Overtourism in Italia, i danni causati dal turismo
La Basilica di San Marco a Venezia / Fonte immagine: pexels.com / Autore: Wolfgang

Ogni anno, in particolar modo d’estate, l’Italia deve fare i conti col fenomeno dell’overtourism. Stando ai dati elaborati dalla Banca d’Italia e dall’Istat, si stima che il 70% dei turisti (solo il 55% di essi proviene da Paesi esteri) si concentra sull’1% del territorio italiano. Col termine overtourism si indica infatti una situazione in cui il flusso turistico tende a radunarsi in una determinata località impattando negativamente sugli aspetti economici, sociali, ecologici, talvolta anche psicologici, della comunità locale.

Secondo uno studio condotto nel 2018, l’overtourism è generato da diversi fattori. Primo fra tutti, l’aumento dei viaggi low-cost. Se in passato viaggiare poteva essere considerato un lusso a causa dei costi esorbitanti e talvolta proibitivi, oggi è un piacere alla portata di tutti. In secondo luogo, di rilevante importanza è l’impatto dei social: da un lato perché vi è la possibilità di prenotare con un solo clic il mezzo di trasporto e la sistemazione preferita, dall’altro perché alcune mete sono oggi gettonate grazie all’attività di sponsorizzazione degli influencer. Questo è uno dei motivi per cui la Val Verzasca, in Canton Ticino, negli ultimi tempi ha acquisito la fama di “Maldive di Milano”.

Overtourism in Puglia – Polignano a mare
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Al fine di contrastare l’impatto negativo di tale fenomeno, durante il Fribourg Entrepreneurship Forum tenutosi dal 26 al 29 giugno, Elisabetta Faggiana e Savio Losito, fondatori della startup italiana “Unexpected Italy” hanno presentato un progetto che mira alla valorizzazione dell’intero territorio italiano attraverso luoghi inediti ed esperienze autentiche in grado di creare una connessione tra il turista e la cultura del posto. «Proponiamo i luoghi meno battuti, quelli della vita reale: così il turista può immergersi nelle comunità locali, supportando i piccoli business, senza intasare i luoghi iconici dell’Italia.» Elisabetta e Savio sono una coppia di nomadi digitali: da tempo si stabiliscono per qualche mese nelle varie regioni italiane al fine di mappare l’intero territorio e offrire ai turisti una “guida” accurata e minuziosa. Sul loro sito web, infatti, attraverso un vero e proprio manifesto, pongono l’attenzione sulla qualità del servizio che intendono offrire:

«Dobbiamo assolutamente cambiare le nostre abitudini di viaggio (…) al fine di ridurre gli impatti deleteri del turismo di massa. (…) È importante anche sostenere l’agricoltura locale, la produzione artigianale e le tradizioni locali. Lo facciamo raccontando le loro storie in modo significativo. (…) Andare in bicicletta, camminare, utilizzare veicoli non motorizzati ed ecologicisono le migliori opzioni per esplorare a livello locale. (…) Siamo forti sostenitori del diritto alla mobilità per tutti, garantendo così l’accessibilità a persone con bisogni specifici. (…) Crediamo nella tecnologia e nel suo potere di cambiare i comportamenti dei consumatori.»

Un opuscolo digitale frutto di strade percorse, vite intrecciate, itinerari esplorati. Non solo. Elisabetta e Savio permettono anche a host e artigiani di avviare una collaborazione con Unexpected Italy. La struttura, se scelta, si impegnerà a pagare un fisso annuale al fine di comparire sul portale a patto di garantire alti standard di qualità, sostenibilità e attenzione al cliente. A breve sarà inoltre presentata l’app di Unexpected Italy attraverso cui il viaggiatore, in base ai propri interessi, potrà accedere a una lista di itinerari che gli permetteranno di organizzare un viaggio personalizzato in posti unici, difficili da trovare sui classici canali turistici. 

Il progetto di Elisabetta e Savio nasce osservando le conseguenze dell’overtourism che si riflettono su diversi aspetti del vivere quotidiano: eccessiva confusione in particolare nelle zone centrali della città, lunghe file d’attesa per le attrazioni turistiche, ristoranti saturi, difficoltà di trovare parcheggio strettamente collegato col problema dell’aumento di smog, e comportamenti inappropriati che spesso mettono a rischio il patrimonio culturale e naturale del posto. Non è infatti raro trovare rifiuti gettati per strada o imbattersi in turisti che si tuffano nella Fontana di Trevi.

Per contrastare tali problematiche, sono state pensate e messe in atto una serie di strategie che hanno però diviso l’opinione pubblica. Circa il 50% della popolazione è d’accordo con l’introduzione di misure che limitino o controllino i flussi turistici; poco meno della metà si dice contrario perché “non in grado di produrre benefici reali” o perché considerano non corretta la limitazione di ingresso nei luoghi pubblici; il 10% si dichiara invece neutrale. È recente, ad esempio, la disposizione che prevede il pagamento di un ticket di 5 euro per entrare a Venezia. È stata una sperimentazione limitata a 29 giornate, quelle con maggiore influenza per la città, che hanno portato a un incasso di circa 2 milioni di euro. L’obiettivo quindi di contrastare le visite giornaliere dei turisti non è stato raggiunto.

L’esempio di Venezia dimostra l’inadeguatezza di misure temporanee o non adeguate alla risoluzione del problema. Per invertire la rotta è necessario studiare a fondo le realtà locali, con i loro complessi equilibri, e intervenire con soluzioni mirate che salvaguardino il territorio e la popolazione locale, favorendo al contempo un turismo che sia quanto più consapevole, rispettoso ed equilibrato possibile. L’Italia presenta infinite bellezze che ancora meritano di essere scoperte: dobbiamo imparare a prendercene cura e promuoverle nella giusta maniera.

Aurora Molinari

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