Ci sono campioni che devono essere ricordati sempre, non solo agli anniversari della loro morte. Campioni che diventano leggende e miti al semplice pensiero di ciò che sarebbero potuti essere. Campioni che restano nel cuore dei tifosi, perché sono riusciti a conquistarli con la loro simpatia. Campioni che sono e che resteranno per sempre emblemi dello sport e che ci ricordano il motivo per cui l’uomo ha creato questo genere di attività. Campioni come Hayden, per il quale tutto il mondo pianse a Maggio, quando morì dopo un coma durato 5 giorni, in seguito ad un tragico incidente mentre si allenava. Campioni come Marco Simoncelli, un grande uomo prima di essere quel meraviglioso motociclista che era e che, con ogni probabilità, sarebbe diventato un fuoriclasse, viste le sue caratteristiche tecniche. Tutto il mondo ricorda ancora quel 58 riccioluto in grado di far divertire ed emozionare. Nessuno lo dimenticherà. Nessuno dimenticherà mai quel tragico 23 Ottobre 2011. Nessuno dimenticherà quel casco che si stacca dalla testa e quel giovane ragazzo di 24 anni accasciato, steso al suolo. Tutti proveranno commozione nel ricordare quel campione che con le sue vittorie e i suoi sorrisi ha unito questo Paese come pochi. Un sorriso in grado di riunire in piazza 25mila persone per un ultimo saluto.
Campione di sorrisi: Il pubblico italiano ha conosciuto poco Marco. Gli appassionati di motori ricordano le sue vittorie con la classe 250, del cui titolo s’impossessò nel 2008 con un mondiale straordinario. La sua esperienza in MotoGP fu costellata dalle numerose cadute che di certo limitarono la visibilità del suo talento. In molti lo paragonarono al primo Valentino Rossi che nei primi anni duemila, in quella che allora si chiamava classe 500, si ritirava spessissimo, perché quasi incapace di reggere una moto. In Marco, come in Valentino, si vedeva pronta scoccare una fiamma da quella scintilla divina di carisma e simpatia che solo le grandi personalità possiedono. Non una polemica, ma solo tante, tante risate, quando si era col SIC. Chiedere ai giornalisti con i quali s’intratteneva nel paddock più per scherzare con loro che per essere intervistato. Indimenticabile la disperazione del giornalista Paolo Beltramo, che in diretta TV diede la notizia della morte di Simoncelli. Appassionati di MotoGP e non, sportivi e non, tutti si sono commossi vedendo le sue interviste vecchie, vedendo gli scherzi di un pilota che persino in un ambiente così ambiguo come può essere il paddock, il dietro le quinte della MotoGP, era riuscito a farsi voler bene. Marco era fatto così, aveva un sorriso contagioso e la semplicità di un bambino, caratterizzata da quell’indimenticabile accento romagnolo e da quegli occhi carichi di meraviglia e gioia per ogni sorpasso. Riusciva a scherzare persino nei momenti difficili di una stagione come quella del 2009, il suo ultimo mondiale, in cui riusciva anche ad ironizzare sulle sue quattro cadute. Marco era questo. Era semplice e schietto. La sua onestà e semplicità saranno ricordate per sempre da tutti gli sportivi. È per questa ragione che nel 2014 che la MotoGP nel 2014 lo ha inserito nella Hall of Fame delle MotoGP Legends. A lui, inoltre, è stato intitolato il circuito di Misano, sul quale Marco spesso si allenava (Misano World Circuit Marco Simoncelli)
Un campione amato dai campioni: Del SIC erano innamorati tutti nel mondo dei motori. Marco era l’avversario ideale perché sapeva riconoscere i propri errori e chiedere scusa quando sbagliava, ma soprattutto rispettava gli avversari nel miglior modo possibile, ovvero mettendo il 110% in pista. Le cadute del 2009 erano questo. Non erano dovute alla mancanza di forza fisica, quanto alla volontà di raggiungere traguardi bellissimi che poi arrivarono, come il terzo posto di Brno e l’argento di Philip Island. Un esempio di quanto Marco fosse rispettato e amato da tutti sono i ricordi e la commozione presente sul volto di tutti, quando quest’anno, poco prima di correre il gran premio di Sepang. Tanti i tweet di stima per lui sia da parte di amici che di avversari.
https://twitter.com/ValeYellow46/status/923522971032993792
— Valentino Rossi (@ValeYellow46) 26 ottobre 2017
La grande dignità: Oltre al sorriso tutti ricorderanno la dignità di una famiglia come quella
Simoncelli, ammirata ancora oggi da tutta Italia e da tutto il mondo. “Buon sangue non mente” verrebbe da dire. Basti vedere gli splendidi progetti del padre Paolo, che ha iniziato anch’egli una bellissima corsa insieme a tutta la sua famiglia, fondando l’associazione benefica senza scopi di lucro “Marco Simoncelli Fondazione”. Un’associazione con tante iniziative umanitarie alla cui realizzazione hanno partecipato tanti amici di Marco, come il già citato Paolo Beltramo. Ma tantissimi sono anche gli iscritti, che pur non conoscendo il SIC di persona e non essendo suoi fan in passato hanno deciso e di iscriversi per dare dignità ad un ragazzo che ha fatto sempre divertire.
Fonte immagini in evidenza: MotoGP; Gazzetta
Giovanni Ruoppo