San Gennaro, il santo patrono della città di Napoli, viene festeggiato il 19 settembre da tutta la sua città. Amato dall’intera Partenope, e non solo, viene celebrato come “uno di famiglia”; ed è a San Gennaro che ogni fedele chiede protezione, dopo che il santo ha salvato la città da pestilenze ed eruzioni vulcaniche.
Ma chi è San Gennaro?
Secondo alcune fonti, San Gennaro sarebbe nato a Benevento nel 272 d.C. Come si apprende, San Gennaro è stato martire durante le persecuzioni anti cristiane di Diocleziano, e fu decapitato il 19 settembre del 305. Ecco il perché proprio in questa data si celebra il Santo, ricordando il suo martirio, la sua morte, e l’importanza che ha avuto e ha per Napoli. Ed è il 19 settembre, insieme al primo sabato di maggio e al 16 dicembre, che avviene il miracolo di San Gennaro, la liquefazione del suo sangue.
Il miracolo: cos’è e perché avviene tre volte?
Il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro avviene tre volte durante l’anno, in occasione di tre date importanti:
- primo sabato di maggio, in ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli
- il 19 settembre, in memoria della decapitazione del santo
- il 16 dicembre, in memoria dell’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 1631 che fu bloccata proprio dopo le invocazioni del Santo, insomma la città fu salvata da san Gennaro.
Il sangue resta sciolto per otto giorni; giorni in cui fedeli da tutta Napoli, da tutta la Campania e non solo, accorrono per vedere il miracolo e baciare l’ampolla in cui è contenuto il sangue di San Gennaro. É un rito a cui il popolo partenopeo tiene particolarmente.
Il miracolo stesso è fondamentale per il popolo e non solo, lo è per la religione, in quanto Tertulliano nel III secolo d.C. afferma: “il sangue dei martiri ha una virtù particolare: è seme di nuovi cristiani”; dunque, il ripetuto miracolo del santo martire fa germogliare la Fede continuamente.
Faccia Gialla, altro modo con cui ci si riferisce al santo in virtù di un busto del martire in oro e argento commissionato da Re Carlo II d’Angiò, è ed è sempre stato al centro di canzoni, film, libri che hanno aumentato la sua popolarità, ad esempio dal celebre film “Operazione San Gennaro” che vedeva protagonisti grandi volti come Totó e Nino Manfredi, sino al più recente “Caccia al tesoro” con Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Serena Rossi. Entrambi i film hanno qualcosa in comune: rubare il tesoro di San Gennaro. Senza dimenticare, inoltre, una delle più celebri canzoni napoletane, dedicate proprio a Napoli, cioè Napule, di Gigi D’Alessio, insieme a Gigi Finizio, Sal Da Vinci, Lucio Dalla, voci simbolo della città partenopea; in questa canzone vi è proprio una strofa dedicata al santo patrono, dove si fa riferimento proprio alla volta in cui ha salvato la città dall’eruzione del Vesuvio: “E accussì m’paraviso sagliette e o Vesuvio che mmane sapette fermà”.
Il tesoro di san Gennaro: di che si tratta?
Il tesoro di San Gennaro è l’insieme di tutti i doni ricevuti dal santo da parte di re, nobili o chiunque altro avesse ricevuto un’intercessione. Nato dall’immensa generosità e gratitudine del popolo napoletano, é oggi custodito nel museo di San Gennaro, nel Duomo di Napoli, ed è possibile visitarlo. É il più antico ed inviolato tesoro al mondo, ha un valore inestimabile, si pensa che solo la famosa Mitra del santo abbia un valore di 20 milioni di euro. La Mitra, realizzata nel 1713 vede incastonate 3694 pietre preziosissime, ed ha un peso di 18 chili.
San Gennaro e il popolo
Insomma, come si è già detto, il popolo partenopeo è fortemente legato al santo, si aspetta il miracolo con ansia, trepidazione e fede, e qualora non dovesse avvenire viene considerato come presagio infausto per la città partenopea; al contrario, il miracolo avvenuto, è fonte di serenità e gioia nel cuore napoletano.
Riguardo il miracolo della liquefazione, la scienza ha indagato molto, trovando una spiegazione al “miracolo” nel fenomeno della tissotropia, cioè un fenomeno secondo cui in seguito ad un movimento dinamico di un corpo solido, questo diventa liquido. La scienza però non è forte tanto quanto la fede e le credenze del popolo napoletano, dunque continua e continuerà ad essere “il miracolo” di San Gennaro e non un mero processo scientifico. Crederci, per i napoletani, fa bene al cuore e all’anima, trasmette un senso di protezione. Dunque, perché privarsene?
Annamaria Biancardi