Domenica 16 ottobre ha avuto inizio il XX Congresso del Partito Comunista Cinese (CCP), evento di straordinaria importanza per la superpotenza asiatica poiché andrà a delineare quelli che saranno gli obiettivi e le politiche che saranno perseguiti nei prossimi 5 anni di governo con il terzo (inedito) mandato del Presidente Xi Jinping. Il discorso del segretario generale è durato circa 1 ora e 45 minuti e le parole “sfida” e “rischio” sono state spesso utilizzate per descrivere le questioni attuali e future che Pechino si ritrova a dover affrontare. Di seguito alcuni dei passaggi chiave del discorso del segretario generale.
Lo sviluppo economico e la ”doppia circolazione”
Xi Jinping ha sottolineato più volte durante il Congresso che continuare lo sviluppo economico è per la Cina «una priorità assoluta». Il CCP sembra voler continuare sulla strada intrapresa in seguito alla crisi globale del 2008 andando a rafforzare le propria economia con la strategia della “doppia circolazione” che si traduce in mercato interno ed autarchia.
Non a caso infatti l’obiettivo della creazione della “classe media più grande del mondo” è tutt’altro che un obiettivo propagandistico: Pechino sta implementando notevolmente politiche volte a ridurre le esportazioni, di cui il paese è fortemente dipendente, e ad accrescere il benessere materiale della propria popolazione con un costante processo di reflazione salariale e implementazione del welfare state, ancora debole rispetto alle economie avanzate. L’economia punta sempre di più al miglioramento del comparto tecnologico, fondamentale per uno «sviluppo di qualità dell’economia cinese» come sottolineato da Xi. Dunque, aumentare i consumi interni ed aggiornare la catena di approvvigionamento al fine di sostenere l’economia nazionale così da arrivare al tanto atteso decoupling (disaccoppiamento) con l’economia statunitense.
Sicurezza nazionale: la questione Taiwan e la politica ”zero contagi”
La parola “sicurezza” è stata citata ben 50 volte dal segretario generale durante il Congresso e il passaggio su Taiwan è stato uno di quelli maggiormente apprezzati dal Congresso. Xi infatti si è espresso senza mezze misure sulla questione taiwanese ribadendo che la riunificazione ci sarà, anche utilizzando la forza se necessario. La questione taiwanese sarà cruciale per affermare l’ascesa della Cina o per contrastarla brutalmente.
Taiwan è fondamentale per Pechino 3 principali motivi: l’isola, sebbene abbia un governo autonomo, non è uno Stato legittimo in quanto non riconosciuto dalla comunità internazionale. Inoltre, la risoluzione ONU n. 2758 indica espressamente che esiste una sola Cina e Taiwan è parte di essa. Su Taiwan si gioca inoltre una partita strategica con gli USA: uno scontro indiretto tra le due potenze porterebbe alla vittoria dell’una e alla sconfitta dell’altra e ciò andrà a obbligatoriamente a condizionare i rapporti di forza di entrambe nelle relazioni a livello globale. L’isola, infine, è estremamente importante per l’economia cinese poiché rappresenta il 54% del mercato fondiario globale dei semiconduttori che compongono i microchip indispensabili alle nuove tecnologie. Pertanto Taiwan è terreno di scontro anche (e soprattutto) sul campo della competizione tecnologica.
Facendo riferimento alla sicurezza nazionale, Xi ha inoltre ribadito che la politica “zero contagi” per contrastare l’epidemia da COVID-19 continuerà ad essere uno strumento importante per evitare la diffusione dei contagi. Nonostante gli ottimi risultati raggiunti in termini di numero di decessi relativi rispetto agli altri Paesi, è probabile che il protrarsi di tale politica sia dovuta ad un sistema sanitario ancora non all’altezza per fronteggiare un’eventuale diffusione del virus oltre che ad una scarsa efficacia dei vaccini di produzione nazionale. Tuttavia, Xi ha voluto evidenziare che la lotta al COVID-19 è una «lotta di popolo che ha messo in primo piano la salute delle persone rispetto a tutti gli altri aspetti della società».
Gli elogi di Xi Jinping alla campagna anticorruzione e le nuove sfide del CCP
Xi, infine, non ha potuto che citare la ormai celebre “campagna anticorruzione” portata avanti dal Partito sin dal suo primo segretariato, ormai 10 anni fa, per «eliminare le tigri, scacciare le mosche e cacciare le volpi». Il leader ha rinnovato il suo impegno poiché il Partito «deve continuare a purificarsi in quanto – la corruzione, ndr – è il più grande tumore che danneggia la vitalità e il potere di lotta del Partito».
A quella contro la corruzione si aggiungono poi tante altre sfide come quella ambientale. Pechino vuole essere leader nell’implementazione di tecnologie ecosostenibili, approcciando, a dispetto degli anni passati, con maggiore sensibilità alla battaglia per la salvaguardia ambientale anche grazie alla notevole pressione esercitata dai cittadini attraverso le campagne social, che sono espressione di una nuova forma online di partecipazione civica.
Nicolò Di Luccio