Come ogni anno giunge un momento nella vita di ogni singolo italiano noto come l’ingorgo fiscale o fiscal day, un nodo gordiano fatto di inestricabili cavilli, scadenze e tasse che in processo di attrazione quasi magnetica fa si che in solo giorno, il 16 Dicembre, si accumulino tutta questa mole di impegni e come ogni anno la risposta è una perentoria promessa di una più armoniosa distribuzione fiscale.

Sta di fatto che quest’anno si arrivi ad un nuovo record con 200 tra impegni e scadenze, il palcoscenico lo conquistano ancora una volta imprenditori e artigiani che arrivano a quota 100 come scadenze, seguono le società di capitali a 84, 66 per dipendenti e pensionati, 62 per le società di persone e 53 per gli enti non commerciali. Per molte famiglie,soprattutto quest’anno, si avranno enormi difficoltà ad affrontare tale macigno sulle spalle, da molte aree sopraggiunge ora più che mai la richiesta di una seria riforma fiscale che rendi più spalmabile nel tempo  e quindi meno pensante il fardello fiscale tutto all’italiana; intanto bisognerà aspettare il 9 Marzo 2015 quando entrerà a regime il nuovo sistema che prevede la predisposizione e trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate delle certificazioni uniche in sostituzione dei CUD.

Da tale tornata fiscale lo Stato Italiano otterrà dai contribuenti la siderale cifra di 44 miliardi ripartiti tra le diverse amministrazioni a cui fanno capo le specifiche scadenze e tasse, una liquidità che da respiro alle travagliate casse dell’Erario e che sfrutta le manovre economiche non solo del 2014 ma anche degli anni precedenti. Volano di tale cifra è l’IVA che da sola conta ben 16 miliardi, dalle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti l’Erario incasserà invece altri 12 miliardi; inaugurazione, si fa per dire, della nuova Tasi presente solo da quest’anno e che rimpinguerà i comuni di ben 2,3 miliardi e la Tari, nuova imposta sull’asporto dei rifiuti che si assesterà sui 1,9 miliardi.

Di questa realtà è espressione la pressione fiscale che in Italia si assesta al 43,3%, una delle più alte d’Europa, ma che, secondo la Cgia può a buon partito salire di oltre sei punti al 49,5%  se si considera la pressione fiscale reale, ovvero di tutti coloro che pagano le tasse al netto dell’economia sommersa nominale nel calcolo del Pil.

Dario Salvatore

1 commento

  1. Questo è quello che accade quando alla necessità di gettito si somma la “mala gestio”

    della finanza pubblica, si soverchiano i principi costituzionali dell’incentivo al risparmio e la ratio della capacità contributiva. Insieme all’articolo 18 un altro pezzo del diritto del lavoro viene espropriato dallo Stato: la tredicesima nata il 5 Agosto del ’37 ora va via in imposte.

    Parte I Titolo III

    Art. 47.

    La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte
    le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio
    del credito.

    Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla
    proprietà dell’abitazione, alla proprietà
    diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento
    azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

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