L’azienda di Elon Musk Tesla e l’Australia Meridionale segnano un passaggio cruciale nel mondo delle energie rinnovabili: il sud del paese ha sposato l’idea di una centrale d’energia elettrica virtuale.

Una centrale elettrica virtuale vedrà presto luce in Australia. Nonostante il paese sia tra i maggiori paladini del carbone il sud avanza pretese di indipendenza energetica: l’accordo con Tesla porterà un’accelerazione notevole nel campo delle energie rinnovabili. La decisione non è assolutamente improvvisata ed è legata ad un cambiamento del mercato: le rinnovabili hanno innovato la propria offerta grazie al fotovoltaico con accumulo che combina i pannelli solari alle batterie di nuova generazione, come le Powerwall 2. 

La ricerca della società d’analisi Navigant Research parla chiaro: si stima che nei prossimi 10 anni il fotovoltaico con accumulo arriverà ad un valore di mercato di circa 50 miliardi di dollari e una capacità istallata di 27,4 GW. Le motivazioni sono le stesse che hanno convinto l’Australia Meridionale a stringere l’accordo con Tesla per la centrale virtuale: innanzitutto è nella stessa natura delle centrali virtuali la possibilità di non utilizzare ulteriori spazi ma sfruttare le abitazioni e posizionando pannelli solari e batterie che lavorano sulla rete. Questo ha due immediate conseguenze: il solare con stoccaggio riduce i costi combinando fotovoltaico e sistemi di storage rendendosi competitivo come fornitore d’energia all’utenza e rende la rete più sicura di fronte a black out e più reattiva in merito ai consumi.

La rete sarà infatti in grado di accumulare l’energia in eccesso per poterla utilizzare quando le richieste toccano picchi giornalieri legati alle ore di maggior utilizzo: Tesla e l’Australia Meridionale sono pronte ad avviare una fase sperimentale che si pone come obiettivo la creazione di una centrale virtuale installata su 50mila abitazioni con una produzione d’energia di almeno 250MW. Tutto il funzionamento della rete si basa su un kit: pannelli solari e batterie Powerwall 2. Questi i due elementi essenziali collegati alla rete che sarà gestita in modo centralizzato fornendo energia al paese in base alle esigenze.

 Il progetto è suddiviso in tre fasi: la fase iniziale di test comprenderà un migliaio di abitazioni dove sono state installati pannelli da da 5kW e una batteria Powerwall da 13,5 kWh.  Successivamente il numero di abitazioni dovrebbe raggiungere circa le 25mila unità: se tutto andrà secondo i piani sarà raggiunto il numero stimato di 50mila abitazioni nel corso del 2019. Il costo dell’installazione degli impianti verrà coperto dalla vendita dell’energia prodotto: per questo motivo gli utenti non saranno interessati da aumenti del costo dell’energia né tanto meno dovranno provvedere alle spese di installazione e manutenzione. Il progetto stima inoltre un abbattimento del costo dell’energia e conseguente riduzione della spesa per l’utente finale di circa il 30%.

Tesla assicura che l’impianto potrà fornire più energia di quella prodotta da una grande turbina a gas o dalle centrali a carbone, avrà dei costi di gestione molto ridotti, non inquinerà l’ambiente e permetterà una maggiore flessibilità della rete.  Il Governo dell’Australia Meridionale ha stimato la capacità della centrale virtuale in circa il 20% del fabbisogno energetico giornaliero medio dello Stato.

Ovviamente la centrale dovrà appoggiarsi su abitazioni in grado di soddisfare le esigenze della rete: Tesla provvederà a selezionare le proprietà idonee e installare i kit per partecipare alla fase sperimentale di questo progetto. Inoltre verrà costruito un hub nel quartiere di Adelaide per permettere ai tecnici di monitorare la rete e riparare le batterie. Il controllo umano sarà affiancato però da una capacità elevatissima di autogestione da parte della rete: infatti la Powerwall è in grado di rilevare un’interruzione di corrente, disconnettersi dalla rete e riattivare l’alimentazione senza l’intervento di un tecnico. Il tutto nella frazione di qualche secondo.

Francesco Spiedo

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