Lasciate che il Cristo risorto entri nelle vostre case!
Cari lettori, mentre la Pasqua assume le sembianze di una guerra ideologica tra vegani e tradizionalisti, combattuta a colpi di improbabili foto, ricette e battibecchi squisitamente social, tiene banco e s’infervora il dibattito sulla legittima difesa.
Sembrerebbero argomenti incompatibili fra loro; ma non del tutto. Quel che è accaduto la settimana scorsa in una scuola di San Bernardino, in California, ha riacceso la sopita esigenza di ridiscutere i confini della detenzione di armi e del loro utilizzo anche oltreoceano, in un contesto storicamente prolifico per i fautori dei regolamenti di conti personali.
Proviamo a studiare meglio un fenomeno che non riguarda soltanto gli Stati Uniti, dove la pistola ormai si tiene accanto alle chiavi di casa, ma anche l’Italia.
Il nostro Paese di arte, turismo e cristianità infatti è tra i principali produttori di armi al mondo, in compagnia di potenze quali U.S.A., Russia, Cina, Francia, Germania e Gran Bretagna. I dati provengono dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), ma è bene specificare che tra le “armi” in questione rientrano anche aerei e navi da guerra. Ad ogni modo, la statistica è utile per farsi un’idea di una certa cultura diffusa e del legame a doppio filo che ci lega ad una tradizione consolidata.
Risale a due anni fa una proposta di legge della Lega Nord, a firma di Nicola Molteni, per regolamentare l’articolo 52 del codice penale sulla legittima difesa. L’idea di fondo leghista è quella di equiparare il domicilio al proprio corpo, garantendone l’inviolabilità assoluta. Di recente anche Matteo Salvini è tornato sull’argomento, ma in maniera non del tutto cristallina.
La proposta di legge non prevede di eliminare l’eccesso di legittima difesa, come ha populisticamente fatto intendere il leader della Lega Nord, ma di ridefinirne i confini come possiamo leggere di seguito: “Si presume che abbia agito per legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona travisata o di più persone riunite, in un’abitazione privata…”.
Tralasciando i tecnicismi, l’idea di fondo è chiara: se lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini, allora questi devono provvedere da soli.
Un’idea abbastanza pericolosa, sia perché rischia di trasformare le nostre strade e case in polveriere da far west, sia perché mira ad intervenire sulle conseguenze invece che sulle cause. Che ogni cittadino abbia il diritto di vedere tutelata la propria incolumità, quella dei suoi cari e dei suoi beni è fuor di dubbio. Autorizzarlo a sparare non appena si senta in pericolo è quantomeno azzardato, tantopiù facendo leva sulla cultura del sospetto e della diffidenza reciproca che la stessa Lega Nord ha più volte nella storia fomentato e incoraggiato.
Sarebbe dunque opportuno cercare di focalizzare la discussione – e gli interventi – su tutte quelle cause che creano insicurezza e alimentano la tensione sociale: periferie abbandonate, contrasto alla povertà nullo, forze dell’ordine male utilizzate, corruzione e collusione, dispersione scolastica, senso civico assente. Perché l’Italia possiede già il triste primato in Europa per percentuale di omicidi e sparatorie con armi da fuoco – anche grazie all’incessante opera della criminalità che continua a mietere vittime innocenti senza sosta.
Ecco, come sentii affermare alla coordinatrice del presidio di Libera della mia città, anche Gesù è stato una vittima innocente dei suoi tempi. Ed oggi? Cosa accadrebbe se riuscisse finalmente ad entrare per davvero nelle nostre case col suo messaggio di pace? In quanti lo accoglierebbero, e in quanti cercherebbero invece di sparargli?
Nel dubbio, sarà meglio avvisarlo di non bussare a casa Salvini. Buona domenica, lettori cari, ed i più sentiti auguri di buona Pasqua a tutti.
Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli
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L’ebreo Cristo non è mai entrato in casa degli altri con l’inganno, la violenza o la frode e senza chiedere il permesso.