Da uno studio pubblicato dai ricercatori della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli coadiuvati da partner europei ed extraeuropei su Scientifics Reports è emerso che le praterie di Posidonia rivestono un ruolo primario per l’ecosistema marino producendo una quantità enorme di ossigeno e proteggendo la costa dall’erosione.
La ricerca è stata condotta a Stareso presso la Baia di Calvì in Corsica grazie al lavoro coordinato degli studiosi Gabriele Procaccini, Miriam Ruocco, Lázaro Marín-Guirao, Emanuela Dattolo, Christophe Brunet, Daniela D’Esposito e Chiara Lauritano con l’obiettivo di fare chiarezza sulle capacità di adattamento delle piante marine di Posidonia a profondità e condizioni di luce differenti tra loro.
La Posidonia oceanica è una pianta acquatica tipica del Mediterraneo dotata di radici, fusto e foglie della lunghezza di circa 1 metro con caratteristiche simili alle piante terrestri. Produce frutti simili a drupe volgarmente chiamati ”olive di mare” e ospita numerosi organismi animali e vegetali che al suo interno trovano nutrimento e protezione dai predatori.
La pianta in questione è in grado di sopravvivere fino a 40 metri di profondità e, quindi, capace di adattarsi ad ambienti differenti tra loro. L’articolo pubblicato su Scientifics Report spiega come questo sia possibile: ”La luce influenza fortemente le attività metaboliche della pianta. Le piante più vicine alla superficie si attivano prima e più a lungo, pur dovendosi difendere dalla troppa luce nelle ore centrali della giornata. Le piante che si trovano più in profondità invece, si attivano più tardi, e hanno un metabolismo più lento.’’
La Posidonia, a detta dei ricercatori, ha un valore maggiore della barriera corallina e della foresta amazzonica. Le praterie sono, ahimè, costantemente minacciate dalla presenza di imbarcazioni, infrastrutture costiere come oleodotti e gasdotti e dall’ attività umana che non tiene conto del prezioso impatto ambientale delle praterie. I ricercatori chiedono maggiore tutela della Posidonia da parte degli stati coinvolti e della comunità europea. Si auspica che la loro richiesta venga accolta.
Vincenzo Nicoletti