Dan Cooper, il mistero di un dirottamento aereo irrisolto

Il nome Dan Cooper, chiamato anche D.B Cooper dalla stampa, è probabilmente sconosciuto al grande pubblico. La storia che si cela dietro questo personaggio è legato all’unico caso di dirottamento aereo irrisolto della storia americana. Sono poche le informazioni che abbiamo al riguardo, poiché questo nome è strettamente legato all’episodio del 24 novembre 1971.

Nessuno sa con certezza se si tratti del suo vero nome in quanto Cooper fu il cognome con il quale si presentò al banco della Northwest Orient Airlines all’aeroporto di Portland, in Oregon. Come si legge su Wikipedia, l’uomo si presentò all’aeroporto per acquistare un biglietto di sola andata per Seattle, nello stato di Washington. Si imbarcò sul Volo 305, registrato FAA N467US, effettuato da un Boeing 727-100 e della durata di soli 30 minuti, e si sedette nella parte posteriore dell’aereo, al posto 18C, portando con sé una valigetta nera. I presenti riportarono che si accese una sigaretta ordinando bourbon e soda.

Testimoni oculari lo descrissero come un uomo normale, di età intorno ai 40-45 anni, con un’altezza compresa tra 175 cm e 185 cm, che indossava un impermeabile nero leggero, una camicia bianca, una cravatta nera, un fermacravatta di madreperla e mocassini. I lineamenti del suo volto furono descritti come molto garbati.

Identikit di Dan Cooper. Fonte: Wikimedia Commons.

Il volo, con a bordo 37 persone, decollò alle 14:50. Poco dopo, Dan Cooper si avvicinò all’assistente di volo Florence Schaffner e le diede un bigliettino che inizialmente ripose nella sua borsetta in quanto pensò ad un flirt romantico da parte di un uomo di affari solitario. In realtà la situazione era ben diversa poiché Cooper voleva notificare alla hostess, senza creare troppi clamori, di essere in possesso di una bomba. Sul biglietto era scritto, a lettere maiuscole con un pennarello: “Ho una bomba nella mia valigetta. La userò, se necessario. Voglio che si sieda accanto a me. State per essere dirottati”. Per essere preso sul serio, accolse anche la richiesta di Schaffner di vedere la bomba, presente nella sua valigetta. In seguito espresse la volontà di ricevere duecentomila dollari, che ad oggi varrebbero più di un milione, e un rifornimento per l’aereo una volta atterrato a Seattle.

L’assistente di volo si recò nella cabina di pilotaggio per informare i piloti di quanto accaduto. In quel momento Cooper, non più seduto al posto 18C, era passato al 15F, lato finestrino, e aveva deciso di indossare degli occhiali scuri che saranno anche riportati sul suo identikit. William Scott, comandate in carica, decise di allertare l’aeroporto, e quindi le autorità locali. Ai passeggeri, onde evitare il panico, fu detto che il loro arrivo a Seattle sarebbe stato ritardato a causa di un problema meccanico di poca importanza.

Il presidente della Northwest Orient, Donald Nyrop, decise di dare il via libera alle richieste del dirottatore poiché aveva paura che una fuga di questa notizia potesse pubblicizzare negativamente la compagnia aerea. Per dare tempo alle autorità di trovare i soldi, l’aereo restò in aria per circa due ore. Allo stesso tempo Cooper restò sempre tranquillo: si fece restituire il biglietto e continuò a bere e fumare pagando e lasciando la mancia. Varie persone a bordo affermarono che il dirottatore conosceva bene la zona, poiché ad un certo punto affermò «sembra Tacoma laggiù» proprio mentre l’aereo sorvolava Tacoma. Membri dell’equipaggio parlarono di Dan Cooper come un uomo “a modo”, e che fu proprio questo suo approccio a sorprenderli in quanto non erano convenzionalmente gli atteggiamenti di un criminale.

Foto aerea di Takoma. Fonte: Wikimedia Commons.

Gli agenti dell’FBI raccolsero il riscatto da diverse banche di Seattle, ottenendo diecimila banconote da venti dollari non segnate, la maggior parte delle quali apparteneva alla serie 1969-C con numeri di serie che iniziavano con la lettera “L”, indicante la provenienza dalla Federal Reserve Bank di San Francisco. Ogni banconota venne microfilmata. Cooper rifiutò i paracadute militari ad apertura vincolata offerti dalle autorità, preferendo paracadute civili con sistema di apertura manuale, che la polizia di Seattle ottenne da una scuola di paracadutismo locale. Come raccontato anche nella vicenda riportata sulla pagina Facebook True crime Italia, alle 17:24 Dan Cooper fu informato che le sue richieste erano state soddisfatte e alle 17:39 l’aereo atterrò a Seattle-Tacoma. Il dirottatore ordinò al comandante Scott di far rullare l’aereo su una pista isolata e di spegnere le luci in cabina per scoraggiare eventuali cecchini della polizia. Al Lee, Operations Manager della Northwest Orient di Seattle, si avvicinò al velivolo in abiti civili per evitare che Cooper lo scambiasse per un agente di polizia e consegnò all’assistente di volo Mucklow uno zaino con il denaro e i paracadute attraverso la scaletta di poppa. Una volta ottenuti i soldi e i paracadute, Cooper permise a tutti i passeggeri, all’assistente di volo Schaffner e all’assistente di volo senior Alice Hancock di lasciare l’aereo senza problemi.

Durante il rifornimento, Cooper spiegò all’equipaggio quanto aveva previsto di fare. Disse che si sarebbe dovuto andare verso sud-est in direzione di Città del Messico, dando anche informazioni precise su velocità e altitudine che si sarebbero dovute mantenere. Per garantire questa velocità minima, specificò che il carrello doveva rimanere esteso. Inoltre, ordinò che la cabina rimanesse depressurizzata per consentire il volo a bassa quota. Il copilota William Rataczak informò Cooper che con quella configurazione di volo avrebbero dovuto rifornire nuovamente prima di entrare in Messico. Cooper e l’equipaggio discussero le opzioni e decisero di fare rifornimento a Reno. Cooper chiese anche che l’aereo decollasse con la porta d’uscita posteriore aperta e la scaletta estesa, ma questa richiesta non fu accolta, ritenendo che fosse pericoloso. Cooper accettò il consiglio e dichiarò che avrebbe aperto il portellone e disteso la scaletta una volta in volo.

Verso le 19:40, il 727 decollò con a bordo solo Cooper, il pilota Scott, l’ingegnere di volo Anderson e l’assistente di volo. Contemporaneamente due caccia americani, decollati da una base militare vicina, si avvicinarono all’aereo e iniziarono a seguirlo, uno sopra e uno sotto, fuori dalla vista di Cooper. Dopo il decollo, Cooper confinò tutti nella cabina di pilotaggio richiedendo di rimanere lì con la porta chiusa. Intorno alle 20:00, in cabina di pilotaggio si accese la spia che indicava l’attivazione della scaletta di coda, il tutto seguito da un cambiamento di pressione dell’aria, segno che il portello posteriore era stato aperto. Per circa due ore non si seppe nulla dell’aereo e di ciò che accadde a bordo; il velivolo ricomparve alle 22:15, atterrando all’aeroporto di Reno con la scaletta di poppa ancora abbassata. Agenti dell’FBI, polizia di Stato e personale dello sceriffo circondarono l’aereo per verificare se Cooper fosse ancora a bordo, ma una ricerca accurata confermò che aveva abbandonato il velivolo. Le sue tracce rimaste a bordo furono una cravatta, un fermacravatta, otto mozziconi di sigaretta, due dei quattro paracadute richiesti e impronte digitali mai identificate.

L’FBI investigò a lungo sul caso nominato poi “Norkjack” fino al 2016, anno della sua archiviazione. Nei primi anni dopo il dirottamento, più di 800 persone furono indagate, in particolare Richard Floyd McCoy, ritenuto forse il vero Cooper, escludendo poi questa pista. McCoy fu indagato poiché nel 1972 si imbarcò a Denver sul volo United 855 sotto il falso nome di James Johnson. L’aereo, un Boeing 727 con scaletta posteriore, era lo stesso tipo di quello dirottato da Cooper nel 1971. McCoy minacciò l’equipaggio con una bomba a mano e una pistola scarica e, come Cooper, si lanciò in volo dalla scaletta posteriore dopo aver ottenuto un riscatto di 500.000 dollari. Le indagini dell’FBI iniziarono immediatamente e nel caso di McCoy gli agenti furono aiutati da un motociclista che riferì di aver dato un passaggio a un uomo in divisa da paracadutista presso un fast food il giorno del dirottamento, nella stessa zona in cui McCoy si era lanciato. Due giorni dopo, McCoy fu arrestato mentre era in servizio per la Guardia Nazionale, grazie anche alle impronte digitali lasciate sull’aereo. Fu condannato a 45 anni di reclusione per pirateria aerea e detenuto nel Penitenziario Federale di Lewisburg, in Pennsylvania. Il 10 agosto 1974, McCoy evase dal penitenziario con l’aiuto di altri due detenuti, sfondando il cancello principale con un furgone per i rifiuti. A novembre dello stesso anno, dopo tre mesi di latitanza, l’FBI lo rintracciò a Virginia Beach. Quando McCoy tornò a casa, trovò gli agenti federali ad attenderlo e ne seguì una sparatoria in cui rimase ucciso.

Richad Floyd McCoy. Uno degli indagati. Fonte: Wikimedia Commons.

Il Federal Bureau of Investigation sostenne la sopravvivenza di Cooper come improbabile poiché si lanciò con un paracadute non manovrabile, con vestiti e calzature non adatte e in una zona boschiva, di notte. Interessante anche la scelta del nome Dan Cooper, che si rifà a una figura di spicco di fumetti belga degli anni ’50, il cui personaggio principale altro non era che un aviatore canadese protagonista di mille avventure.

Altro fatto interessate è il ritrovamento, nel 1980, di 5800 dollari da parte di un bambino lungo il fiume Columbia, divisi in tre pacchetti da 20 dollari, risultati poi essere effettivamente gli stessi soldi consegnati a Cooper; la zona sembrerebbe compatibile, poiché l’atterraggio di Cooper dovrebbe essere situato nella zona del fiume Washougal, affluente del Columbia.

(Non) si conclude, così per modo di dire, il mistero di Dan Cooper, l’uomo a cui è attribuito l’unico caso di dirottamento irrisolto della storia americana.

Gianluca De Santis

Gianluca De Santis
Laureato in Mediazione Linguistica e Culturale a L'Orientale di Napoli, in Relazioni Internazionali all'Università Statale di San Pietroburgo e in Commercio Internazionale presso Mbway Bordeaux in Francia, da sempre mi sono interessato alla sfera internazionale. Il contesto geopolitico, estero e diplomatico, sono le cose che da sempre mi hanno fatto brillare gli occhi. Ed è proprio di questo, e magari non solo, che parlerò con voi.

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