I bei momenti della Campagna Elettorale, quando si proponevano straordinarie misure per abolire la povertà, sono finiti. Qualche mese fa in diretta sui Social Media e su tutti i telegiornali nazionali grazie al Reddito di Cittadinanza, i grillini annunciavano la fine della disoccupazione, della povertà, di tutti i problemi del mondo.
Ed oggi è il momento di iniziare a fare i conti con le promesse fatte.
Il Reddito di Cittadinanza è la promessa più importante fatta da Luigi Di Maio e dal Movimento, vero e proprio cavallo di battaglia di una lunga e straziante campagna elettorale.
Una promessa avanzata soprattutto per risolvere i problemi del Sud Italia, dove la disoccupazione è in aumento come sono in aumento i giovani che emigrano all’estero per cercare un lavoro.
Ed è così che il M5S ha ottenuto il pieno di voti al sud Italia, grazie alle promesse di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Beppe Grillo. La loro idea era quella di dare 780 euro ai cittadini in grave difficoltà finanziaria, in cambio di iscriversi in un processo che li avrebbe portati alla formazione ed infine al lavoro. Questo è ciò che hanno dichiarato ovunque per sostenere il loro Reddito di Cittadinanza.
Dopo un primo anno complicato di Governo con il partner Matteo Salvini i Cinque Stelle si sono trovati in una fase di calo, dovuta a diverse motivazioni, tra cui quella di aver fatto di Salvini il vero e proprio Presidente del Consiglio.
La grande balla del Reddito di Cittadinanza
Il Reddito di Cittadinanza ha un sistema complesso, sul sito ufficiale ci sono i requisiti ed il sistema di calcolo, nulla più. Ed è notizia di ieri che i primi versamenti sono iniziati. Apriti cielo, perché la grande balla del Reddito di Cittadinanza è venuta fuori.
I cittadini che si sono iscritti e che hanno seguito il processo burocratico necessario per vedersi versati i soldi, ad oggi stanno ricevendo poche decine di euro.
L’INPS procede ad un calcolo che viene effettuato sulla base dei servizi che il cittadino già riceve (tutto assolutamente lecito e legale) ed è per questo che tra i tanti richiedenti, una larga maggioranza ha visto essere beneficiaria di una cifra molto lontana dai 780 euro promessi in campagna elettorale.
Una presa in giro nei confronti dei più poveri, nei confronti di quelli che realmente vivono con poco e che si aspettavano di ricevere proprio i 780 euro promessi in campagna elettorale. Ma la Real Politik è un’altra cosa rispetto a ciò che viene detto prima del voto e dopo la formazione del governo. Ed è proprio contro questa real politik che i 5 stelle si sono misurati in una lotta intestina continua con il partner di governo, Salvini.
Reddito di cittadinanza, qual è la vera presa in giro?
La vera riflessione è legata al fatto che tramite questa frottola del Reddito di Cittadinanza, i nodi del populismo stanno venendo al pettine. Si scopre, dopo anni di propaganda elettorale, che il Reddito di Cittadinanza non è altro che un fallimento su tutta la linea dei 5 stelle.
Queste persone avevano creduto, in buona fede o no, a ciò che Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Beppe Grillo, urlavano da mesi sui palchi di ogni città: “reddito per i poveri”, “aboliremo la povertà”, “780 euro per chi è in difficoltà”.
Interessato all’argomento? Leggi comeDi Maio ha contrastato la povertà
Un atteggiamento populista e demagogo che ha fatto sembrare facile un processo molto complesso, che ha puntato ad ottenere i voti subito ed arrivare al potere rapidamente.
Ed il risultato è il seguente: nessuno in campagna elettorale ha realmente domandato una discussione sulla fattibilità del Reddito di Cittadinanza ai grillini, su quali fossero state le valutazioni per l’assegnazione. Nulla, da parte di Luigi Di Maio solo gli attacchi verso i suoi contendenti.
Il community manager dell’INPS
Alla fine, come prevedibile conoscendo le dinamiche dei social network, la notizia che una larga maggioranza avrebbe ottenuto pochi euro si è subito ripercossa sulla Pagina Facebook dell’INPS.
Questi poveri disgraziati si sono visti non solo presi in giro dalla politica, ma anche presi in giro da un social media manager di un’Istituzione, cioè lo Stato, che ha perso il controllo e che avrebbe avuto bisogno di una camomilla.
Ma il social media manager non ha una vera responsabilità in tutto questo. Probabilmente non era nemmeno preparato a ritrovarsi circondato da un esercito di persone furiose per la presa in giro.
Non è colpa di Candy Candy Forza Napoli (uno dei profili bersagliati) se non riesce a sapere come ottenere il PIN e non è certamente colpa sua se questo Paese sta crollando sotto le promesse elettorali propagandistiche di Salvini e Di Maio.
Ad un primo sguardo, si può accettare un sorriso per il fatto in sé, ma dietro alla risata si nasconde un atteggiamento che non sopporta gli analfabeti funzionali e che, oggi, se la prende con loro perché ha votato i grillini.
Bisognerebbe attaccare il Movimento 5 Stelle, in piazza ed in Parlamento, mica ridere dei disperati. Non è certamente il miglior modo per riacquisire i voti persi.
Alla fine dei giochi in molti otteranno pochi euro e la loro situazione non cambierà di un millimetro, perché la questione del Reddito di Cittadinanza è stata completamente sottratta dalla vera discussione sul lavoro e lo sviluppo, l’uguaglianza e la progressività fiscale.
Non c’è più nemmeno alcuna discussione su come dovranno integrarsi questi famosi Navigator che dovranno incrociare domanda e offerta di lavoro a chi ha fatto richiesta del Reddito di Cittadinanza.
Perché diciamocelo con massima tranquillità: al governo c’è un gruppo dirigente che non fa altro che pensare alle elezioni europee e alla campagna elettorale. Propaganda. Solo questo.
Quali saranno i risultati di tutta questa propaganda, quali saranno le conseguenze di un populismo che sta soltanto danneggiando i cittadini?
Potrebbe segnare un definitivo distacco tra cittadini ed istituzioni creando un gruppo sempre più largo di frustrati che inizieranno a prendersela con i più deboli, in una sconfinata guerra tra poveri.
Una marea di frustrati che non hanno più nulla da perdere e che la sinistra fa finta di non vedere.
E che per di più prende anche in giro.
Luca Mullanu
Ma questo è il Paese in cui si crede a tutto ed al contrario di tutto per propria convenienza.
Qualsiasi essere raziocinante avrebbe capito, immediatamente, l’inconsistenza di una simile promessa. Ed invece milioni di persone se la sono bevuta. Perché volevano bersela.
Ora si accorgono di essere stati presi in giro. Ma non si può reinfilare il dentifricio nel tubetto. E’ una dura realtà.
E adesso il danno lo pagheremo a lungo tutti. Il fallimento dei grullini porta l’ascesa dell’altro venditore di fumo: il fascista felpato.
Colui che promette altre impossibili imprese alimentando paure inesistenti “pro domo sua”. E anche qui trova followers, fondamentalmente ignoranti e incapaci di distinguere il grano dal loglio.
D’altronde, non esistendo un opposizione credibile, il gioco è facile.
L’unico lato oscuro di questo “cupio dissolvi” è che il prezzo, altissimo, resta sul groppone di questo Paese. Che non è sfortunato (destino cinico e baro). E’ fondamentalmente ignorante e accidioso. In fondo se lo merita perché fa del pietismo, più o meno strumentale, la chiave di violino del proprio comportamento.
Ci sono stati periodi nei quali ho creduto/sperato che finalmente si potesse crescere ed uscire, come popolo, da questo incubo strutturale di arroganza, presunzione e ignavia che ci proponeva come superiori agli altri, soprattutto in quanto a “furbizia” (capacità cioè di fregare gli altri e vivere a loro carico). Che ingenuità. Che errore logico. Che sopravvalutazione delle nostre capacità morali.
Si cresce solamente attraverso il dolore e l’analisi profonda dei propri errori.
E noi, che ancora non abbiamo neanche ammesso di aver avuto il fascismo, facendolo passare come una dittatura quasi imposta da chissà chi e eroicamente rigettata dalla Resistenza, continuiamo a far finta di niente.
Ecco, forse stiamo arrivando veramente al “redde rationem”.
Potrebbe essere, finalmente, la nascita di una nazione adulta…