Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto oggi, attraverso una dichiarazione pubblicata sul sito del Quirinale, nella quale il Capo dello Stato interviene sull’empasse circa le nomine dei 2 giudici della Corte Costituzionale il cui mandato è terminato e quelle degli 8 membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura, che da una settimana sta bloccando i lavori del Parlamento riunito in seduta comune.
Le cause di questo stallo sono da individuarsi principalmente nella mancata intesa tra i partiti ed all’interno dei partiti stessi: abbiamo infatti assistito alla faida interna a Forza Italia per la scelta tra Antonio Catricalà, indicato da Berlusconi e successivamente ritiratosi, e Donato Bruno, sponsorizzato da Raffaele Fitto e dal blocco romano. Parallelamente, prosegue l’ostacolo congiunto sia a Luciano Violante, candidato del Partito Democratico non esattamente condiviso da alcune minoranze interne, e proprio a Donato Bruno. Il Movimento 5 Stelle preme per eleggere un proprio candidato al CSM, ma non considera che ha bisogno dell’appoggio dei 3/5 dei votanti sul quale non può contare da solo, e la grande coalizione sta valutando di eleggere un nome di SEL in cambio dell’appoggio a Violante e Bruno.
È in questo quadro che si inserisce l’intervento di Napolitano, che si dice preoccupato e perplesso dall’inconclusività delle recenti votazioni ed invita le forze politiche a trovare un’intesa per superare il quorum, siccome lo stallo danneggia in primo luogo il CSM (presieduto per Costituzione dal Capo dello Stato, ovvero Napolitano stesso) e, dettaglio non irrilevante, la regolare attività del Parlamento.
La nota del Quirinale
“Il succedersi senza risultati conclusivi delle votazioni del Parlamento in seduta comune per la elezione dei componenti laici del CSM e dei giudici della Corte Costituzionale destinati a succedere ai due che hanno completato il mandato, solleva gravi interrogativi. Che si siano verificati nel passato analoghi infelici precedenti, nulla toglie a tale gravità.
Non so se tutti i partecipanti alle votazioni in corso abbiano chiara in modo particolare una importante questione su cui desidero richiamare la loro attenzione. Di recente – e specialmente nella discussione in Senato sul superamento del bicameralismo paritario – si è sollevato da varie parti politiche il tema di un elevamento dei quorum previsti dalla Costituzione del 1948 per l’elezione da parte dei parlamentari a determinati incarichi di rilevanza costituzionale. Si ritenne necessario l’elevamento di tali quorum dopo l’adozione – nel 1993 e nel 2005 – di leggi elettorali maggioritarie e in vista dell’adozione di una nuova (per il momento approvata solo in prima lettura dalla Camera) anch’essa maggioritaria.
Ma quorum elevati per tali operazioni elettorali in Parlamento implicano tassativamente convergenze sulle candidature e piena condivisione nell’espressione dei voti tra forze politiche diverse, di maggioranza e di minoranza. Ove vengano da parte di qualunque forza politica, o di singoli suoi rappresentanti in Parlamento, e finiscano per prevalere immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche o la settaria pretesa di considerare idonei solo i candidati delle propria parte, il meccanismo si paralizza e lo stesso istituto di garanzia rappresentato dal sistema dei quorum qualificati si logora e può essere messo in discussione in senso opposto all’orientamento che ho prima richiamato. Si rifletta dunque bene anche su questo aspetto non secondario delle conseguenze del protrarsi di un complessivo nulla di fatto nelle votazioni in corso, che innanzitutto impedisce l’insediamento nel nuovo CSM”.
Simone Moricca