L’ipocrisia non sarà il luogo nel quale nasconderò la mia intima gioia nel giocare con le parole: è una libertà che spesso mi concedo, nonché un automatismo della mia mente che mi consente di esprimere pensieri talvolta limpidi e taglienti, talvolta sibillini ma non per questo meno brillanti.
I più perspicaci avranno già intuito su quali punti intendo andare a parare: l’ipocrisia è il principale.
Ipocrisia mediatica italiana
Partiamo dal fatto più recente ed emotivamente più forte: l’ipocrisia che ha trasformato tutti in paladini della libertà di espressione. Sì, non intendo cambiare opinione, è ipocrisia pura e su questo non ci piove. Un detto dice “siamo tutti finocchi col culo degli altri” e, per quanto possa essere infelice, è vero. Prendiamo per esempio questa serie di tweet di Pasquale Videtta pubblicata su Facebook dai social media editors di Sinistra Ecologia Libertà.
A parte che una mitraglia così assomiglia ad una antilibertaria ed antidemocratica lista di proscrizione, mi è impossibile non notare l’ipocrisia nel dire “ah, guardate questi ipocriti cattivoni” quando poi magari si esulta per la chiusura de La Padania o de il Manifesto o de l’Unità o de il Riformista o di Rinascita, quando magari si evoca la chiusura de il Giornale o de il Foglio o de il Fatto Quotidiano o di Studio Aperto o del TG3 o de il Vernacoliere perché pubblica la vignetta di un Renzi viola con le braghe calate. Potrebbe completare la categoria anche il “Giornalista del giorno” del blog di Beppe Grillo, dacché uno vale uno e tutti si possono esprimere liberamente.
In fondo è questo ciò che vogliamo: siamo tutti liberi di dire qualsiasi stronzata, io di metterle per iscritto, voi di non leggerle, ma se non ci piace quello che dice l’altro piantiamogli il nastro isolante sulla bocca, ghigliottiniamolo, facciamo irruzione e spariamogli all’impazzata urlando che solo noi abbiamo ragione e gli altri no, che si adeguino o che muoiano male. Alla faccia di Voltaire, della tolleranza e di Charlie Hebdo. Non, nous ne sommes pas Charlie.
Ipocrisia politica germanica
Qualche giorno fa vi ho parlato di PEGIDA, in Germania. All’inizio è stato tutto un levarsi di voci sdegnate il cui leitmotiv era “non possono parlare le voci anti-immigrazione ed anti-islamiche in un Paese di integrazione”, salvo poi correggere il tiro ed ammettere che sì, anche PEGIDA ha il proprio diritto di esprimersi. Qui si tratta di ipocrisia doppia: prima nel sostenere la libertà di espressione – che, lo ricordo, spetta a tutti senza distinguo e senza limitazioni – e poi nel continuare a negare pari dignità, per mantenerci nel filone tedesco, ai partiti comunisti dopo il crollo del Muro oppure al NPD ed ai neonazisti vari. Siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri?
Chiedo di prestare attenzione a questo punto. Se illuministicamente diritti e libertà sono gli stessi per tutti, e se “la Legge è uguale per tutti”, allora nessuno dovrebbe permettersi di dire che chiunque altro dovrebbe tacere. Se questo, a 250 anni di distanza dal periodo dei Lumi, non è ancora stato acquisito, la colpa non può che essere di tutti i falsi liberali, di tutti gli ipocriti, di tutti noi.
Ipocrisia nazionalpopolare italiana
In Tre parole sulla Resistenza Giacomo Noventa scrisse della differenza tra Resistenza ed antifascismo. Il senso di Resistenza, cioè di lotta contro il fascismo interno a sé stessi oltre che a quello esterno, in Germania è venuto meno, ed è rimasto solo il mero antifascismo: per questo si è operata e tuttora si opera una censura fascista da parte degli antifascisti contro qualsiasi cosa vada al di fuori degli standard politici del dopoguerra. In Italia, secondo Noventa, la Resistenza era stata mandata in soffitta già nel 1947, e l’antifascismo generico si andava sempre più sostituendo, per durare fin quando non si è esaurito anche dentro il morente PCI. Quello che oggi ci è rimasto è il paradosso dell’antifascista, che esercita metodi fascisti contro i neofascisti, diventando dunque nei metodi fascista anch’egli.
In conclusione, credo che l’ipocrisia sulle libertà abbia contagiato tutti, non da ultimo me. Nessuno di noi è Charlie, nessuno di noi è tollerante, tutti siamo un po’ fascisti, che ci piaccia o meno. I conti con la coscienza prima o poi li riusciremo a regolare, però nel frattempo dobbiamo renderci conto delle nostre innumerevoli contraddizioni, da ipocriti liberali un po’ tardoni quali siamo.
Simone Moricca
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