Luis Sepúlveda, il celebre scrittore cileno è andato via, “Il vecchio che leggeva i romanzi d’amore” è un’altra vittima del coronavirus.
«Per tutto il tempo – lungo o breve, non importa, perché la vita si misura dall’intensità con cui si vive», diceva lo scrittore cileno Luis Sepúlveda. Con occhio lungimirante, in una società in cui ha sempre contato il peso della quantità, in direzione ostinata e contraria direbbe De André, lo scrittore seminava atti rivoluzionari raccontando la verità. Sarebbe difficile negargli una verità del genere: nei suoi 71 anni e con la possibilità di scrutare ancora nuovi orizzonti, Sepúlveda è scomparso precocemente lasciando alla sua e alla generazione attuale una memoria culturale insita di valori, di racconti, di un ribelle che ha lottato fino alla fine.
Luis Sepúlveda muore all’età di 71 anni in un ospedale delle Asturie e a riportare la tragica notizia è la testata El Pais. Lo scrittore cileno è uno delle tante vittime di questo coronavirus: la notizia che fu contagiato dal virus insieme a sua moglie Carmen Yanez si ebbe già nel mese di marzo e venne addirittura smentita la notizia riportata da alcune testate giornalistiche spagnole secondo cui Sepúlveda fosse addirittura in coma e attaccato a un respiratore per quanto fossero complicate le sue condizioni di salute. Oggi è arrivata la triste notizia, la smentita di quella fake news che girava nei mesi scorsi e aveva lasciato credere che Sepúlveda stesse meglio e che non fosse in gravi condizioni.
«Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo.»A ciò auspicava Luis Sepúlveda in tempi non sospetti e forse oggi è ancora più importante ricordarlo. Egli non era solo lo scrittore di storie e di racconti, non ha solo fatto compagnia a tanti bambini; Sepúlveda era un coraggioso, uno di quelli che utilizzava la parola contro la violenza materiale, fisica che dilagava in Cile ai tempi di Pinochet. Bisogna ricordare, ripercorrendo le parole dello scrittore, che un mondo migliore è possibile, ma come? Ghandi diceva: «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».
Questo virus con cui conviviamo, da più di due mesi ormai, ci priva giorno dopo giorno di una generazione, di una memoria e ci strappa il sapere proprio come un bambino viene strappato alla madre. Ne ricorderemo gli effetti per lungo tempo: saranno perdite che adesso ci limitiamo a contare numericamente, ma per molti queste stesse perdite hanno dei nomi, tra cui quello dello scrittore Luis Sepúlveda il quale non si limitava a scrivere storie mentre qualcuno le raccontava, ma era un uomo che dava un senso alla propria esistenza riconoscendo l’esistenza degli invisibili. In Cile, come in tutto il mondo, come egli stesso diceva: «Scrivo perché credo nella forza militante della parola».
Sui social tutti a ricordare Luis Sepúlveda, segno che lo scrittore ha segnato tante generazioni. E ciò lo dimostra questo singolare scritto di un’educatrice: «Lessi ”Storia di una gabbianella ed il gatto che le insegnò a volare’‘ ai miei bimbi i primi anni che lavoravo come educatore in una scuola elementare. C’era un brivido che correva in loro mentre leggevo. Erano le domande che si creavano nella loro mente. Il bambino che seguivo ad un certo punto disse: voglio essere come Zorba, qualcuno ti deve salvare». Qualcun’altro scrive: «Ogni persona sarebbe fortunata ad avere uno Zorba nella propria vita»; infine c’è chi riconosce che le storie di Luis Sepúlveda includono davvero un po’ tutti e viene definito «uno scrittore per tutte le età».
Lo scrittore cileno Luis Sepúlveda, durante un’intervista a “La Repubblica“ nel 2017, esordì in questo modo quando il giornalista affermò: «Per rinascere bisogna morire»:
«Sono morto tante volte, se è per questo. La prima quando il Cile fu stravolto dal colpo di Stato; la seconda quando mi arrestarono; la terza quando imprigionarono Carmen mia moglie; la quarta quando mi tolsero il passaporto. Potrei continuare». Dov’eri quando ci fu il golpe? « Non fu un semplice golpe, fu un assedio. Facevo parte della guardia personale di Allende. Quel giorno mi trovavo a una trentina di chilometri da Santiago. Ero addetto alla sicurezza delle acque pubbliche; dovevamo difendere le fonti di approvvigionamento. Per ben quattro volte la milizia di Pinochet aveva tentato di avvelenarle».
Che sia una rinascita anche questa ennesima morte. Saremo tutti un po’ orfani senza le sue storie e i suoi racconti: qualcuno riprenderà i suoi libri per compensare e il suo grande patrimonio culturale lo permette. Ma la verità è che da Luis Sepúlveda ci si aspettava ancora tanto da leggere. «Raccontare è resistere»: riprendendo uno dei suoi pensieri illuminanti, ricordiamoci di non smettere mai di raccontare.
Bruna Di Dio
Articolo molto interessante, scritto con molta attenzione e interesse verso questo scrittore che purtroppo ci ha lasciati troppo presto e per questo bruttissimo virus, cosa posso dire?
Grazie per averci regalato un riassunto di questa persona fantastica, raccontata con tanto sentimento e interesse.
Ci ha lasciati un grande narratore,un gigante dell’arte letteraria. con i suoi romanzi siamo cresciuti e abbiamo appreso. E’ morto un militante, un combattente che ha lottato per la libertà del suo popolo, quello cileno sfiancato da anni di dittatura. E’ morto anche un romantico, un assertore della felicità come diritto universale. “Vola solo chi osa farlo” miagolò Zorba quando la gabbianella si trovò davanti al baratro. Si è spenta una luce sulla strada per un mondo migliore.
Che non ti pesi la terra compagno e maestro di umanità.