178 anni fa si spegneva a Napoli una delle più grandi icone della Letteratura Italiana Ottocentesca, lasciando ai posteri un patrimonio poetico e filosofico d’inestimabile valore: Giacomo Leopardi. 

Giacomo LeopardiSebbene Nato a Recanati, cittadina di provincia, sede del più antiquato tradizionalismo e restia a qualsiasi tipo di cambiamento, il giovane Leopardi si mostra fin dal principio, una mente tanto aperta da voler assorbire dai libri della biblioteca del padre Monaldo, la libertà di prospettiva e d’idee che vedeva ogni giorno, essere soffocata dalla retriva società in cui viveva. Studioso curioso ed insaziabile, da autodidatta traduce le opere più mirabili del mondo greco-romano, imbevendosi di una cultura, sì antica, ma che rende subito, col suo eccentrico pensiero, il punto di partenza per una moderna riflessione sullo stato universale dell’uomo, inglobando ogni era, anche quella a sè futura.

E’ nel 1816 che si apre con la cosiddetta “conversione letteraria”, la stagione poetica leopardiana: “il giovane favoloso” infatti, inizia a maturare quella sensibilità romantica che lo porterà dagli studi eruditi, alla scoperta di un mondo interiore dalle sfaccettature misteriose ed arcane. Prima di allora, Giacomo non si era mai sentito poeta, ignorando il genio intenso e sensibile che albergava dentro di sè e che in seguito, sarebbe stato in grado di percorrere le più profonde sinuosità dell’animo umano.

“Le circostanze mi avevan dato allo studio delle lingue, e della filologia antica. Ciò formava tutto il mio gusto: io disprezzava quindi la poesia. Certo non mancava d’immaginazione, ma non credetti d’esser poeta, se non dopo letti parecchi poeti greci. […](Il mio passaggio però dall’erudizione al bello non fu subitaneo, ma gradato, cioè cominciando a notar negli antichi e negli studi miei qualche cosa più di prima ec. Così il passaggio dalla poesia alla prosa, dalle lettere alla filosofia. Sempre assuefazione)”

Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi

Così, scrive Leopardi nello Zibaldone, una sterminata raccolta di appunti e di considerazioni istantanee, in base alla quale gli studiosi hanno cercato di definire il motore di fondo dell’attività intellettuale del poeta. L’hanno definito pessimista, nichilista; hanno cercato di etichettare una personalità che non conosce categorizzazioni, che ha superato i limiti del suo tempo, sconfinando nell’eterno, o per usare un termine a lui caro, nell’Infinito.

Giacomo Leopardi ,come si evince anche dal film di Mario Martone “Il giovane favoloso”, sapientemente interpretato da un grande Elio Germano(vincitore del David di Donatello) , non riversa, come molti ritengono, le sue problematiche fisiche e familiari, sulla propria opera generale, al contrario, dimostra una vitalità inaudita che imprime al suo pensiero un movimento continuo e al tempo stesso, un carattere enigmatico, abissale. Egli, fa addirittura suprema ironia della Poesia:

“[…] illudendo,mentendo, raggiunge la verità al di là della verità stessa.” (Sergio Givone)

E avvicinandosi al Mito, inteso antropologicamente come immagine antica nella quale si riflettono i momenti originari della storia del mondo e delle singole esistenze, rende i suoi componimenti un miscuglio di antico e moderno, classicismo e romanticismo, che mai nessuno saprà più riproporre.

Chi non si è mai chiesto cosa ci fosse oltre la siepe “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”?  Chi non hai mai provato un senso di vuoto, di illusoria attesa, dopo essersi dileguato in un attimo, il “Sabato del Villaggio”? Chi non si è mai rivolto alla Luna, come in un “pastore errante dell’Asia” , rivolgendole interrogativi ai quali noi comuni e piccoli esseri mortali non sappiamo dare risposta?

Giacomo Leopardi ha saputo realmente condensare nei propri versi, straordinari tra l’altro, anche dal punto di vista stilistico, l’universale angoscia e la generale speranza dell’umanità, spingendosi contemporaneamente oltre il pensiero comune, cogliendo minime sfumature, passate inosservate anche ai più attenti osservatori.

E proprio, a Napoli, scrive e lascia il suo testamento poetico e filosofico,”La Ginestra”, il cui messaggio si rivela oggi, ancor più attuale rispetto ai tempi in cui egli scrive. Ora che il senso e il valore della Vita si stanno perdendo, ora che il progresso sta sprofondando nell’eccesso, ora che ci si lascia manovrare dal pensiero altrui, senza veramente conoscere, si dovrebbe puntare ad una solidarietà non evanescente, ma capace di darsi scopi e bersagli determinati e precisi.

Ginestra Leopardi

Riduzione de ‘La ginestra’ di Giacomo Leopardi

Anna Gilda Scafaro

Anna Gilda Scafaro
Laureata in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, sogno da sempre di tramutare la mia passione per la Letteratura in un mestiere. Mi emozionano la poesia, gli affreschi e le tinte rosate del tramonto. La scrittura è il mio rifugio, il mezzo con il quale esprimo liberamente la mia essenza e la visione che ho del mondo. Attualmente coordino la sezione Cultura di Libero Pensiero News.

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