Prima di affrontare un tema importante come quello delle energie fossili e di come certe tecniche adottate per l’estrazione dei combustibili fossili danneggino l’ambiente, è doveroso spiegare la differenza tra risorse fossili convenzionali e non convenzionali.

La prime sono costituite da giacimenti in cui particolari caratteristiche delle formazioni che contengono i combustibili permettono a quest’ultimi di fluire spontaneamente verso i pozzi d’estrazione. Quelle non convenzionali invece, ad esempio lo shale gas o lo shale oil, sono intrappolate in depositi rocciosi la cui estrazione comporta l’utilizzo di tecniche che hanno un elevato impatto ambientale come il fracking detto anche fratturazione idraulica. Questa tecnica consiste nella perforazione del terreno fino al raggiungimento delle rocce che contengo gas o petrolio e, in seguito, prevede l’iniezione di un getto d’acqua misto a sabbia e altri componenti chimici che provocano la fuoriuscita dei combustibili suddetti.

Secondo Greenpeace il fracking comporta seri problemi ambientali tra i quali l’elevato consumo d’acqua. Si stima che sia necessaria una quantità d’acqua che va dai 9 mila ai 29 mila metri cubi, ogni anno, per ogni pozzo. Anche i rischi ambientali collegati alle sostanze chimiche utilizzate nei fluidi durante la fratturazione non sono da sottovalutare. Queste sostanze, infatti, possono inquinare le falde sotterranee e successivamente migrare nel sottosuolo. Inoltre, durante le estrazione di gas derivante dalle rocce di scisto, parte di esso viene disperso nell’atmosfera e queste perdite hanno un impatto ambientale paragonabile addirittura a quello notevolmente dannoso del carbone.

A tal proposito il Governo scozzese, dopo aver commissionato a un team indipendente di esperti scientifici e dopo un lungo periodo di raccolta dati e consultazioni pubbliche, ha deciso di non sostenere più l’estrazione di gas e petrolio non convenzionali. Lo Scottish National Party, del Governo autonomo di Edimburgo, conferma che il fracking può essere responsabile di potenziali impatti negativi sulle comunità, sull’ambiente e, quindi, sulla salute del popolo.

Gli oppositori di questa tecnica, circa il 99% di coloro che hanno risposto alle consultazioni sull’argomento, non erano affatto convinti dei benefici che queste risorse potevano portare al mix energetico scozzese. Il ministro per il Commercio, l’Innovazione e l’Energia Paul Wheelhouse ha sottolineato: “La Scozia non ha preso questa decisione alla leggera. Dopo aver creato numerosi tavoli di discussione, le comunità scozzesi restano decisamente contrarie al fracking e questo governo l’ha ascoltato e ha subito adottato un’azione decisiva”.

Come abbiamo visto le debolezze di combustibili fossili sono ancora una volta evidentissime, sia per quanto concerne il loro uso sia in relazione alla loro estrazione. Abbiamo basato il nostro sistema di vita sul consumo di energia e questo consumo, sempre più elevato, ha portato al graduale esaurimento dei combustibili tradizionali oltre che ad un inquinamento ambientale senza precedenti. La domanda quindi nasce spontanea: perchè continuare a sfruttare una risorsa esauribile e inquinante la cui estrazione dipende sempre più da tecniche con un impatto ambientale devastante?

Per contrastare il surriscaldamento globale è necessario adottare nuovi modelli energetici, rinnovabili e soprattutto a impatto zero. Molti paesi hanno già adottato queste politiche energetiche con risultati ottimi. In Costa Rica ad esempio il 99% dell’energia prodotta deriva da fonti rinnovabili mentre l’Uruguay soddisfa il 95% del proprio fabbisogno elettrico grazie al vento e al sole.

Tante altre sono le nazioni che hanno deciso di puntare sull’energia rinnovabile, rinunciando gradualmente ai combustibili fossili. Marocco, Kenya, Danimarca, Nicaragua, sono solo alcuni dei paesi energicamente avanzati da poter prendere come esempio, da cui poter apprendere le strategie politiche che hanno portato notevoli vantaggi ai propri cittadini sia dal punto di vista energetico appunto che da quello ambientale.

Smettere di fare gli interessi delle grandi lobby e di cedere i nostri mari alle multinazionali petrolifere, cominciare a tutelare la natura e ad incentivare i cittadini a installare fonti di energia rinnovabile nelle loro abitazioni e insegnare ai bambini la cultura del non spreco energetico è quello di cui abbiamo bisogno. Prima di tutto questo, però, necessitiamo creare quella coscienza ambientale che ci permetterebbe, almeno in parte, di rimediare agli errori che ci hanno portato ad un punto di non ritorno. Bisogna cominciare a farlo fin da subito mettendo, una volta per tutte,  la parola fine ai combustibili fossili.

Marco Pisano

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