Una nuvola invisibile di smog ricopre l’Europa. L’inquinamento atmosferico dovuto alle immissioni di agenti inquinanti nell’aria rappresenta l’ennesimo crimine nei confronti della natura a cui l’essere umano sembra dare poca importanza, fenomeno in costante crescita che mina la salute dell’uomo stesso. I dati forniti dall’Unione Europea parlano chiaro, cifre da panico che ridimensionano i numeri e le fobie dovute al propagarsi del coronavirus. Nessuna mascherina, gel disinfettante e metro di distanza potrà salvarci da un destino che sembra già scritto, sèguito di un’ecatombe già in atto: ogni anno in Europa l’inquinamento atmosferico uccide quasi mezzo milione di persone.
Tre anni in meno
«L’esposizione a lungo termine dell’uomo all’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie». Uno studio pubblicato su Oxford Academic valuta l’eccesso di mortalità e la perdita di aspettativa di vita ascrivibile all’inquinamento atmosferico su scala globale. Le diverse fonti di inquinamento dell’aria dovute a fattori naturali (incendi, polvere eolica) e a emissioni antropogeniche, compreso l’uso di combustibili fossili, hanno fatto registrare una mortalità globale pari a 8,8 milioni di persone all’anno, con una perdita di aspettativa di vita di 2,9 anni. Stime in costante crescita e superiori a quelle inerenti le morti dovute al fumo da tabacco (2,2 anni persi), all’HIV/AIDS (0,7) e alle malattie diffuse da parassiti (0,6). Tra i continenti in cui il tasso di mortalità media globale è ampiamente più alto troviamo l’Asia e l’Europa.
Una riduzione dell’inquinamento atmosferico potrebbe far diminuire drasticamente la perdita dell’aspettativa di vita. Diminuire l’uso di combustibili fossili permetterebbe di guadagnare 1,1 anni, mentre la rimozione di tutte le emissioni antropogeniche potenzialmente controllabili farebbe aumentare l’aspettativa di vita di 1,7 anni. I ricercatori hanno inoltre scoperto che le morti premature aumentano con l’aumentare dell’età dei soggetti esposti, tranne che nei casi in Africa e in Asia meridionale dove i decessi precoci interessano anche bambini molto piccoli.
Per il professor Thomas Münzel del Centro medico universitario di Magonza in Germania, coautore, i risultati dello studio, che ha una serie di limitazioni poiché basato sull’esaminazione di solo due inquinanti atmosferici (PM2.5 e ozono), sottolineano l’importanza di includere l’inquinamento atmosferico nella lista dei fattori di rischio concernenti le malattie cardiovascolari. «Abbiamo bisogno di livelli di emissione più bassi: il 92% della popolazione mondiale respira aria inquinata come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Abbiamo limiti incredibilmente alti in Europa: essi devono essere ridotti notevolmente», afferma Münzel.
L’inquinamento atmosferico in Europa
Nonostante l’adozione di misure europee e nazionali atte a migliorare la qualità dell’aria, per l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) l’inquinamento atmosferico continua a essere «il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa; riduce la durata di vita delle persone e contribuisce alla diffusione di gravi patologie quali malattie cardiache, problemi respiratori e cancro».
Analizzando il rapporto dell’AEA “Air Quality in Europe 2019” si apprende che nel 2017 i livelli di particolato (PM) hanno superato i valori limite imposti dall’UE e dalla Direttiva sulla qualità dell’aria dell’OMS (AQG) in tutta Europa. Se per quel che riguarda i PM10 il limite giornaliero è stato superato nel 22% delle stazioni di segnalazione (in 17 Stati membri su 28) presenti sul territorio europeo, il valore limite concernente i PM2,5 ha interessato il 7% delle stazioni.
Il particolato non è l’unica sostanza tossica che alimenta l’inquinamento atmosferico. Anche i livelli di ozono, biossido di azoto, benzopirene, benzene, anidride solforosa e monossido di carbonio hanno superato i limiti massimi voluti da OMS e UE. Nota positiva per l’inquinamento da metalli pesanti (nichel, cadmio, arsenico, piombo e mercurio), in costante calo dal 2000.
Imagine: eea.europa.eu
Le stime dell’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico indicano che nel 2016 in Europa i PM2,5 sono stati responsabili della morte premature di 412.000 persone mentre l’esposizione a lungo termine a inquinanti atmosferici quali biossido di azoto (NO2) e ozono (O3) hanno causato più di 15.000 vittime. Cifre inferiori a quelle registrate nel 2012, anno in cui il particolato atmosferico ha causato 432.000 morti premature, ma comunque spaventose, segnale che le misure finora adottate non sono state affatto efficaci.
Lottare contro una pandemia invisibile
Le ragionevoli preoccupazioni derivanti dal propagarsi della SARS-CoV-2 sembrano aver monopolizzato il dibattito pubblico a sfavore di altre problematiche che, stando ai numeri, risultano essere molto più gravi per la vita umana. Come sottolineato dall’OMS, quando si parla di salute bisogna comprendere che tali virus rappresentano solo una delle molteplici sfide che l’umanità sta affrontando nell’ambito sanitario. Epidemie di malattie prevenibili con il vaccino come il morbillo e la difterite, aumento di agenti patogeni resistenti ai farmaci, tassi crescenti di obesità e inattività fisica, impatto sulla salute dell’inquinamento ambientale e dei cambiamenti climatici e crisi umanitarie: per l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono dieci le minacce alla salute globale contro cui l’uomo si ritrova e si ritroverà a combattere.
Proprio l’inquinamento atmosferico ha rappresentato nel 2019 il maggior rischio ambientale per la salute: basti pensare che nel mondo nove persone su dieci respirano aria inquinata. «Gli inquinanti microscopici nell’aria possono penetrare nei sistemi respiratorio e circolatorio, danneggiando i polmoni, il cuore e il cervello, uccidendo milioni di persone prematuramente ogni anno da malattie come cancro, ictus, malattie cardiache e polmonari. Circa il 90% di questi decessi avviene in paesi a basso e medio reddito, con elevati volumi di emissioni dall’industria, dai trasporti e dall’agricoltura, oltre a fornelli e combustibili sporchi nelle case» dichiara l’OMS.
immagine: who.int
Il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi potrebbe salvare un milione di vite all’anno fino al 2050. Ai vantaggi sanitari si aggiungerebbero anche quelli economici: si stima che i quindici Paesi che emettono più gas serra nell’atmosfera paghino a caro prezzo (il 4% del PIL) gli impatti dell’inquinamento dell’aria sulla salute.
Esistono molte strategie utili alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, strategie economiche per ridurre le emissioni dei settori dell’energia, dei trasporti, della gestione dei rifiuti, dell’edilizia abitativa e industriale. Ma in un periodo storico in cui capi di Stato come Boris Johnson sono disposti a sacrificare vite umane, in cui Bolsonaro tratta la foresta amazzonica come un giardino in cui fare ciò che vuole, in cui Trump si ritira dall’Accordo di Parigi, quel che manca non sono le strategie pro ambiente bensì la volontà d’azione. In questi giorni abbiamo appreso che voler fermare per un determinato periodo il mostro capitalista a favore di un futuro vivibile, della salute umana, dei diritti delle popolazioni più deboli sembra ormai essere una gravissima eresia.
Come topi di laboratorio ci agitiamo nelle nostre gabbie aspettando un aiuto da chi detiene le chiavi di quella stessa gabbia, una mano da chi possiede le redini del potere capitalista che di certo non arriverà. La crisi innescata dal coronavirus ha dimostrato ancora una volta che il diritto alla salute umana, quello più sacro, non deve e non può in alcun modo ostacolare l’avidità capitalista. Tale sistema economico è destinato prima o poi a fallire e saranno, come sempre, le fasce più deboli della popolazione a pagarne le conseguenze. D’altra parte l’Italia sta dimostrando che un sistema di sanità pubblica è fondamentale per affrontare i rischi legati alla salute umana. Tutto ciò non fa che confermare che l’ecosocialismo, per quanto non visto di buon occhio dall’opinione pubblica, resta l’unica valida alternativa per liberare i popoli e per garantire a tutti un futuro equo, ecosostenibile e in cui la salute pubblica rappresenti il diritto fondamentale non scalfibile da nessun interesse economico.
Marco Pisano