«Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana» è stata la hit più ascoltata negli ultimi tre anni e motto ufficiale della propaganda per le elezioni 2022 di Giorgia Meloni insieme al «sarò la prima donna premier in Italia». E non è il simbolo di donna al potere che l’Italia si aspetta.
In un periodo storico dove la battaglia femminista è molto più rumorosa, Giorgia Meloni ha deciso bene di cavalcarne l’onda in vista delle elezioni del 25 settembre. La propaganda di destra sta battendo molto sulla questione “donna al potere”, visto che la nostra legislatura non ha mai avuto una donna premier. Tra l’altro, Giorgia Meloni è l’unica candidata donna tra i partiti. Tuttavia, per essere considerata una buona donna al potere non basta essere donna. Vuol dire portare ad una vasta platea come quella del Parlamento i problemi che le donne subiscono ogni giorno. Nell’agenda di Giorgia Meloni di questi obiettivi non se ne vede neanche l’ombra e lo ha dimostrato insieme al suo partito.
A seguito della notizia dell’abolizione del diritto all’aborto negli Stati Uniti d’America, anche in Italia il clima di agitazione è cresciuto, arrivando a ipotizzare che il nostro Paese possa arrivare ad un punto simile. Giorgia Meloni rincuora le donne affermando che «Fratelli d’Italia non vuole l’abolizione della legge 194, vogliamo applicarla integralmente […] vogliamo applicare la parte della prevenzione della pratica abortiva che non è stata mai applicata». Si riferisce al secondo articolo della legge che sancisce «I consultori familiari […] assistono la donna in stato di gravidanza […] contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza». Il piano è quello di incentivare i centri di aiuto alla vita, centri legati alla sfera cattolica promossi dal Movimento alla Vita. Incentivare la prevenzione della pratica abortiva vuol dire eliminare l’autodeterminazione di una donna che ha preso consapevolmente una decisione per il proprio corpo e che potrebbe essere spinta da persone terze a cambiare idea. Le donne non vengono riconosciute come padrone del proprio corpo, ma come dei contenitori volti alla procreazione ed è più importante tutelare la vita di una futura persona non ancora nata piuttosto che garantire diritti a chi già vive. Un grande attacco alla legge 194 si vede nella regione Marche dove la percentuale di medici obiettori supera la media nazionale del 64% e, sotto la guida di FdI dal 2020, l’interruzione volontaria di gravidanza è risultata sempre più difficile da ottenere. Non dichiararsi apertamente di essere contro la legge 194, non vuol dire che in un modo o nell’altro non si farà di tutto per renderla impraticabile.
Anche sulla differenza salariale tra uomini e donne le azioni sono più forti delle parole. Nel programma per le elezioni 2022 si parla di contrastare il lavoro povero e il divario retributivo di genere, ma nel concreto Giorgia Meloni ha soltanto presentato una proposta sull’equo compenso per i professionisti. Gli altri lavoratori non sono pervenuti. Si parla di risolvere il problema dell’occupazione femminile, ma non viene specificato come. Non viene affrontato il tema della discriminazione di genere sul posto di lavoro, a partire dalla disparità salariale. Anche qui, il problema del gender pay gap non è pervenuto, insieme all’imposizione di un salario minimo. Inoltre, in seduta al Parlamento Europeo il 6 aprile scorso, il suo partito votò contro la direttiva sulla parità salariale.
Le persone possono cambiare, ma le idee conservatrici difficilmente. L’unica cosa che al momento Giorgia Meloni ha cambiato è l’utilizzo dei social per questa tornata elettorale: meno aggressivo, post con colori luminosi che esprimono serenità, anche quando pubblica il video di una donna stuprata, di cui ha violato tristemente la privacy. Azione per la quale non ha chiesto neanche scusa alla vittima. Il suo obiettivo era quello di sottolineare che lo stupro era stata opera di uno straniero. Tutelare la donna non era una sua priorità.
Preferisce invece la difesa della famiglia “tradizionale”, quella formata da mamma e papà. A quanto pare, le famiglie arcobaleno non le piacciono e l’ha fatto ben capire anche durante il comizio tenutosi a Cagliari, dove un ragazzo ha fatto irruzione sul palco sventolando la bandiera LGBTQAI+. La risposta della leader di Fratelli d’Italia al giovane è stata:«tu vuoi delle cose, io ne voglio altre, ognuno di noi vuole delle cose, già avete le unioni civili».
La propaganda incentrata sullo slogan della “prima donna premier al governo” è apparentemente evocativa. Tuttavia, se l’agenda Meloni dovesse essere messa in pratica a seguito dell’elezioni, per le donne non sembra prospettarsi un futuro roseo.
Gaia Russo