Secondo il report redatto lo scorso 8 febbraio dalla Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, in Siria ci sono stati migliaia di detenuti torturati o sottoposti a trattamenti degradanti in alcune strutture del paese.
Il report è basato su 621 interviste e documenti che prendono in considerazione il periodo compreso tra il 10 Marzo 2011 e il 20 Novembre 2015 e mostra come migliaia di cittadini e soldati siano stati arrestati arbitrariamente, detenuti illegalmente, presi in ostaggio o scomparsi subito dopo l’arresto. Sergio Pinheiro, a capo della Commissione d’Inchiesta ONU sulla Siria che ha condotto l’indagine, ha accusato il governo siriano di aver tenuto i detenuti in condizioni tali da provocare delle morti di massa, compiendo dei veri e proprio crimini contro l’umanità.
Il Capo della Commissione dichiara che «per i cittadini siriani, la minaccia di un arresto o di un rapimento paralizza le comunità del paese». L’inchiesta, inoltre, rivela che i detenuti sono stati pestati, morti per le ferite subite o a causa delle condizioni inumane delle strutture e per la mancanza di cure mediche. Le torture si sono verificate in numerosi territori sotto il controllo del governo siriano e determina la costituzione di veri e propri crimini di guerra con l’aggravante che, quando si sono verificati, il conflitto armato non era ancora cominciato.
Le violenze, però, sono state compiute non solo dalle forze governative ma anche dai fronti di opposizione di al Nusra, degli anti-governativi e dell’ISIS, che ha creato dei veri e propri centri di detenzione. I gruppi armati anti-governativi e i gruppi terroristici detengono infatti prigionieri in condizioni brutali, creando dei luoghi di detenzione nei quali i soldati governativi catturati vengono trattati male o sottoposti a delle vere e proprie esecuzioni capitali dopo aver affrontato dei processi illeciti. Altri ostaggi, invece, muoiono mentre sono in custodia di gruppi armati.
Vitit Muntarbhorn, uno dei commissari, ha definito la condizione dei detenuti in Siria una crisi di larga scala della protezione dei diritti umani.
La raccomandazione della Commissione auspica una risoluzione giusta che possa conferire, per quanto in ritardo e se ancora possibile, dignità al popolo siriano e fare in modo che questi crimini non rimangano impuniti, appellandosi così alle forze della comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza affinché vengano applicate le dovute punizioni ai gruppi giudicati responsabili di questi crimini con particolare attenzione alle responsabilità del governo siriano di Assad, che rispetto agli altri gruppi è un’autorità ufficiale e riconosciuta dalla comunità internazionale come Stato che in quanto tale ha il dovere anzitutto morale di preservare il suo popolo.
Sabrina Carnemolla