In occasione della pubblicazione del nuovo singolo “Gli Anni ’70 ed io che ti amo“, contenuto dell’album “Colpiscimi Felicità”, il cantautore vicentino Luca Bassanese si è lasciato intervistare in esclusiva per #LiberoPensieroNews.

Luca Bassanese, in passato sei stato insignito del Premio Recanati Musicultura. Secondo te, che valore ha oggi poter dire di fare musica popolare? Pensi che stiamo vivendo una fase di rilancio della Folk Music?
L: «Amo la musica popolare perché non ha tempo, non ha date di scadenza, non è fatta per essere consumata ma per essere condivisa, pensa che esiste nella Cina meridionale un popolo che ancora oggi non avendo una vera e propria lingua scritta utilizza la canzone come strumento per trasportare secoli di storia, persino le singole famiglie si tramandano la loro storie attraverso canzoni. Immagina una canzone per ogni momento importante della tua famiglia, la nascita, la morte, un matrimonio o qualsiasi altro fatto da raccontare, da tramandare. Tutto tramite canzone. Trovo ciò estremamente affascinante. Questo è il potere della canzone popolare. Testimoniare la storia

Nel 2013 ti è stato anche consegnato l’Attestato di Merito per l’Impegno Civile. Quale evento ti ha permesso di decidere di doverti impegnare in prima persona, nel tuo caso, nella trasmissione di temi e concetti con un forte impatto politico?
L: «Credo che ognuno di noi faccia politica non necessariamente parlando di temi sociali. La politica più influente la fanno da molti anni i programmi pomeridiani della cosiddetta tv generalista. Fabrizio De Andrè diceva che non avrebbe senso lasciare ai soli giornalisti o pseudo tali il racconto della quotidianità, così credo che fare la propria piccola parte per scovare e raccontare anche visioni diverse del mondo che ci circonda magari attraverso una canzone possa essere un buon contributo per se stessi e per gli altri, un modo di ritornare ad una poetica della politica. Con Stefano Florio, mio coautore e produttore, abbiamo fin dall’inizio cercato di raccontare ogni nuova scoperta e forse da lì è nata anche la mia consapevolezza di cantastorie.»

Il 12 Maggio è stato pubblicato il tuo nuovo lavoro, “Colpiscimi Felicità”. Definisci la felicità contenuta in questo album come “passione di un sogno condiviso con chi si ama e con il mondo” ed è rappresentativo di questo messaggio il brano “L’amore benedetto”, dove persino il tema dell’amore acquisisce una sua significatività squisitamente impegnata.
L: «Credo nell’amore condiviso, che se coltivato può assumere un significato profondo per la nostra vita. Tal volta ci si incontra anche per una passione comune e questo può essere non solo un punto di partenza ma anche un collante fortissimo che ci lega, nel vivere una relazione con autenticità sentendo quella sensazione di libertà fondamentale per un amore che non si consuma ma che cresce di giorno in giorno

“Burocracy” è un canto necessariamente “incazzato”. Riprende il filone di Fuck Austerity, altro lavoro del 2013. Partendo da questo assunto, ascoltando “Datemi un orto” mi è sembrato di assistere ad un’inversione di tendenza. Insomma, rincorrendo la burocrazia abbiamo perso qualcosa, una naturalità capace di guardarci dentro e, quindi, un senso di umanità latente?
L: «Ritornare alla terra per molti è proprio un atto liberatorio, tanto che c’è chi ha lasciato lavori prettamente burocratici per dedicarsi all’agricoltura e questo a conferma che l’essere umano prima o poi distingue ciò che è vita da qualsiasi altro surrogato di esistenza

Pochi giorni fa a Roma si è tenuta la prima manifestazione nazionale della Decrescita Felice: ecologismo, sostenibilità e consapevolezza sono state le parole chiave dell’evento. Bassanese, nei tuoi brani utilizzi spesso questi concetti, pur ammettendo nel brano “Canto Sociale” di avere “un’inclinazione naturale” senza, tuttavia, sentirti figlio di ideologie, un sognatore senza appartenenza. Partendo dal concetto di società liquida di Bauman, dici che necessitiamo di una terra solida e sostenibile: da cosa si potrebbe iniziare?
L: «Potremmo iniziare dal determinare ogni legge ed ogni scelta futura in base a questo principio, al principio della sostenibilità. Ciò che è sostenibile non si consuma ma si rinnova e questo concetto dovremmo estenderlo prima ancora parlando dei sentimenti, per questo intitolai il mio terzultimo album “L’amore (è) sostenibile” perché solo se digeriamo le nostre idee attraverso un sentire comune, che ha a che fare più con l’amore che con l’intelletto, possiamo effettuare un vero e proprio cambiamento collettivo verso un nuovo modello di vita sostenibile. Non basta la teoria perché senza amore siamo soli come giardini senza fiori.»

Com’è il tuo rapporto con il pubblico? Quali sensazioni ti trasmette la piazza viva? E per finire, quali saranno le prossime città in cui presenterai il tuo ultimo album?
L: «Il pubblico per me è linfa vitale, ho sempre amato il palco tanto che a volte dietro le quinte amo sdraiarmi sul palcoscenico durante le altrui esibizioni per sentire le vibrazioni. Sono già in tour con il nuovo album ed abbiamo fissato le prime date italiane più alcune escursioni nel nord Europa per la precisione in Belgio e nei Paesi Bassi. Tutte le tappe del #colpiscimifelicità tour saranno condivise con continui aggiornamenti nella pagina web e su facebook».

Sara C. Santoriello

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