L’11 febbraio scorso il Re del Marocco Mohammed VI ha inaugurato quella, che una volta terminata nel 2018, sarà la più grande centrale solare a concentrazione al mondo. Il primo impianto Noor I (in arabo noor significa luce), commissionato nella primavera del 2013 e terminato qualche giorno fa, si trova nei pressi della città Ouarzazate ai confini con il deserto del Sahara.

La cerimonia di avvio di questa prima centrale del complesso ”Noor-Ouarzazate” ha coinciso con l’inizio ufficiale dei lavori per la realizzazione di altri due progetti (Noor II e Noor III). In tutto le centrali previste sono cinque: oltre a Ouarzazate gli altri siti che ospiteranno le future centrali sono Midelt, Tata, Laayoune e Boujdour. Una volta a regime l’impianto, venuto a costare circa 8 miliardi di euro, occuperà una superficie di deserto pari a quella della capitale Rabat (circa 3.000 ettari) e fornirà energia a circa un milione di abitazioni.

Lo scopo del progetto è quello di generare 2000 megawatt dall’energia solare entro il 2020 sfruttando l’elevato tasso di irraggiamento del paese (circa 3000 ore all’anno di sole). L’impianto in costruzione non è il solito fotovoltaico in scala XXL, ma una centrale di seconda generazione in grado di fornire energia anche durante le ore notturne grazie all’impiego della tecnologia dei sali fusi.

I raggi del sole vengono concentrati dagli specchi parabolici su tubi nei quali scorrono i fluidi termodinamici (sali fusi). Questi ultimi, che arrivano a temperature di poco meno di 400 gradi, vengono immagazzinati in serbatoi dove sono messi a contatto con l’acqua per creare il vapore che fa funzionare le turbine per generare elettricità. Il vantaggio di Noor è che può immagazzinare calore fino a 3 ore di generazione di energia anche in assenza di sole.”  ha spiegato Maha El Kedir, portavoce di Masen, l’agenzia marocchina per l’energia solare.

Secondo il Climate Investiment Fund questa enorme centrale contribuirà a far crollare del 44% il costo dell’energia in tutta l’Africa Settentrionale. Un grande passo in avanti per un paese come il Marocco, che soddisfa il 97% del proprio fabbisogno energetico grazie alle importazioni di combustibili fossili dall’estero.

Entro il 2020 il Marocco prospetta una riduzione di emissioni di gas a effetto serra del 13% rispetto alle emissioni odierne, con la possibilità di arrivare fino al 32% nel 2030 come dichiarato negli impegni presentati alla conferenza Onu sul Clima Cop21 di Parigi. Obiettivo ora più che possibile.

Vincenzo Nicoletti

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