Sono trascorsi trent’anni da quando il 23 maggio 1992 furono fatte esplodere sull’autostrada A29, allo svincolo di Capaci, le Fiat Croma su cui viaggiavano il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti di polizia.
Lo stesso anno, a pochi mesi di distanza da quella che è stata soprannominata strage di Capaci, precisamente il 19 luglio, avvenne anche la cosiddetta strage di via D’Amelio, quella in cui fu assassinato il giudice Paolo Borsellino, collega e amico di Falcone, insieme a cinque agenti della scorta.
Tra i responsabili degli attentati Salvatore Riina, capo indiscusso di Cosa Nostra tra il 1982 e il 1993, anno in cui venne arrestato. Riina morirà poi il 17 novembre 2017 presso il reparto detenuti dell’ospedale Maggiore di Parma.
La morte di Falcone e Borsellino è stata la risposta che la mafia ha voluto dare a coloro che con il proprio operato stavano ledendo i suoi interessi: è lo stesso Borsellino che, in un’intervista fattagli a seguito della morte di Giovanni Falcone, afferma che è stato sempre consapevole dei rischi del proprio lavoro, soprattutto in considerazione del luogo in cui svolgeva la sua professione e di come lo faceva, e li ha sin da subito accettati.
Le organizzazioni criminali a stampo mafioso sono caratterizzate da una struttura coesa, dove il valore, il coraggio e l’onore vengono dimostrati attraverso la violenza. I giudici Falcone e Borsellino di questo erano profondamente coscienti; tuttavia, ritenevano che fosse una necessità opporvisi, e, dunque, hanno sacrificato la propria vita e quella delle loro famiglie in nome di un ideale più alto, la giustizia, considerata un valore fondamentale perché sia possibile una convivenza civile.
È per questo motivo che ancora oggi vengono idolatrati in tutto il mondo: infatti, si parla di loro come degli eroi, sebbene, come afferma la giornalista Marcelle Padovani, sarebbe più corretto ricordarli come degli esempi che hanno dato un contributo in maniera concreta alla lotta contro la mafia, intesa come fenomeno culturale che la comunità tutta deve impegnarsi a conoscere e osteggiare.
“Die mehrsprachige Piovra. Storie e racconti di mafia”
Ed è proprio con la consapevolezza della cultura come mezzo fondamentale nel contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata che l’Istituto Dante Alighieri di Innsbruck ha deciso di dar vita a “Die mehrsprachige Piovra. Storie e racconti di mafia”, un evento dedicato al dibattito proprio sul tema sopra citato, in programma da mercoledì 22 a venerdì 24 giugno, che si potrà seguire in diretta sulle pagine social Facebook e Instagram dell’Istituto stesso.
Durante queste tre giornate si avrà la possibilità di ascoltare diverse persone di rilievo: in particolare, durante la prima giornata si darà voce alle associazioni “Libera” e “Addiopizzo”, operante a Palermo, in Sicilia. Il 23 giugno, invece, verrà intervistato in diretta Facebook Tony Gentile, il fotoreporter che ha scattato la foto simbolo di Falcone e Borsellino, per concludere poi il giorno 24 giugno con l’intervento sulla pagina Instagram della Dante Innsbruck di Valeria Scafetta, scrittrice e giornalista esperta di mafia.
L’Istituto Dante Alighieri di Innsbruck, come affermato dal Presidente Pietro Salituri, vuole non soltanto promuovere la lingua e la cultura italiana, ma anche la sua storia e i suoi valori. In particolare, quest’evento, organizzato in occasione della trentennale delle stragi di mafia, attraverso la riflessione su uno dei più tristi eventi della storia italiana, permetterà agli abitanti del Tirolo di guardare al fenomeno mafioso da una prospettiva diversa. Non solo: metterà in risalto quanto gli italiani desiderino allontanare da sé quegli stereotipi che cercano costantemente di abbattere.
Lo stesso scopo persegue anche Thomas Ladstätter, Vicepresidente del Dante Alighieri: infatti, attraverso un progetto condotto alla Ferrarischule di Innsbruck, egli intende creare un giornale digitale italo/tedesco dal titolo “L’Italia contro la mafia” che dia informazioni su attività fatte proprio per contrastare le organizzazioni criminali.
L’evento “Die mehrsprachige Piovra. Storie e racconti di mafia”, sostenuto anche dall’Ambasciata d’Italia a Vienna e dal Comune di Innsbruck, gode altresì del patrocinio del Consolato Onorario d’Italia a Innsbruck. Sarà, inoltre, presente la nostra testata giornalistica Libero Pensiero.
Riportando una frase di Giovanni Falcone, gli uomini passano, ma le idee restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini. E perché le idee perdurino nel tempo è necessario che ci sia dialogo.
L’evento promosso dall’Istituto Dante Alighieri di Innsbruck intende proprio creare un confronto tra realtà diverse per sensibilizzare il pubblico, in primis gli abitanti del Tirolo, sul tema della mafia in Italia, aiutando a decostruire gli stereotipi sull’italiano medio e, attraverso il ricordo di tutte le vittime, anche di quelle invisibili, sottolineare l’importanza di lavorare insieme per costruire un futuro migliore.
Mariella Rivelli