Nella mattinata di martedì la città di Gerusalemme è stata colpita da due attentati. Il primo è avvenuto alla fermata dell’autobus nelle vicinanze del quartiere ebraico di Mea Shearim dove un uomo a bordo di un auto dopo aver investito un gruppo di passanti è sceso per pugnalare chi era a terra provocando la morte di due persone (uno a causa dell’attentato e l’altro per le gravi ferite da taglio). Per fortuna l’attentatore è stato fermato dalle forze dell’ordine in servizio e da altre persone armate.
Il secondo si è verificato, invece, all’interno di un autobus a Armon Ha Natziv dove due palestinesi hanno sparato e colpito i passeggeri con un coltello. I feriti sono circa una ventina e durante l’attacco un israeliano ha perso la vita. Uno dei due terroristi è stato freddato, mentre l’altro è riuscito a scamparla.
In giornata, inoltre, a Raanana nei pressi di Tel Aviv ci sono state altre due aggressioni: due uomini israeliani e una donna sono stati accoltellati in modo leggero.
Gli attacchi a opera dei palestinesi stanno aumentando a vista d’occhio. In due settimane le forze dell’ordine hanno ucciso 17 palestinesi, di cui alcuni minorenni. Le azioni sono state tutte rivendicate dai leader di Hamas , che hanno proclamato la terza intifada. Ecco le parole di Sam Abu Zuri, uno dei portavoce del gruppo: «Hamas rende omaggio agli atti eroici compiuti in Cisgiordania e Gerusalemme e conferma che l’aumento delle operazioni rende evidente che l’Intifada di Gerusalemme non può essere fermata. È un messaggio forte nei confronti dell’occupazione israeliana per i crimini alla Moschea Al-Aqsa».
La formazione radicale palestinese non è la sola ad aver utilizzato il termine ‘’intifada’’. Muhanad Halabi, poco prima di accoltellare e uccidere due israeliani aveva scritto in un post su Facebook che «La terza intifada è iniziata. La gente si ribellerà, e in effetti lo sta già facendo», ed il capo dei negoziatori palestinesi per i colloqui di pace, Saeb Erekat ha ammesso che eventi del genere gli ricordano ciò che accadde nel 1987 e nel settembre del 2000.
Intifada o no, si può dire con certezza che, nonostante le richieste di mantenere la calma dei loro rispettivi ministri Netanyahu e Abu Mazen, Palestina e Israele sono entrambi in un forte stato di confusione e esasperazione. Questo è quanto affermato dal Premier israeliano a riguardo: «Nessun mezzo sarà escluso per riportare la calma, il sangue versato ieri è anche quello palestinese: non soltanto uno degli attentatori ucciso dalle forze dell’ordine sull’autobus durante l’intervento per fermare la strage. Anche un giovane morto negli scontri con l’esercito dello Stato ebraico a Betlemme.»
Per placare le violenze la polizia di Gerusalemme ha indetto un piano di contenimento e il sindaco Nir Bakat ha imposto il blocco dei quartieri arabi a carico dei militari. Il Governo sta valutando se isolare quartieri arabi e palestinesi, ma l’ipotesi sembra essere destinata a scemare in quanto, se ciò avvenisse, sarebbe un riconoscimento della divisione della città, cosa che Israele ha sempre respinto.
Vincenzo Nicoletti