Qatar

Ancora Qatar, ancora scandali, ancora indignazioni. Se le ultime rivelazioni ed inchieste legate ai Mondiali in Qatar non sembrano altro che l’ennesima conferma di una scelta irresponsabile, esse portano anche ad una riflessione sul ruolo delle istituzioni europee, sui meccanismi di controllo delle influenze esterne e sul senso di appartenenza politica.

Lo scandalo Qatar è arrivato come uno tsunami ed ha portato con sé la politica italiana ed europea. C’è chi parla di poche mele marce. C’è chi parla di corruzione su larga scala. Quel che è certo è che lo scandalo che vede coinvolto il Parlamento Europeo, in particolare alcuni suoi membri di nazionalità italiana, in relazione ai mondiali di calcio in Qatar – e non solo – non è altro che una conferma.

Una conferma, da un lato, dell’irresponsabilità della scelta da parte della FIFA di assegnare un evento sportivo di così grandi proporzioni ad un paese che sguazza nella corruzione, nel clientelismo e nella sistematica violazione dei diritti umani fondamentali. FIFA che, tuttavia, non perde occasione per gridare al mondo la sua fierezza per tale scelta: il presidente, Gianni Infantino, ha oggi dichiarato come la kermesse in Qatar sia stata la più grande della storia. Una conferma, dall’altro lato, del fortissimo e potentissimo sistema lobbistico – o meglio di pressione – messo in atto dal Qatar, prima e dopo l’assegnazione dei mondiali, e che ha dato i suoi frutti grazie alla complicità del sistema lobbistico europeo il quale, in assenza di regole precise in tema di trasparenza, purtroppo non chiude la porta all’accettazione di denaro e allo scambio di favori.

Non vi è dubbio, infatti, che lo scandalo di cui tutti parlano sia stato agevolato dall’inerzia e dall’immobilismo delle istituzioni dell’Unione Europea, incluso il Parlamento, le quali, non adottando regole per impedire il lobbismo dei paesi repressivi, hanno consentito il dilagarsi di corruzione e manipolazione dei processi decisionali. Le ormai note e tristi vicende devono però condurre ad una riflessione profonda, sul ruolo delle istituzioni, sui meccanismi di controllo delle influenze esterne e, perché no, sul senso di appartenenza politica.

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L’ex vice-presidente del Parlamento europeo,
Eva Kaili, arrestata in seguito allo scandalo Qatar. Fonte immagine: wikimedia commons.

A tale ultimo riguardo, suscita indignazione la circostanza secondo cui i principali, finora, soggetti coinvolti nello scandalo provengano dal gruppo Socialisti e Democratici (S&D), cui appartiene il Partito Democratico. Proprio loro, la Sinistra italiana ed europea, che da sempre si erge a paladina della giustizia e condanna qualsiasi forma di corruzione, accusando la destra di essere portatrice occulta di interessi altrettanto occulti, si ritrova coinvolta in prima persona in uno scandalo di dimensioni internazionali. Proprio la sinistra italiana ed europea, da sempre a difesa dei diritti dei lavoratori e in prima linea contro le forme di oppressione della libertà, risulta aver appoggiato e banchettato con un paese dove il rispetto delle libertà e dei diritti dei lavoratori non ha alcuna voce in capitolo. La Sinistra italiana ed europea che, tramite le ONG, si espone in prima linea per il rispetto dei diritti umani risulta coinvolta nella creazione di ONG che altro non erano che strumenti che consentivano di esercitare propaganda e soft power a paesi che i diritti umani li violano sistematicamente.

Un tale desolante scenario non può che favorire l’ascesa dei populismi di destra, in quanto sottolinea l’incapacità della sinistra di mantenere le sue stesse posizioni e di aver fallito nell’attuazione del suo inefficiente metodo politico utilizzato negli ultimi 20 anni: accusare la destra senza proporre alternative politiche concrete.

D’altro canto, non può passare inosservata l’opera lobbistica e di pressione messa in atto dai rappresentanti qatarioti. La pervasività e l’influenza economica e mediatica della monarchia Qatariota ha giocato un ruolo fondamentale nella tentata pulizia di immagine del paese del Golfo. Ruolo fondamentale quanto efficiente, tanto da arrivare a produrre i suoi effetti all’interno e per via della più rappresentativa istituzione dei cittadini europei, fondata su valori fondamentali della democrazia. Ma va detto che l’attività di soft power del Qatar ha trovato terreno fertile in Europa anche grazie ad altri motivi che vanno oltre l’inefficienza del sistema di controllo di influenze esterne.

Qatar
Una nave da carico usata per il trasporto di gas naturale liquefatto (GNL). Il Qatar è tra i principali esportatori al mondo.
Fonte immagine: wikicommons.

Negli ultimi giorni l’attenzione si è concentrata sulla recente risoluzione del Parlamento Europeo sui diritti umani in Qatar e di come essa sia stata alleggerita grazie anche all’intervento e alle influenze dei deputati che sono coinvolti – e non – nelle indagini. Tuttavia, tale risoluzione altro non è che una presa di posizione del Parlamento equiparabile ad una mera dichiarazione politica senza alcun effetto vincolante. La verità è che il Qatar potrebbe già aver esercitato o potrebbe esercitare in futuro la propria influenza anche attraverso altre misure, ben più concrete e proficue. Non si può negare che il Qatar stia ospitando i Mondiali di calcio con il fine di promuovere la sua immagine agli occhi del continente europeo ed in generale dell’Occidente. Si tratta di un’operazione che ha l’obiettivo preciso di spingere l’opinione pubblica ad “accettare passivamente” le pur note trattative relative agli accordi sulle forniture di gas naturale liquefatto (GNL). Tale tendenza si è infatti rafforzata in alcuni paesi europei alla luce della loro recente intenzione di diversificare le forniture di gas in seguito alla crisi energetica. Il Qatar è infatti tra i principali esportatori al mondo di GNL. In tale contesto, è emblematica la notizia della firma da parte della Germania di due accordi con il Qatar aventi ad oggetto la fornitura, peraltro a lungo termine, di GNL. Così come emblematico è che alcune società petrolifere europee, tra cui ENI, siano coinvolte in progetti di espansione della capacità di liquefazione del Qatar.

Viene da sé che anche l’Europa ha interesse ad intavolare una tale discussione con il paese del Golfo. Si pensi, a tal fine, alla proposta presentata dalla Commissione Europea volta a liberalizzare i visti per il Qatar. Una chiara intenzione di rafforzare i rapporti commerciali e diplomatici. Insomma, ciò che emerge da questo triste e deplorevole scenario è una Europa incoerente. Un’Europa che da un lato capeggia le proteste contro le violazioni dei diritti umani e dall’altro intavola discussioni con lo stesso paese responsabile di tali violazioni. E sarebbe ancora più deludente scoprire che, in realtà, tutto era sotto gli occhi di tutti, e che ciò che mancava era solo la prova di mazzette e tangenti.

Amedeo Polichetti

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