Ieri era il 17 novembre, Giornata internazionale degli studenti. In quello che sarà, probabilmente, il mio ultimo intervento in questo spazio ritengo giusto pubblicare la relazione introduttiva con cui il nuovo coordinatore dell’Udu Napoli ha aperto l’evento organizzato dall’associazione per questa giornata, dal titolo “La questione meridionale: ripartiamo dall’università”.
L’evento si è tenuto alla Federico II e ha visto la presenza di numerosi ospiti delle istituzioni, della politica e del sindacato, con Libero Pensiero in qualità di media partner. Vi invito a leggere con attenzione questo breve testo, perché in esso vi sono richiamati, a mio modesto parere, alcuni dei più importanti temi con cui in qualità di cittadini dobbiamo confrontarci oggi.
“Oggi più che mai, noi dell’Unione degli universitari di Napoli abbiamo ritenuto necessario ed opportuno, in occasione di una ricorrenza così significativa come il 17 novembre, Giornata internazionale degli studenti, organizzare un dibattito di ampio respiro e dal taglio nazionale su di una problematica da sempre irrisolta che colpisce duramente i nostri territori e, nel complesso, risulta uno dei più grandi limiti allo sviluppo del nostro Paese: la tristemente nota ‘questione meridionale‘.
Abbiamo scelto di trattare questa tematica coinvolgendo esponenti del mondo politico-istituzionale, sindacale, intellettuale ed accademico al fine di portare alla luce e, quindi, diffondere presso l’opinione pubblica, a partire dagli studenti, i punti focali di una vera e propria “spina nel fianco” del nostro paese.
In un’area come il Mezzogiorno, dati statistici alla mano, abbiamo riscontrato un crollo vertiginoso delle iscrizioni presso gli atenei del Sud, che dall’anno accademico 2010/2011 al 2014/2015 risulta in 53651 iscritti in meno, dato che dovrebbe destare una diffusa preoccupazione in tutti gli attori del nostro sistema istituzionale. L’Unione degli Universitari denuncia questa piaga già da molti anni, da quel 2003 in cui le iscrizioni hanno smesso di crescere sia su base regionale che nazionale, senza mai essere ascoltati efficacemente dal Ministero dell’Istruzione e dagli organi competenti in materia.
In un momento delicato e particolare come quello che stiamo vivendo noi studenti meridionali e non, caratterizzato dalla marginalizzazione se non rimozione del DSU dall’agenda del governo Renzi, dai tagli lineari al finanziamento della scuola ed università pubbliche tramite la rimodulazione dell’FFO e della quota premiale, dalla differenziazione di ‘università di serie A e B’ secondo le parole del premier stesso in base alla malvagia ideologia del merito, dalla revisione dei punti organico, dall’imposizione del blocco del turnover, noi studenti siamo chiamati a riaprire il conflitto e mobilitare tutte le nostre energie politiche e intellettuali per poter ridiscutere seriamente d’istruzione pubblica, gratuita, libera e di qualità, facendo sentire la nostra voce in maniera chiara e forte, premendo sul governo nazionale affinché alla cosiddetta “Buona università” sostituisca una riforma che vada a sciogliere i veri nodi del sistema universitario.
Il Mezzogiorno, in questo clima d’incertezza, sfiducia ed assenza di stimoli, si rivela essere stato una terra di conquista da cui attingere risorse, in primis dalla tassazione universitaria, per poi restituirle briciole, a partire dai fondi strutturali adibiti all’erogazione delle borse di studio sempre più carenti.
Un territorio – si badi bene – dove la modifica del metodo di calcolo dell’ISEE ha impedito ad un ampio numero di studenti di accedere alle borse di studio, risultando per l’erario del nostro paese più ‘ricchi’ dell’anno accademico precedente quando, realmente, non è così.
Oltre al quasi inesistente e poco garantito DSU nelle regioni del Sud, ciò che ci sconvolge infinitamente è la crescita progressiva dei numeri chiusi o ottusi, come li chiamiamo noi, che impediscono a molti studenti di inseguire il proprio sogno; e ci riferiamo non solo a quello di studiare una specifica disciplina, ma quello di ottenere un riscatto sociale tramite la conoscenza ed il percorso universitario.
Il numero chiuso, difatti, chiude le università a migliaia di studenti, con il rischio di trasformarla al contrario in un esamificio, togliendole il suo ruolo storico di ascensore sociale.
Insomma, attualmente, il nostro Sud ha urgentissimo bisogno di ripartire dall’università e dalla costruzione di una coscienza/cultura legalitaria collettiva che getti le basi per la formazione e l’educazione dei futuri membri della classe dirigente; soltanto favorendo il continuo dialogo tra studenti, atenei, sindacato, istituzioni e attori del mondo associativo su scala macroregionale, possiamo credere fermamente che gli studenti rappresentano il vero motore di crescita e sviluppo del Meridione e dell’Italia intera.
Per concludere, siamo decisamente convinti che solamente rispondendo concretamente ai problemi reali degli studenti e dei lavoratori, dando impulso a politiche più egualitarie, inclusive ed eque in materia di DSU e finanziamento dell’università pubblica qui nel Mezzogiorno, questo possa svilupparsi sul piano economico, sociale e culturale innescando una reazione a catena che possa far ripartire il nostro Paese nei termini di democrazia, legalità, pari opportunità per tutti a partire dal lavoro e dall’istruzione. E lo diciamo con uno sguardo che va oltre i nostri confini nazionali e si interroga sui grandi mutamenti del periodo storico in cui viviamo: non può lasciarci indifferenti, infatti, la nostra collocazione di crocevia del Mediterraneo, ponte verso l’Oriente, luoghi che ci interrogano con le tragedie delle grandi migrazioni e del terrorismo, interrogativi ai quali la nostra comunità internazionale non ha saputo dare risposta. È questa la stessa comunità internazionale che, serva di un capitalismo criminale, ci propone ancor oggi provvedimenti che mettono a rischio i nostri diritti, come l’ha fatto già negli ultimi anni l’imposizione delle misure di austerity.
A questi processi storici, la risposta deve partire da noi studenti.“
Al nuovo coordinatore e al nuovo gruppo dirigente (che in realtà sono in carica già da più di un mese) vanno tutti i miei auguri. Sono fiducioso che sapranno essere uno straordinario punto di riferimento per gli studenti di questo territorio.
Lorenzo Fattori