Donne di Campania, in onda dal 20 settembre scorso su Rai Storia e disponibile sulla piattaforma RaiPlay, è la docu-serie nata da un’idea produttiva di Giovanni Minoli, prodotta da Gloria Giorgianni per Anele, e selezionata nell’ambito del Programma Poc ‘Nuove strategie per il cinema in Campania 2’ della Regione Campania e Fondazione Film Commission Regione Campania. Come da Rai Ufficio Stampa, il proposito della docu-serie è impegnativo, creare una narrazione inedita del femminile e attraverso tale narrazione “valorizzare un’immagine eterogenea e non convenzionale della Campania, tutta al femminile, lontana dai luoghi comuni e dagli stereotipi, recuperando dalla memoria collettiva storie esemplari di modernità”.
Con tale espresso proposito della produzione ci si avvia alla visione della docu-serie nella speranza di non coglierla in fallo. Donne di Campania ci vuole parlare di “Donne caparbie, intraprendenti, coraggiose. Donne che combattono per affrancarsi dalle tradizioni più arcaiche. Donne legate alla propria terra. 6 eccellenze femminili, 6 grandi donne che hanno lasciato un segno nella storia della Campania e del nostro Paese”. Da vedere poi se quelle che vengono definite tradizioni arcaiche siano davvero così arcaiche, o se basti definirle tali per dare l’impressione che lo siano. D’altra parte, l’etichetta ‘arcaico’ è molto più neutra e salvifica rispetto a quella che realmente andrebbe appiccicata, l’accuratamente evitata ‘patriarcale’.
Donne di Campania arriva dopo Donne di Calabria e precede Donne del Veneto e Donne di Sardegna, attualmente in fase di sviluppo. Le nostre caparbie, intraprendenti e coraggiose, sono Concetta Barra (Procida, 1922 – Napoli, 1993), cantante e attrice; Matilde Serao (Patrasso, 1856 – Napoli, 1927), la prima donna italiana a fondare e dirigere un quotidiano; Elvira Notari (Salerno, 1875 – Cava de’ Tirreni, 1946), la prima regista cinematografica italiana e una delle prime della storia del cinema mondiale; Luciana Viviani (Napoli, 1917 – Roma, 2012), partigiana e politica italiana; Tina Pica (Napoli, 1884 – Napoli, 1968), attrice e commediografa; Maria Teresa De Filippis (Napoli, 1926 – Scanzorosciate, 2016), la prima donna ad aver corso in Formula 1.
Nei primi episodi osserviamo più da vicino le storie di Concetta Barra, Matilde Serao ed Elvira Notari, tre artiste le cui storie differiscono ma sono accomunate dal carattere di emancipazione dal ruolo allora canonico di moglie. Il primo episodio, dalla regia di Michele Merio, è quello su Concetta Barra, raccontata da Antonia Truppo. Emblematica la battuta “Ma io credo ca pe’ sta’ bbuono a stu munno o tutte ll’uommene avarriano ‘a essere femmene o tutt”e ffemmene avarriano ‘a essere uommene o nun ce avarriano ‘a essere né uommene né femmene, pe’ ffa’ tutta ‘na vita cuieta…”, pronunciata dalla zingara Concetta nel finale de La Gatta Cenerentola, e ripreso nella docu-serie come augurio e anatema, un precipitarsi avanti nella liquidità di genere, di Roberto De Simone certo, ma trasmesso come proprio da Concetta Barra.
Segue Matilde Serao, prima donna italiana a fondare e dirigere un quotidiano, candidata, mai vincitrice, al Nobel per la letteratura (per ben sei volte). Raccontata in Donne di Campania da Maria Pia Calzone con la regia di Simona Cocozza, Serao è pioniera tra i secoli, vicina ai nostri tempi e giornalista prolifica. L’attuale direttore de Il Mattino Roberto Napoletano afferma che la sensibilità femminile di Serao sia stata la chiave per il successo dell’iniziativa. Grazie agli studi più recenti sull’opera di Serao emerge dal monopolio maschilista di Scarfoglio come vera interprete della sua epoca. Esempio di libertà e autodeterminazione scriveva “Nelle mie mani è la mia prima resurrezione”. Fondare un giornale è per lei strumento di emancipazione, è manager, imprenditrice. Osservatrice lucida di Napoli, critica del regime e combattente ancora per la libertà, Serao è apertamente antifascista.
Concludiamo questo assaggio di Donne di Campania con Elvira Notari, prima regista cinematografica italiana e tra le prime della storia del cinema mondiale. Regia stavolta di Valerio Ruiz e con Iaia Forte voce narrante. Elvira Coda Notari era autrice di soggetti, regista e direttrice di troupe, anima artistica e creativa, autrice di sceneggiature e didascalia, definita più colta del marito che figurava invece a capo della casa Dora Film. Nella filmografia più di 60 titoli, perlopiù donne le protagoniste di Notari, un’immagine del femminile che restituisce con le sue storie, idee, sentimenti, non solo maternità e famiglia ma uno spettro più largo; al centro donne atipiche, ribelli ai ruoli imposti e dalle storie specchio della condizione femminile, donne libere spesso destinate a un finale triste come triste era la loro realtà.
La docu-serie Donne di Campania sembra insomma rispondere alla sua prerogativa: mostrarci un femminile inedito rispetto alla stereotipica narrazione del femminile campano. Coltivare rappresentazioni di professionalità femminili, a loro tempo avanguardistiche è indubbiamente fondamentale a guidare l’immaginario di giovani soprattutto in un territorio, la Campania, vittima di generalizzazioni e appiattimenti, mentre invece pullula di creatività ed esempi in positivo.
Ivana Rizzo