Una parata al 92′ che può valere un’intera stagione, il piazzato sotto porta di Milik che si spegne sulla mano sinistra di Donnarumma e finisce in corner ed un triplice fischio che ha il sapore di uno Scudetto ormai perso. Milan – Napoli è stata questo agli occhi di tifosi ed appassionati, uno scialbo 0-0 che poteva concludersi in gloria come 7 giorni prima contro il Chievo. La fortuna però non sorride sempre come fa Gigio con i suoi parenti, ed il processo agli Azzurri è ricominciato senza alcuna pietà per nessuno, da presidente ad allenatore.
Sì, probabilmente i 6 punti di distacco dalla Juventus, vittoriosa per 3-0 contro la Sampdoria, iniziano ad essere tanti con 6 giornate ancora da giocare nonostante ce ne siano ancora 18 disponibili, come cerca di ricordarci capitan Hamsik. Sono tanti sopratutto se pensiamo che i Bianconeri, proprio dalla sconfitta dell’andata contro i blucerchiati, hanno vinto 17 partite e ne hanno pareggiate 2. Un ruolino di marcia che li pone meritatamente al primo posto, nella settimana dello scontro diretto proprio contro gli Azzurri, che vale anche più di mezzo scudetto. Dal canto suo, la squadra di Sarri ha cominciato a perdere colpi nel momento cruciale della stagione, dopo essere stati eliminati ai sedicesimi di Europa League contro il Lipsia, sfatando così anche il mito che vede le squadre impegnate su più fronti in difficoltà a livello fisico. Il Napoli da quel 22 febbraio ha racimolato 12 punti in 7 partite, e dalla sconfitta con la Roma di inizio marzo ad oggi è andata a segno solo 6 volte in 6 match disputati, con gli attaccanti titolari che non segnano proprio da quella sconfitta.
Il pareggio di San Siro ha quindi nuovamente scatenato quella caccia alle streghe creatasi subito dopo Napoli – Roma, quando l’ambiente azzurro già sentiva scivolar via lo scudetto dalle mani. I tifosi azzurri hanno puntato il dito immediatamente sulla società e sui mancati rinforzi di gennaio (cogliendo anche gli assist forniti dalle prestazioni di Verdi e Politano nella stessa giornata), sull’allenatore, troppo affezionato ai suoi schemi ed al suo 11 titolare per poter essere vincente e su una squadra di “codardi”, che nel momento più importante ha acceso la spia della riserva e non gioca più con l’intensità che servirebbe per finire il campionato al primo posto. Un vero e proprio movimento mediatico che è stato per fortuna smorzato dall’imminente turno infrasettimanale contro l’Udinese e (purtroppo) dall’innocente video di Donnarumma, che peraltro doveva essere un contenuto privato ma che ha attirato la maggior parte delle ire dei tifosi.
Questa ennesima dimostrazione di provincialismo da parte dell’ambiente azzurro denota una certa immaturità da parte della tifoseria, che purtroppo si riflette anche sulla squadra. Nell’ultimo mese il carro dei vincitori si è riempito e svuotato con la stessa velocità di una metropolitana all’ora di punta, con una tifoseria spaccata a metà tra chi non si è dato per vinto e chi non perde occasione per esprimere (maleducatamente) le proprie opinioni sui social, ormai divenuto il mezzo esclusivamente di chi vuole insultare e non discutere. È sorprendente che l’onda d’urto del pareggio abbia investito anche la figura finora intoccabile di Maurizio Sarri per la pessima gestione della rosa ridotta ormai a 13 uomini, ai quali si aggiungono le sporadiche apparizioni di Marko Rog e Amadou Diawara, e per aver deciso di liberarsi dei vari Zapata, Giaccherini, giocatori che sarebbero potuti tornare utili nel corso dell’anno. È indubbio che la rosa degli azzurri fosse inadeguata, se paragonata a quella della Juventus, anche prima di queste cessioni, ma riconoscere il lavoro che Sarri e la società Napoli sta facendo nel corso di quest’anno sembra esser passato di moda anche tra i tifosi azzurri, abbandonatisi ai classici messaggi contro ADL ed ironiche esaltazioni al bel gioco messo in mostra dalla squadra.
Si poteva fare di più in sede di mercato? Sì. Sarri poteva sfruttare anche il resto dei giocatori, evitando i turnover massicci? Anche. La crescita degli azzurri stenta sicuramente ad arrivare, perché l’esempio di due stagioni fa, quando il Napoli ha perso la vetta della classifica dopo aver vinto il girone d’andata, sembra non esser servito né all’allenatore né alla società. Il Napoli non sa ancora vincere perché nella storia non ha mai veramente vinto, e possiamo dirlo anche prima di vedere il risultato dell’Allianz Stadium, ma la spasmodica e disperata ricerca del colpevole di turno compiuta ad ogni passo falso dimostra che la crescita non dev’essere solo della squadra, della società e dell’allenatore, ma anche di una tifoseria troppo impegnata a scrivere contro gli altri che a favore della propria squadra.
fonte immagine in evidenza: goal.com
Andrea Esposito
Secondo me resti aspirante giornalista se parli di debacle del Napoli…