La nomina per il successore di Ban Ki-moon conta i suoi giorni. Entro il 31 dicembre 2016 il mondo dovrà guardare al nuovo Segretario Generale delle Nazioni Unite. L’iter di selezione sta avvenendo con grande alacrità per l’elezione del più Alto funzionario dell’Organizzazione, al quale o alla quale si richiede un elevato standard di efficienza, competenza e integrità oltre che il fondamentale impegno dinanzi agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Il Segretario Generale è il primo responsabile per le funzioni amministrative e politiche affidate agli organi dell’ONU. Inoltre, secondo quanto stabilito dall’art. 99 della Carta, può richiamare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza su qualunque questione che, a suo avviso, possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Obiettivo primario e imprescindibile sul quale si erge la pietra fondante dell’ONU.

La nomina del futuro successore di Ban Ki-moon avviene ad usci chiusi, segretezza che non manca di polemiche, ed è soggetta al veto di ciascuno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, UK, Cina, Francia e Russia). Ne deriva che, previa raccomandazione del Consiglio, l’Assemblea Generale elegge il Segretario Generale della Nazioni Unite, il cui mandato ha durata quadriennale ed è rinnovabile per una sola volta.

Erano partiti in dodici, ora invece sono nove i candidati ufficiali, di cui cinque europei: la neozelandese Helen Clark, amministratrice del programma di sviluppo delle Nazioni Unite;  la bulgara Irina Bokova, direttore generale dell’UNESCO; lo slovacco Miroslav Lajčák, ministro degli affari esteri; la moldova Natalia Gherman, ex ministro degli affari esteri e dell’integrazione europea; il portoghese António Guterres, ex commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ed ex presidente del Consiglio europeo; il serbo Vuk Jeremić, ex presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; il macedone Srgjan Kerim, ex presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ed ex ministro degli affari esteri; l’argentina Susana Malcorra, ministro degli affari esteri; lo sloveno Danilo Türk, ex presidente al Consiglio di Sicurezza e ambasciatore delle Nazioni Unite.

Nomi importanti e imponenti centrali negli informali sondaggi del Consiglio di Sicurezza che esprimono opinioni sui candidati ai fini dell’elezione finale: “Encourage”, “Discourage”, “No opinion”. Nel quarto ed informale sondaggio del 9 settembre, il portoghese António Guterres continua ad essere il favorito. Ciononostante, Ban Ki-moon avrebbe affermato che «sarebbe arrivato il tempo in cui poter vedere una donna a capo delle Nazioni Unite», considerando l’alto numero di donne candidate.  Anche la bulgara Irina Bokova, seppur abbia ricoperto solo il quinto posto nel recente sondaggio informale, ribadisce l’importanza di una figura femminile per la posizione di Segretario Generale. I candidati delle nazioni dell’est Europa, invece, richiamano la tradizione: il ruolo del Segretario generale deve ruotare tra le varie regioni mondiali, richiamando di conseguenza al fatto che non vi è mai stato un rappresentante dei loro Paesi, incluso la Russia.

Tuttavia, data la complessità delle sfide attuali, sicuramente non sarà facile la scelta del prossimo Segretario Generale, indipendentemente dal genere o dalla nazionalità rappresentata dei candidati. Il più importante funzionario politico e amministrativo del mondo dovrà rispondere a complesse dinamiche mondiali in costante transizione e alla credibilità di un’Organizzazione così grande ma nel contempo minata nella sua attendibilità e forza. Intanto, il prossimo straw poll è fissato per la fine di settembre, mentre un sondaggio di opinione avverrà nella prima settimana di ottobre e per la prima volta i candidati sapranno se affronteranno il veto di ciascun Membro del Consiglio di Sicurezza, avendo una chiara visione delle schede di elezione.

Annalisa Salvati

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