In Italia e nel mondo quando si pensa alla città di Napoli, viene immediatamente associata a figure come il mitico Totò, la bravissima Sophia, alla risata di Troisi, alla poesia cantata di Daniele, e anche a icone non autoctone, come il grande Maradona. Si tratta di volti che hanno fatto la storia della città e che sono emblema di una Napoli bella, talentuosa, incantevole e affascinante. Eppure, come i napoletani ben sanno, la città di Partenope è un miscuglio di colori con molti lati bui, i quali, negli ultimi tempi, cominciano ad essere conosciuti nel mondo intero anche grazie al grande schermo. Non è infatti un caso che cominciano a farsi spazio icone nuove, decisamente diverse dai volti “classici” di Napoli. Tra questi in prima linea c’è sicuramente il nome di Gennaro Savastano, il “Genny di Gomorra”, cui atteggiamento e stile ben riconoscibile lo hanno reso un’icona napoletana moderna.
Gomorra è una serie liberamente ispirata all’omonimo best seller dello scrittore e giornalista Roberto Saviano, il quale ha anche collaborato alla sceneggiatura. Come il libro nel 2006 e l’omonimo film con Toni Servillo nel 2008, anche la serie tv è diventata un fenomeno mondiale, superando di gran lunga ogni aspettativa. Nonostante sia interamente in dialetto napoletano, la serie firmata Sky Italia e andata in onda dal 2014 al 2021 con ben 5 stagioni, ha incollato tantissimi spettatori allo schermo. È stata infatti trasmessa in ben 170 paesi! Come già nel libro, i fatti narrati si presentano come un mix egregiamente riuscito tra cronaca e finzione. Si tratta di una serie sulla Camorra e il suo enorme potere, trasmessa con sottotitoli in italiano in quasi tutto il mondo. Insomma, un vero e proprio fenomeno. E, se si parla di “fenomeno Gomorra”, è altrettanto lecito parlare di “fenomeno Genny Savastano”.
Gennaro Savastano, interpretato dall’attore Salvatore Esposito, napoletano cresciuto a Mugnano di Napoli, è figlio del boss Pietro Savastano e di donna Immacolata. È un personaggio che si evolve nel corso delle cinque stagioni, passando dall’essere un ragazzino viziato, ma debole e facilmente influenzabile, al diventare uno spietato capoclan e assassino a sangue freddo che ucciderà tantissime persone e parenti, tra cui lo stesso padre. Unico briciolo di umanità è quella che riserva al figlio, il quale porta simbolicamente il nome del padre. Per conquistare la sua Secondigliano farà di tutto ma, come si vede nella serie, finirà per vivere da latitante, perderà Secondigliano dopo aver fatto tanti morti, per venire infine ucciso insieme al compagno-nemico Ciro di Marzio.
Come tutti gli altri personaggi, anche Gennaro è prodotto di finzione letteraria, sebbene sia ispirato a personaggi reali. Saviano, infatti, non fa, né potrebbe fare, nomi e cognomi, pur riportando fatti reali. Il personaggio di Genny sembra essere stato ispirato dal boss camorrista della droga Cosimo Di Lauro, noto anche come ‘o Milionario e, in particolare, dall’episodio che lo ha portato in carcere, il terribile omicidio di Gelsomina Verde nel novembre del 2004. Naturalmente le vicende trasmesse, pur se ispirate dalla realtà partenopea, restano pura finzione. Pertanto, l’ascesa prima e la decaduta poi di Gennaro Savastano sono una seconda strada, altrettanto tragica, a quella che poteva essere la vita de o’ Milionario: morte in carcere o morte per mano di nemici-amici.
Nonostante non possa di certo essere considerato un modello di comportamento, Genny resta un personaggio iconico che forse rappresenta uno dei volti più scuri di Napoli, più di tanti altri. Il suo essere iconico passa soprattutto per lo stile, divenuto fin da subito oggetto di imitazione. In Gomorra l’aspetto estetico è il biglietto da visita di ogni personaggio: l’abbigliamento e gli accessori scelti da ognuno mettono subito in luce la loro appartenenza a questa o all’altra realtà.
Se il Genny della prima stagione, il ragazzino un po’ impacciato, sbarbatello, sempre con le felpe con cappuccio e mai senza accessori d’oro e orecchini di diamanti appariscenti, comincia ad essere imitato dai più giovani fin da subito, che ne riprendono soprattutto il modo di parlare e di atteggiarsi, è il Genny dalla seconda serie in poi che fissa un vero e proprio modello, o anti-modello se vogliamo. Tornato dall’Honduras, è una persona diversa soprattutto esteriormente, con tatuaggi e cresta, uno stile vicino alle gang americane che sarà da questo momento in poi il suo tratto distintivo. A differenza del padre, appartenente a una generazione diversa di camorristi, Genny non indossa completi, camicie e pantaloni eleganti, predilige abiti più sportivi, giubbini di pelle, tutto rigorosamente scuro e con gli immancabili accessori.
Un look che da anni ormai è la firma dei ragazzini napoletani e non solo.
Se da un lato è vero che la scelta degli abiti da scena è risultato dell’osservazione e dello studio della realtà delle Vele e dintorni, dall’altro è innegabile che Gennaro Savastano ha contribuito alla creazione di una subcultura: dal parrucchiere sono in tanti a chiedere di avere i capelli alla Genny e a forare le orecchie per portare grossi zirconi. Per non parlare delle battute degli attori, ripetute come se fossero citazioni di grandi classici da bambini, ragazzi e adulti di ogni parte d’Italia. A chi non è capitato di sentire, anche mentre si porta a spasso il cane, frasi tratte dalla serie pronunciate in un napoletano scorretto? O a chi non è capitato di utilizzare nei più svariati contesti frasi del tipo:
“Sul quanno te toccan ‘o sang se ver chi si’ overament. Io l’agg visto e iss ha vist a me. Perciò iss è cchiù d’o sang mio” (Genny a Patrizia nella terza stagione).
Allontanandoci da ogni tipo di moralismo e rifiutando le dicotomie buono-cattivo, modello-anti modello, Genny è la dimostrazione che non esiste solo il bianco e il nero: Napoli è una moltitudine di sfumature. Il tutto sta nel prendere la giusta decisione. Come ha sostenuto Salvatore Esposito, si deve scegliere di non essere un boss, ma talvolta per scegliere ciò c’è bisogno anche di tanto coraggio.
Con Gomorra-La serie in molti hanno cominciato a imitare Genny e la sua banda di criminali, tuttavia, come per ogni fenomeno del momento, sta al singolo imparare a discernere cosa apprendere da cosa è meglio allontanare, e scegliere quali messaggi accettare e quali rifiutare. Come ha ribadito più volte Saviano, “nessuno è diventato criminale perché ha visto Gomorra, così come nessuno è diventato trafficante vedendo ‘Breaking Bad’. Moltissimi ragazzi nel mondo si riconoscono in Tony Montana di ‘Scarface’, perché vedono ogni giorno quel tipo di figura e ci si specchiano”.
Genny vivrà a lungo in un bunker e poi verrà ucciso, lo stesso Di Lauro è morto in carcere molto giovane. Pertanto, lungi dall’essere un’acclamazione della Camorra e delle organizzazioni criminali di ogni tipo, Gennaro Savastano è la rappresentazione scenica di un aspetto della città che, purtroppo, esiste da sempre e del quale bisogna prenderne atto e coscienza. Come i più Grandi, anche lui è figlio di Napoli.
Nunzia Tortorella
Interessante articolo