Volosumarte pubblicano “Schiavi Del Sesso” nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un urlo in nome della libertà contro una società maschilista, capitalistica e patriarcale che ha strumentalizzato il corpo della donna troppo spesso mancandole di rispetto. Una lotta senza tregua contro i fenomeni di slutshaming, bodyshaming e revenge porn di cui si sente parlare troppo spesso.
Questo singolo è un invito all’amore e al coraggio di chi non scende a compromessi. Al “riconoscere” un rapporto sano da un rapporto tossico. L’amore rende liberi, non ricatta, non colpisce, non svalorizza. Ma non solo; in esso vengono descritte tante dinamiche quotidiane. Donne che cadono in depressione nel vedere la propria immagine lontana dall’irrealtà di un filtro instagram, bambini che crescono con il solo affetto dei videogiochi in coppie poco stabili dove il sesso diventa l’unico sinonimo d’amore, cosa che assolutamente non è. Oggigiorno il sesso è uno strumento utilizzato per ottenere più vendite, più likes, più followers. In questa terra desolata non c’è più spazio per i sentimenti, se non per quelli di aggressività e odio a cui siamo abituati.
In netta contrapposizione a tutto ciò, compare la protagonista della canzone. “Una donna libera, ma sola, in mezzo ad una moltitudine da cui riesce a difendersi mantenendo integra la propria identità grazie ad un amore totale che nutre, in primis, per se stessa.” – afferma Martica Catalfamo di Volosumarte. Il progetto nasce in collaborazione tra Volosumarte (Martina Catalfamo e Francesco Santalucia), la regista Dejana Poposka e il direttore della fotografia Leonardo Kurtz. Il cortometraggio è stato prodotto da Hubris Pictures per conto di Cafe Concerto Italia Srl.
Nel cortometraggio emerge anche il celebre artista Amedeo Modigliani, esempio per eccellenza di amore e sessualità in netto contrasto con l’attuale valore dell’arte moderna. Modigliani non ha mai guadagnato nulla dalle sue opere. Ha sempre dipinto i corpi nella loro naturalezza impregnandoli di valori e di bellezza. Dopo la sua morte, c’è chi sfruttando il mito della sua vita privata e della sua storia d’amore, è riuscito a guadagnare miliardi. Allo stesso modo, gli stessi corpi carichi di sentimenti e passionalità sono diventati puro oggetto di mercificazione e guadagno. Dunque, come siamo arrivati fino a qui?
Abbiamo deciso di intervistare Martina e Francesco di Volosumarte per conoscerli meglio e comprendere a pieno tutto ciò che si cela dietro questa canzone così significativa.
Volosumarte è il nome in arte di questo duo nato a Roma come una sorta di esperimento. Ma come nasce per davvero? Cosa significa?
«Ci siamo conosciuti apparentemente per caso. Ma cos’è il caso? Esiste? A noi piace pensare che dovesse andare così. Entrambi probabilmente ci stavamo cercando, forse proprio per dare vita a questo progetto. “Volosumarte” nasce nel 2018 in una calda estate romana. Roma è la città in cui viviamo di base, anche se entrambi siamo orgogliosi di appartenere al Sud. Io sono Siciliana, mentre Francesco è Pugliese. Il progetto fonde le mie idee melodiche e i miei testi con l’universo compositivo e produttivo di Francesco. Volosumarte è una terra vergine, inesplorata, in cui siamo liberi di sperimentare sia a livello musicale che a livello visivo. Non a caso infatti ci piace creare dei video/corti particolari, che non rientrano mai all’interno della forma classica del Videoclip musicale. Il nome nasce proprio da questa esigenza di spingerci oltre in confini e vedere fin dove ci porta la creatività. Marte. Oltre ad essere contenuto nel mio nome, è il pianeta su cui si proiettano le fantasie del genere umano, un sogno utopico che tra qualche anno diventerà possibile. Ammetto però che nasciamo dal brano omonimo “Volo su Marte”. È nato prima lui, poi noi. Abbiamo fatto scegliere alla musica.»
Quali sono i generi musicali che contraddistinguono Volosumarte dalle altre band? Che tipologia di musica vi fa piacere trasmettere al vostro pubblico?
«Ci piace sperimentare. Non riusciamo a definirci all’interno di un genere specifico. Sicuramente c’è del vintage. C’è la mia voce roca unita ad un groove ancestrale, bacchico, caldo e poi ci sono i sintetizzatori, l’elettronica contemporanea. Vogliamo che i nostri ascoltatori viaggino insieme a noi, lasciandosi andare e battendo il piede a tempo, magari ascoltandoci in cuffia per un’esperienza ancora più immersiva.»
Quali sono invece, dal punto di vista personale, le band o gli artisti musicali a cui negli anni vi siete ispirati o che in qualche modo vi hanno condizionato?
«Cerchiamo sempre di essere il più liberi possibile durante il processo creativo. Non sappiamo però quanto l’esperienza e dunque gli ascolti in comune non condizionino le nostre scelte stilistiche. Sicuramente siamo dei grandi fan di Franco Battiato, Domenico Modugno o ancora i Pink Floyd, gli Air, James Blake. Spaziamo dal contemporaneo al vintage, dal rock al cantautorato. In questo periodo però, rispetto al primo lockdown, molto nostalgico, ci piace scoprire artisti ancora sconosciuti.»
“Schiavi del Sesso” è un brano molto forte, carico di significati profondi e strettamente legati alla nostra società. Com’è nato il testo di questa canzone e l’idea del cortometraggio?
«Il brano è nato da un mio rifiuto personale della società in cui viviamo. Mi sembra di incontrare persone che hanno sempre un secondo fine – che ci provavano (per dirla in breve) -. Questa cosa la trovo veramente irrispettosa perché non tiene conto della tua vita privata, della tua sensibilità. Il video esaspera questa situazione, rendendola universale. Quella che ho descritto infatti non è una situazione in cui mi sono trovata solo io, ma tutt* noi, indifferentemente dal genere, dal gusto sessuale o dal colore della pelle. Io e la regista Dejana Poposka ci teniamo a sottolineare che le frasi inserite sull’intro musicale del corto non sono frutto di una sceneggiatura, ma dell’esperienza personale di ciascuna attrice. Tutte volevano dire la propria sull’argomento, perché tutte hanno vissuto situazioni simili, dallo slut-shaming, al cat-calling, al body-shaming. Questo video vuole essere uno dei motori per il cambiamento. Vuole trasmettere da un lato il coraggio necessario per denunciare la violenza di genere e dall’altro un sentimento di speranza nella società del futuro rappresentata dall’attore più piccolo, Gianmaria. Anche per lui, l’intento era quello di cogliere la verità, infatti le frasi che avete sentito alla fine del corto rispecchiano la sua personale visione sul mondo e sulla donna.»
In una società nella quale il corpo della donna è stato mercificato e reso puro strumento sessuale, qual è il vostro “inno all’amore”? Cosa consigliereste a tutte quelle donne vittime di relazioni tossiche che non riescono ad identificarsi nella protagonista del vostro singolo?
«Bisogna dialogare molto con se stessi per trovare la forza ed il coraggio di prendere in mano la propria vita. L’amore è un sentimento totale che ti fa sentire libero. Se manca la libertà, se manca il rispetto dell’altro, sicuramente c’è un germe tossico all’interno del rapporto. Per capire da dove nasce bisogna andare molto indietro nel tempo nel rapporto tra genitori e figli. Bisogna fare pace con se stessi per poter iniziare un’esperienza in due. Spesso la psicoterapia può essere un valido aiuto, se non il migliore.»
L’idea di paragonare l’amore di Modigliani per l’arte e per le donne al contesto sociale attuale e al decadimento umano che stiamo vivendo in questo secolo ci ha emozionato tanto. Qual è il vostro rapporto con questo artista?
«Dovremmo chiederlo a Dejana. E’ stata sua l’idea. Io lo conoscevo poco, mi sentivo più in universo preraffaelita. Eppure quando ho letto di più su di lui e l’ho studiato a fondo grazie al video, ne ho compreso la genialità. E’ stato veramente un’artista totale, libero, fuori dagli schemi. Secondo noi è riuscito a elevare il corpo femminile, con tutte le sue imperfezioni, in quella dimensione del sacro che purtroppo oggi abbiamo perso.»
Quali sono i prossimi progetti a cui state lavorando?
«Stiamo lavorando al prossimo singolo, che probabilmente sarà accompagnato da un EP. Ancora però non c’è nulla di certo, un po’ come il periodo in cui stiamo vivendo. Stiamo cercando di stare ancorati al presente e alla situazione generale per capire come muoverci e soprattutto se è possibile muoverci. Vi terremo aggiornati sui nostri canali. – Sorride.»
Sabrina Mautone