adesso lo Stato a delimitare il proprio ambito di competenza esclusiva.
Ultima novità che probabilmente guarda alle opposizioni, e specificamente al M5S, è l’introduzione dei cosiddetti referendum propositivi o d’indirizzo, in modo da ampliare la partecipazione democratica dei cittadini. In che modi o con quali limiti non è dato saperlo, in quanto fino a che non vi sarà una legge attuativa, la norma resterà solamente virtuale.
Antonio Sciuto