Ulysses, meglio conosciuto come “Ulisse”, è il romanzo capolavoro dello scrittore irlandese James Joyce. Pubblicato nel 1922, Ulysses incarna l’apice delle creatività dell’autore, il quale condensa in una narrazione dalla durata di un solo giorno tutte le tematiche e le tecniche apprese in precedenza. Come in una partita a scacchi, l’Ulisse di Joyce è stato pianificato in ogni suo movimento.
Il romanzo si presenta come una narrazione dentro la narrazione, capace di scardinare la realtà di ogni giorno in modo minuzioso e preciso; la prospettiva di tipo realistico porta il lettore all’interno della storia nel suo fluire, rendendola così concreta e toccabile. Il viaggio nella vita dei protagonisti è singolare: dura solo diciotto ore, ma porta con sé il dramma di una vita intera, fatta di gioie, insuccessi e sconfitte.
Ulysses di James Joyce: la storia
Giovedì 16 Giugno 1904, giorno in cui Nora Barnacle, futura moglie dell’autore, gli fece la sua dichiarazione d’amore, prende avvio la narrazione. Ambientato nella città di Dublino, Ulysses narra l’Odissea personale di tre personaggi: Leopold Bloom, un uomo di mezza età galoppino elettorale (chi fa propaganda di pubblicità), Molly, cantante e moglie di Leopold, e Stephen Dedalus, un giovane letterato in crisi.
Si comincia con la narrazione della giornata di Stephen, alla quale si intrecciano le vicende dell’agente di pubblicità, Leopold Bloom. Leopold rappresenta l’emblema dell’uomo comune, la sua giornata viene analizzata in modo minuzioso: dal risveglio intorno alle otto di mattina, alla partecipazione al funerale di un conoscente, all’arrivo in ufficio, alla visita alla redazione di un giornale, fino al rientro a casa intorno alle due del mattino successivo. Durante le sue peregrinazioni, Leopold sfiora spesso il cammino di Stephen, senza però mai entrare in contatto con lui.
La narrazione di Ulysses prosegue con la descrizione del vagabondare di Leopold per le strade della città di Dublino tra persone di ogni tipo, negozi, monumenti e musei. Nel pomeriggio sia Leopold che Stephen sostano alla biblioteca Nazionale, senza però incontrarsi. Stephen è alle prese con una discussione su Shakespeare, mentre Leopold origlia malignità sulla sua origine ebraica.
Giunta la sera, i cammini dei due si incontrano durante una visita ad un’amica comune, Mina Purefoy, che ha da poco dato alla luce il suo bambino. Da lì, Leopold, Stephen e i suoi amici partono alla volta di un pub. Dopo aver bevuto, l’intera comitiva si dirige verso uno dei quartieri malfamati di Dublino, in cerca di un bordello. Stephen, disturbato dallo stato di ubriachezza, fomenta una rissa. Leopold interviene per difendere la sorte e la reputazione dell’amico, che diventa momentaneamente il suo figlio adottivo: l’alienato uomo comune salva l’artista alienato e lo porta a casa.
I due protagonisti di Ulysses iniziano così una lunga conversazione sulle varie vicissitudini della vita, si raccontano senza filtri, portando a galla i drammi e i turbamenti del loro viaggio interiore: Bloom è un uomo assillato dai tradimenti della moglie, frustrato dal lavoro e oppresso dal ricordo del figlioletto morto; Stephen invece è perseguitato dal senso di colpa per non aver compiuto gli atti di devozione cattolica sul letto di morte della madre ed è tormentato dall’inadeguatezza della figura paterna.
A casa nel frattempo c’è Molly, la moglie di Bloom. L’ultimo episodio dell’Ulisse è tutto incentrato su di lei, dopo che Stephen torna a casa sua e Bloom si addormenta. Nel dormiveglia la donna sussurra un monologo interiore in cui rievoca il rapporto con il marito e insegue le sue fantasticherie progettando un pomeriggio di adulterio con il suo direttore musicale.
Il romanzo di Joyce e l’Odissea di Omero: due viaggi a confronto
Un romanzo, strutturato come se fosse un semplice resoconto di una giornata ordinaria nella città di Dublino, cela dietro di sé una complessità umana e psicologica profonda. Joyce nel suo Ulysses, ispirato alla grande Odissea epica di Omero, rievoca il topos del viaggio e dell’eroe viaggiatore, ambientando la vicenda in una città moderna, dove l’uomo cerca di dare un senso alla banalità del quotidiano, in un flusso insensato ed esausto di pensieri.
Il ritorno di Ulisse verso Itaca e quello di Leopold Bloom verso casa sono frutto di due viaggi, prima che fisici, interiori e personali. Ulisse vaga per il Mediterraneo, supera ostacoli, prove, pericoli, ha sete di conoscenza e tutto il suo viaggio diventa prova di conoscenza, nel senso più ampio del termine. Il significato del viaggio è nel percorso di un uomo che si immola ad eroe, coraggioso e mai domo, che ritrova pace solo una volta giunto a casa.
Quello di Leopold è invece diverso: il suo viaggio nella vita non porta ad alcune meta né risultato; il suo percorso è denso di insuccessi e sconfitte: dalla mancata sintonia con Stephen al tradimento della moglie Molly. Leopold si configura, dunque, come il capovolgimento del modello omerico: un inetto alla vita, l’antitesi dell’eroe greco.
Leopold è semplicemente un uomo moderno, turbato da un dramma che prende il nome di viaggio nella vita. Un viaggio che significa sofferenze, cadute, ma anche lotte e risalite per ritrovare la luce.
Marta Barbera
Fonte immagine di copertina: Books Come First.
A coloro che sono interessati alla lettura di questo romanzo consiglio la visione del canale youtube RITRATTO DI ULISSE. saluti.