La storia di Gisèle Pelicot ha sconvolto l’opinione pubblica francese e mondiale: per anni la donna è stata drogata dal marito, resa incosciente, stuprata da diversi uomini e filmata. Sono addirittura 51 gli imputati in questo processo per stupro, ma gli uomini che hanno abusato di Gisèle Pelicot potrebbero essere di più.
Il caso Pelicot
Per circa dieci anni Gisèle Pelicot è stata vittima di stupro: drogata con un potente sedativo da quello che è ormai il suo ex marito, Dominique Pelicot, e violentata da 51 uomini (in realtà sono di più) mentre era priva di sensi. Più precisamente, 49 dei 51 uomini imputati sono accusati di stupro, uno di tentato stupro e uno di molestie sessuali. Cinque di loro sono stati trovati in possesso di materiale pedopornografico e materiale che mostra abusi su minori.
Gli uomini a processo hanno dai 26 ai 74 anni, lavorano in settori diversi: ci sono un artigiano, un vigile del fuoco, un militare, un esperto informatico, un infermiere, e così via. Alcuni di loro erano già stati accusati di reati simili, altri invece erano incensurati. Molti di loro sono sposati, hanno compagne, sono padri. Gli stupratori non sono mostri, appaiono e sono uomini comuni.
Nel 2020 Dominique Pelicot era stato scoperto a filmare sotto le gonne di alcune donne: è da questo momento che partono le indagini. L’uomo è stato trattenuto dalle forze dell’ordine e trovato in possesso di svariati contenuti video pornografici. Una chiavetta USB conteneva una cartella “ABUS”, con quasi 130 file: ben 92 di questi video erano stati girati dallo stesso Pelicot, in un periodo che va dal 2011 al 2020, e avevano come inconsapevole protagonista sua moglie Gisèle Pelicot. In questi video si vedono 83 uomini diversi. Dopo due anni di indagini la polizia purtroppo è riuscita a identificarne solo 51.
Più di 30 uomini sono ancora in giro, non si conoscono né i nomi né i volti. Questi uomini abusavano sessualmente di una donna incosciente, una donna sedata dal marito, che le somministrava farmaci nascondendoli nel cibo, farmaci per l’ansia e l’insonnia. Per anni Gisèle Pelicot ha sofferto di vuoti di memoria, e per capire quale fosse l’origine di questo problema si era rivolta a numerosi medici, accompagnata dal suo “amorevole” marito. Si era rivolta anche a medici ginecologi per capire e curare le malattie sessualmente trasmissibili di cui – inspiegabilmente, all’epoca – si ammalava.
Gli uomini dei video si accordavano online con Dominique Pelicot – tramite una chat rinominata “a sua insaputa”, dove parlavano degli stupri su donne prive di sensi – ed entravano in casa Pelicot per consumare la violenza sessuale su una donna incosciente. Alcuni di questi uomini hanno provato a difendersi sostenendo di non sapere che la donna non fosse consenziente, che il marito avesse dato loro l’ok e tanto bastava, un gioco sessuale tra marito e moglie. Solo un paio di loro, trovandosi davanti una donna svenuta, si sono tirati indietro. Ma non hanno dato l’allarme, non hanno denunciato.
Il processo
Un avvocato della difesa, Guillaume De Palma, ha sostenuto che non può esservi violenza sessuale se manca l’intenzione di violentare. Gran parte degli imputati nega di esser andato in casa Pelicot, di essersi spogliato in cucina, di essersi lavato accuratamente per non lasciare tracce di profumo, di essersi lavato accuratamente le mani affinché nulla potesse destare sospetti, per stuprare una donna.
Durante il processo gli avvocati della difesa hanno mostrato foto di Gisèle Pelicot nuda, in pose sexy, anche mentre utilizza sex toys. Quindi, secondo la difesa, sarebbe stata consenziente anche per gli stupri, perché lei è abituata alle perversioni. Tuttavia, la difesa ha anche richiesto che i video degli stupri venissero visionati privatamente.
Questi stupratori si definiscono plagiati, manipolati, uomini inconsapevoli, brave persone che si sono trovate quasi casualmente a commettere un reato. Ma gli annunci erano chiari, non c’erano ambiguità, e il tutto viene confermato dalle conversazioni tra questi uomini e Dominique Pelicot: «Ti piace la modalità stupro».
Il processo che vede protagonista Gisèle Pelicot dovrebbe concludersi il prossimo 20 dicembre. Dominique Pelicot, che ha già confessato i reati, rischi 20 ani di carcere, così come anche gli altri 50 imputati. Ma la portata della battaglia che si combatte nelle aule di tribunale va ben oltre la verità processuale.
La forza della testimonianza di Gisèle Pelicot
Un processo a porte aperte: Gisèle Pelicot – che ha mantenuto il cognome del marito-carnefice solo per una questione di riconoscibilità mediatica – avrebbe potuto scegliere un processo a porte chiuse, per tutelare la sua privacy.
Ma questa donna ha deciso di non nascondersi, sostenendo un paradigma fondamentale per permettere di cambiare il linguaggio attorno alla violenza sessuale, e soprattutto la percezione della vergogna nelle vittime di stupro: «Voglio che provino vergogna. La vergogna non dobbiamo provarla noi, sono loro che devono provarla», riferendosi agli aggressori.
Gisèle Pelicot ha scelto la via dell’esposizione per combattere una cultura dello stupro che ancora permea la nostra società. Esiste una vittima di stupro perfetta, che è quella che urla, piange, tenta di difendersi, urla che no, non vuole essere stuprata; ed esiste una vittima imperfetta, come Gisèle Pelicot, una vittima silenziosa, inconsapevole, che mai avrebbe immaginato che l’uomo che è stato suo marito per 50 anni potesse usare lei e il suo corpo, e permettere ad altri uomini di abusarne, ma contemporaneamente comportarsi da marito perfetto, da buon padre di famiglia.
Gisèle Pelicot sta portando avanti con forza un’opera di attivismo potentissima, come tutte le donne che negli anni hanno deciso di cambiare la traiettoria della società sull’idea di stupro. Gisèle Pelicot è una donna che merita rispetto. La vergogna deve cambiare lato: dobbiamo pretendere una rivoluzione sociale, culturale e di genere.
Per molti uomini lo stupro è reato, ma non è un pensiero abbietto quello che c’è dietro la violenza sessuale. Allora smettiamo di giustificare il maschile: lo stupratore non è soltanto lo sconosciuto che ti trascina in un vicolo, l’uomo violento troppo spesso è l’amico, il fidanzato, il marito, il compagno, il vicino di casa.
Valentina Cimino