Da venerdì 18 dicembre, tre scuole del salernitano, il liceo classico Tasso 12404925_1167265813302251_2104952461_oe i licei scientifici Da Procida e Da Vinci hanno dato il via all’occupazione delle rispettive strutture.

Questa volta, però, non si tratta di vacanze natalizie anticipate, come potrebbe sembrare, ma un mezzo per ottenere dei diritti che vanno al di là della scuola: l’occupazione ha come fine quello di ottenere spazi sociali e, quindi, di manifestare contro le istituzioni che si sono dimostrate sorde alle richieste dei ragazzi e che ha messo in primo piano scopi più futili e non utili nell’immediato.

Massimiliano Pellegrino, rappresentante del liceo Tasso, ha risposto in merito.

A cosa è dovuta l’occupazione?

Non si tratta di un’occupazione a carattere scolastico, ma civico, che ha come scopo quello di rendere i ragazzi più consapevoli del loro ruolo, non solo di studenti, ma anche di cittadini che, come tali, hanno bisogno di uno spazio sociale.

Qual è stata la reazione della preside?

Vogliamo sottolineare che non è assolutamente un atto di forza o di ribellione contro la preside. Sta svolgendo un buon lavoro all’interno della scuola, con la sistemazione del cortile e la creazione di una mediateca. Tuttavia, come è previsto dal suo ruolo, era inevitabile la denuncia e l’intervento della DIGOS che corriamo dei seri rischi penali. Crediamo, però, che quello che stiamo facendo qui vada ben oltre questi rischi: vogliamo dei diritti come cittadini e dobbiamo protestare per ottenerli.

Molte manifestazioni vanno scemando, dopo qualche giorno. Credi che la vostra raggiungerà il suo obiettivo?

Faremo di tutto per non limitarla a pochi giorni, anche se l’occupazione non è il fine, è solamente un mezzo per farci sentire, quello pi1781630_1167265796635586_895235557_nù incisivo.

Cosa avete organizzato all’interno della scuola?

Con un servizi d’ordine efficiente, abbiamo permesso ai ragazzi di creare 17 corsi autogestiti, ad esempio, uno sulla preparazione ai test di medicina, uno sull’inglese finanziario e uno per la situazione attuale con gli attacchi terroristici. Quello che più importa è creare in ogni ragazzo un senso civico più elevato, che gli permetta di accorgersi di quello che è.

Evento singolare, quindi, per non incatenare i ragazzi nell’universo scolastico destinato a finire, ma per iniziare a far parte del mondo che li circonda. Bisogna smettere di classificare gli studenti solo per nome e cognome e ricordare a tutti – presidi, amministrazione, professori – che coloro che sono seduti dietro i banchi sono persone come tutti. I voti ottenuti con le interrogazioni varranno ben poco quando dovranno confrontarsi con una realtà ben diversa dalle quattro mura scolastiche.

Elena Morrone

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