Dagli Stati Uniti al Giappone, passando per l’Europa, spesso il diritto alla riproduzione e di decidere del proprio corpo sono caduti sotto il giogo di una disumanità chiamata sterilizzazione forzata. Sebbene ad oggi il ricorso ad essa sia limitata e occasionale, continua ad esistere e spesso è al margine delle prerogative politiche. Per questo motivo, l’EDF, un’associazione che dà voce ai disabili d’Europa, impegnandosi al contempo per difendere i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, ha stilato un rapporto sulla situazione europea e ha lanciato una petizione affinché si giunga ad una fine totale di tale fenomeno.
La sterilizzazione forzata è una pratica intesa a bloccare la riproduzione da parte di alcune donne, in particolare coloro con disabilità psichiche e cognitive, mediante appositi interventi chirurgici o aborti. Tale violazione denunciata dall’EDF, dalle conseguenze fisiche e mentali irreversibili, è avvenuta, ma ancora avviene, spesso senza il consenso della diretta interessata, le cui decisioni sono nelle mani di un tutore, un rappresentante legale o dai sanitari. Il punto di partenza è l’idea secondo la quale il soggetto, in virtù di una particolare disabilità, sarebbe incapace di crescere un figlio, per evitare gravidanze indesiderate o per proteggere il soggetto vulnerabile, maschio o femmina che sia. Tuttavia, è capitato, e talvolta accade ancora in alcune parti del mondo (l’Uzbekistan ne è l’esempio lampante), che la costrizione in oggetto fosse preceduta dall’ingannevole promessa di una salute migliore, che avvenisse sotto mentite spoglie (ad esempio l’operazione di una falsa appendicite), o che addirittura mascherasse fenomeni come l’eugenetica (selezione genetica) e la xenofobia.
È quanto avvenuto ad esempio nella Germania nazista, quando l’idea di una razza ariana incontaminata ha favorito esperimenti crudeli e sterilizzazioni intese a debellare dalla società i cosiddetti elementi impuri quali disabili e malati mentali. Similmente, intorno agli anni 30 del ‘900, negli Stati Uniti d’America molte donne afroamericane, spesso inconsapevolmente, hanno subito tale abuso con l’intento da parte di terzi di contrastare l’immigrazione o perché si credeva che condizioni di analfabetismo, presunta arretratezza morale o criminalità potessero avere radici genetiche. Per quasi mezzo secolo, inoltre, il Giappone ha sterilizzato circa 25 mila persone, prevalentemente a loro insaputa, in virtù di una legge rimasta in vigore dal 1948 al 1996: la legge sull’Eugenetica.
All’appello di tale violazione dei diritti umani non manca l’Europa, sebbene a livello giuridico la sterilizzazione sia considerata un crimine dalla Convenzione di Istanbul e dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Nel rapporto stilato dall’EDF, infatti, si denuncia innanzitutto l’assenza di dati (in particolare per Grecia, Romania e Lussemburgo) e la mancata trasparenza in merito da parte di molti Stati. Questo non permette di valutare se il fenomeno sia in crescita o in diminuzione. Ciò nonostante, il ricorso alla pratica coercitiva è ancora realtà in 14 paesi europei. In testa Repubblica Ceca, Ungheria, e Portogallo che la consentono anche sui minori. Tra gli altri figurano Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia, che spesso mascherano tale pratica mediante una sostituzione lessicale della parola “forzata”. In paesi come Lituania, Belgio e Polonia la sterilizzazione delle donne è prassi diffusa negli istituti di assistenza; mentre in Belgio e Francia è stata condizione necessaria per potervi accedere. In Italia, Irlanda e Slovenia il ricorso è limitato a misure urgenti e terapeutiche.
Ciò che l’EDF denuncia, però non è solo l’abuso ma anche l’inganno che spesso è stato rivolto alle persone private della possibilità di procreare. Il sospetto è che le informazioni non siano sempre date in modo esaustivo e chiaro, che siano omesse o che i soggetti siano pressati emotivamente. Un esempio è la storia di Rosario Ruiz, una donna spagnola di 53 anni, che all’età di 20 era stata costretta ad accettare, su minaccia materna, un’operazione poco chiara; sarà la privazione del suo desiderio di essere genitore insieme al suo fidanzato Antonio. A lei si aggiunge quello di una donna sorda, sterilizzata in età adulta a sua insaputa e che ha dovuto rinunciare, involontariamente, alla maternità scoprendolo in modo sorprendentemente tragico nel corso di alcuni esami medici per diventare madre.
Per questi e altri motivi, dunque, l’EDF chiede: «La criminalizzazione della sterilizzazione forzata da parte di tutti gli Stati membri dell’UE, senza alcuna eccezione basata sulla disabilità o sulla capacità giuridica», in aggiunta ad adeguati risarcimenti, vere informazioni, e maggiore giustizia, per un Europa veramente libera e democratica, in cui i diritti sessuali e riproduttivi delle persone con disabilità siano garantiti e non taciuti.
Alessio Arvonio