Il CIRSDe, il Centro Interdisciplinare di Ricerche e di Studi delle Donne e di Genere dell’Università degli Studi di Torino ha istituito di recente un percorso sui Nuovi Femminismi che ha portato alla realizzazione del podcast “Femminista si diventa – La morning routine per cambiare il mondo”. Per approfondire le attività del Centro e i temi trattati dal podcast abbiamo intervistato Francesca Tampone, dottoressa in Comunicazione pubblica e politica e ricercatrice che collabora con il CIRSDe e ha lavorato alla realizzazione del podcast (Ascoltalo qui).
Partiamo dalla storia del CIRSDe – il Centro Interdisciplinare di Ricerche e di studi delle donne e di Genere di Unito: com’è nato, quali sono i dipartimenti con cui collabora e di cosa si occupa principalmente?
F: «Il CIRSDe nasce tra la fine degli Anni Ottanta e gli inizi degli Anni Novanta, in particolare tra il 1988 e il 1991, su iniziativa di alcune donne docenti e ricercatrici che avevano intenzione di costituire un centro di studi delle e sulle donne che potesse assumere un ruolo culturalmente importante dentro e fuori le mura accademiche. Il contribuito è stato anche studentesco, sia perché l’interesse era crescente – soprattutto nelle Facoltà umanistiche – in merito alle tesi discusse, sia perché erano statз diversз studenti a chiedere attraverso una petizione l’istituzionalizzazione di insegnamenti sulle tematiche “femminili”.
Il CIRSDe non è incardinato presso un particolare Dipartimento dell’Università degli Studi di Torino, perché dal 2002 è un Centro di Interesse Generale d’Ateneo. Il CIRSDe – di cui attualmente è Presidente la prof.a Norma de Piccoli e Direttrice la prof.a Beatrice Manetti – svolge molte diverse attività sulla ricerca, sulle pubblicazioni e sulla formazione (come seminari e didattica all’interno di corsi) con l’obiettivo di valorizzare dibattito sul femminismo e sui women’s studies all’interno degli Atenei, nonché a consolidare le reti esistenti e a crearne delle nuove».
Il CIRSDe ha partecipato recentemente al Festival “Mind The Gap” a Torino in cui ha presentato il progetto ORA (Osservatorio Regionale Antidiscriminazioni) insieme alla rete di Giornaliste Giulia, quali sono le principali riflessioni emerse durante questi incontri ed in generale dal lavoro svolto dall’Osservatorio? Quali sono gli obiettivi principali dell’ORA?
F: «ORA nasce a gennaio 2022 su iniziativa della rete GIULIA Piemonte e da un accordo tra il Dipartimento di Culture, Politica e Società e la Regione Piemonte, di cui la responsabilità scientifica è attribuita alla prof.a Marinella Belluati e a me il coordinamento del gruppo di ricerca. Il focus di ORA è centrato sull’informazione locale piemontese, in particolar modo sul monitoraggio e sull’analisi di questa a partire dai temi delle pari opportunità, specificatamente su temi di genere e questioni femminili, e sulle disabilità, nel periodo che va dal 01/07/2021 al 31/03/2022. L’idea che muove questo progetto è quella di cogliere le specificità, gli stereotipi e le opportunità di un ecosistema mediale fortemente caratterizzato da eterogeneità e pluralità, in stretto contatto con la comunità di cui parla.
Tre linee di indagine contraddistinguono il lavoro di ricerca:
- Il monitoraggio all’interno dell’informazione giornalistica locale della presenza e della declinazione dei temi di genere e sulla disabilità, del corretto uso del linguaggio e della visibilità di soggettività femminili e disabili ai vertici della comunità piemontese.
- Il monitoraggio dei processi di selezione delle candidature e della presenza di temi di genere e disabili all’interno del dibattito elettorale.
- La verifica della presenza e del ruolo di figure femminili all’interno delle redazioni giornalistiche.
La scelta del periodo non è casuale, coincide con diversi momenti ad alta rilevanza simbolica e potenzialmente operativa dal punto di vista giornalistico, come la scadenza elettorale che ha coinvolto diversi Comuni del territorio piemontese e le ricorrenze: il 25 novembre, il 3 dicembre, l’1 e l’8 marzo.
In questa prima fase della ricerca, che si è concentrata sulla carta stampata attraverso l’archivio de’ I giornali del Piemonte e nel solo periodo che va dal 01/07 al 30/09, è emerso come si possa parlare di “molti Piemonti”: ogni territorio costruisce la propria notiziabilità su questi temi, per altro fortemente agganciati alla loro comunità. Ad esempio, nella provincia di Cuneo – forse per l’impronta cattolica delle testate analizzate – si dà spazio più al discorso sulle disabilità che a quello sul genere, perdipiù entro i termini della carità e dell’assistenzialismo. Alessandria, invece, restituisce l’impressione di un discorso pubblico locale polarizzato tra posizioni conservatrici e progressiste – di cui il centro antiviolenza Me.dea rappresenta un unicum, come soggetto pubblico attivo su questioni di sensibilizzazione al discorso intersezionale, alla violenza di genere.
In relazione al genere, come ci aspettavamo, i principali argomenti a esso legato riguardano la cronaca nera, tra narrazione episodica e victim blaming, la dimensione politica, in particolare quella elettorale, e quella delle iniziative pubbliche, come le inaugurazioni delle Panchine Rosse. Di disabilità, invece, si parla attraverso lo sport e l’abbattimento delle barriere architettoniche come strumento di inclusione sociale, così come attraverso i servizi socio-assistenziali come strumento di cura e di assistenza verso le persone disabili».
Da ricercatrice hai contribuito alla stesura di un capitolo del libro “Femminicidio-una lettura tra realtà e interpretazione” della professoressa Marinella Belluati, quali sono i meccanismi che regolano la discussione e i linguaggi della narrazione mediatica su femminismo e femminicidio? Cosa è emerso dalle vostre ricerche?
F: «Il volume Femminicidio, curato da Marinella Belluati, contribuisce alla conoscenza nel contesto del progetto PRIN 2015 “Rappresentazioni sociali della violenza contro le donne: il caso del femminicidio in Italia”, coordinato dalla prof.a Pina Lalli dell’Università di Bologna. Nello specifico, il capitolo scritto a quattro mani da me e da Belluati si concentra sulla rappresentazione giornalistica del femminicidio, non tanto sulla dimensione della cronaca nera quanto più sulla cronaca bianca, ossia quelle notizie che – attraverso il rendere conto di leggi, iniziative, spettacoli, movimenti, ecc. – contribuiscono a costruire un determinato dibattito pubblico sul tema del femminicidio.
Dal nostro studio, condotto sul triennio 2015-2017 sulle notizie de la Repubblica e Il Giornale e sui servizi televisivi di RAI, Mediaset e La7, è emerso che seppure la cronaca nera rimanga il genere prevalente, comunque il femminicidio si sta progressivamente strutturando come issue, anche grazie alle sollecitazioni di movimenti transazionali come il #MeToo e Ni Una Menos. Quando non è cronaca nera, di femminicidio si parla soprattutto in relazione ad eventi culturali (rassegne, libri, mostre), elemento importante perché segno che il mondo della cultura è sempre più impegnato nella lotta contro la violenza. Anche la politica non è da meno, in forma più sostenuta ma crescente, e si esprime soprattutto attraverso le voci e le azioni delle donne della politica, come Boldrini, Carfagna e Boschi. Il femminicidio, quindi, rimane un tema di pertinenza e di competenza delle donne, soprattutto se si considera il fatto che siano soprattutto le giornaliste a occuparsi di queste notizie».
Il Cirsde realizza il podcast “Femminista si diventa”, su che aspetti si concentra e quali sono i temi emersi finora?
F: «Il podcast si chiama “Femminista si diventa” ed è stato realizzato grazie alla collaborazione fra il CIRSDe e Frida Unito che è la sigla che sta per il Forum della Ricerca di Ateneo e nasce in seno al percorso di riflessione sui nuovi femminismi che il Cirsde ha promosso. L’idea sul percorso dei nuovi femminismi nasce dall’esigenza di avere uno spazio all’interno del Centro e in generale dell’accademia per poter riflettere sul femminismo intersezionale e in generale sul femminismo, sull’attualità del femminismo oltre le divisioni che nel tempo si sono aperte tra femminismo accademico e femminismo militante. Abbiamo deciso di impostare il lavoro mettendoci noi come femministe accademiche in discussione rispetto ai temi e ai linguaggi e ai modi con cui affrontare questi discorsi. È il motivo principale per cui nasce il percorso sui nuovi femminismi. In realtà dei femminismi di cui parliamo non c’è nulla di nuovo, ma nuova è la percezione di urgenza, di necessità di vivere in un mondo femminista e quindi con l’esigenza di ristrutturare e de-strutturare le nostre pratiche e i nostri linguaggi. La prima parte di questo percorso si è tenuta a settembre del 2021 con una tavola rotonda moderata da Maura Gangitano che ha visto discutere dell’attualità del femminismo con Lorenzo Gasparini, Federica Tourn e Igiaba Scego.
Una seconda parte si è tenuta in una nuova forma che è quella del Festival cittadino realizzato in collaborazione con Off Topic e Goodness Factory e quindi attraverso il Festival Mind the Gap: l’idea era quella di uscire dai confini dell’accademia per costruire delle relazioni, delle contaminazioni anche nei modi con cui noi ci approcciamo al femminismo perché non deve essere per forza una questione pesante e noiosa ma può essere affrontata anche con spettacoli teatrali, musica, talk e stand up comedy. All’interno di questo festival il Cirsde ha realizzato e promosso dei tavoli di discussione molto orizzontali su quattro temi che sono anche i temi che affronta il podcast: ecofemminismo e femminismo antispecista, femminismo e corpi non conformi in relazione ad abilismo, grassofobia e malattia cronica, femminismo anticapitalista e femminismo decoloniale».
Questi quattro temi vengono affrontati in quattro settimane di pubblicazione: ogni settimana un tema, tre persone legate al mondo dell’accademia e della militanza anche in forma ibrida, discutono sulla storia di quel tema, facendo alcuni specifici approfondimenti e dando anche spazio a modalità differenti di affrontare questi temi.
Francesca lo trova arricchente perché venendo da un’impostazione accademica, determinate lenti con cui guardare anche in maniera critica la realtà, non avrebbe mai potuto assumerle se non attraverso questo esercizio. Esercizio perché e infatti da questo il titolo “Femminista si diventa” perché purtroppo femministe non si nasce.
F: «Nasciamo in un contesto fortemente patriarcale e il sottotitolo del nostro podcast è “la morning routine per cambiare il mondo” che è appunto un esercizio giornaliero che deve tenere anche conto del fatto che assumere una postura femminista è una questione di fatica perché ci costringe a mettere in discussione le cose a cui siamo stati socializzati finora ed è faticoso perché ci costringe a confrontarci con altre persone che non necessariamente sono arrivate al punto di mettersi in discussione, è faticoso perché richiede di mettere a sistema, di riflettere sul privilegio della nostra esistenza in quanto soggettività».
Quali sono i progetti futuri del Cirsde?
F: «Mi auguro che visto l’entusiasmo mostrato dalla comunità accademica e anche dal mondo che ci circonda, il Cirsde decida di proseguire su questo percorso magari con una seconda edizione del podcast, sicuramente con una seconda edizione del Festival con un’edizione molto strutturata e molto più importante. Facendo questo percorso abbiamo visto quanto noi abbiamo bisogno di parlarne e quanto c’è bisogno di parlarne anche fra la comunità accademica e quindi studentesca. Il podcast, infatti, è principalmente rivolto ad un pubblico giovane socializzato al femminismo generale ma che sulle articolazioni specifiche ne vuole sapere di più. Questo podcast ovviamente non esaurisce la conoscenza perché ogni puntata dura 15 minuti, però l’abbiamo pensato come una raccolta di stimoli per approfondire e anche per noi per continuare a parlarne».
Sabrina Carnemolla