La notte del 3 dicembre 2024, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha dichiarato l’imposizione della legge marziale in tutto il Paese, giustificandola con il possibile rischio di infiltrazioni comuniste nordcoreane nello Stato e tra i partiti di opposizione. L’annuncio del presidente sudcoreano di dichiarare la legge marziale in tutto il Paese ha colto di sorpresa il popolo coreano e la comunità internazionale. La Costituzione prevede la possibilità di ricorrere a questa misura eccezionale in caso di guerra, per esigenze di ordine pubblico (catastrofi naturali, reazione a un colpo di stato, reazione a un tentativo interno di rivoluzione), dopo un golpe militare. In Corea del Sud la legge marziale era stata già proclamata 16 volte, fino al 1988, durante il periodo delle dittature militari.
Il presidente Yoon ha giustificato la sua mossa come una misura necessaria per difendere la democrazia liberale in Corea del Sud, democrazia messa sempre più a rischio dagli attacchi e dallo spionaggio da parte di Pyongyang. Dopo l’annuncio, i militari hanno circondato le sedi istituzionali e il Parlamento, ma la dichiarazione della legge marziale ha innescato da subito proteste: migliaia di cittadini si sono radunati davanti alla sede del Parlamento per manifestare contro una decisione che somigliava a un golpe. L’Assemblea Nazionale è riuscita, con 190 legislatori su 300, a riunirsi per votare all’unanimità la revoca della misura. Secondo la Costituzione sudcoreana il presidente è obbligato a rispettare le decisioni del Parlamento in materia di legge marziale, e Yoon è stato costretto a cedere, nonostante qualche tentennamento. Determinanti sono state le forze armate che hanno rispettato la decisione dell’Assemblea. Questo è un enorme segnale di rispetto per i principi democratici di un paese che ricorda ancora le dure repressioni durante le dittature militari, come il massacro di Gwangju del 1980.
Le motivazioni che hanno portato Yoon ad agire in modo così violento vanno analizzate all’interno di un sistema democratico relativamente giovane – dopo la guerra del 1953 la parte sud del paese, sostenuta dagli USA, ha vissuto una serie di dittature militari, e la democrazia si è affermata solo alla fine degli anni Ottanta – e di una situazione politica estremamente fragile: il presidente è in caduta libera nei sondaggi, l’opposizione blocca l’approvazione della legge di bilancio, aumentano le tensioni con la Corea del Nord. Il 3 dicembre è, secondo il presidente Yoon, una risposta al clima di incertezza.
La difesa della legge marziale
Nonostante la revoca della legge marziale, una prima mozione di impeachment è stata presentata in Parlamento – mozione che non ha raggiunto il quorum. Le conseguenze politiche per Yoon potrebbero ancora essere devastanti. L’Assemblea Nazionale ha approvato infatti un disegno di legge per aprire un’indagine nei confronti del presidente per la sua imposizione azzardata della legge marziale, e un procedimento nei confronti della first lady coreana (le opposizioni, nella loro mozione di impeachment, hanno dichiarato che la mossa di Yoon avesse l’intento di eludere le indagini sui reati commessi dal presidente e dalla sua famiglia). Il disegno di legge è stato approvato dall’Assemblea con 195 voti favorevoli, 86 contrari e 2 astensioni in sessione plenaria.
Yoon, rispetto alla legge marziale, ha difeso la sua decisione come un atto di governo negando le accuse di insurrezione che gli sono state rivolte. In un nuovo messaggio televisivo alla nazione ha affermato che l’invio dei militari all’Assemblea nazionale durante la legge marziale non è una insurrezione – sono stati inviati “soltanto” duecento soldati in Parlamento e trecento in tre strutture legate all’organo di controllo delle elezioni, adducendo come giustificazione che questo organo fosse sotto attacco da parte di hacker nordcoreani -, e ha respinto ogni richiesta di dimissioni.
Sabato 15 dicembre è stato votato l’impeachment del presidente Yoon: per l’impeachment sono stati decisivi i voti a favore di molti esponenti del Partito del Potere Popolare (PPP, il partito del presidente Yoon); questo voto è stato il secondo in una settimana, e il primo voto era stato boicottato proprio dagli esponenti del PPP. Dopo la richiesta di impeachment si è dimesso il leader del Partito del Potere Popolare, Han Dong-hoon; Han era uno dei politici che il presidente Yoon voleva far arrestare durante il brevissimo periodo della legge marziale.
Dopo l’approvazione dell’impeachment, Yoon è stato sospeso ed è stato sostituito da un presidente ad interim, il primo ministro Han Duck-soo. La Corte Costituzionale dovrà esprimere un giudizio sulla rimozione definitiva da presidente di Yoon, e avrà sei mesi di tempo per confermare o respingere l’impeachment, con sei voti favorevoli su nove. L’agenzia di stampa Yonhap riporta che Yoon non si è presentato all’interrogatorio davanti all’Ufficio investigativo sulla corruzione per alti funzionari.
Intanto è stato arrestato il capo di stato maggiore dell’esercito sudcoreano, il generale Park An-su, che ha prestato servizio come comandante in capo durante le 6 ore della legge marziale. Park è stato arrestato con l’accusa di aver svolto un ruolo fondamentale nell’insurrezione e di abuso di potere.
I prossimi giorni, le prossime settimane, saranno essenziali per capire quale sarà il futuro politico della Corea del Sud; la comunità internazionale osserva con grande attenzione, perché questa crisi politica potrebbe avere conseguenze complesse non solo per il paese, ma anche nelle relazioni con la Corea del Nord e la regione asiatica tutta.
Valentina Cimino