Centri in Albania: l'ennesimo fallimento del governo Meloni
Fonte immagine: snl.no

«Abbiate fiducia, i centri in Albania funzioneranno, dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano. Funzioneranno, perché io voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato italiano e alle persone per bene di aiutarmi a combattere la mafia».

Con queste parole, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni difendeva il protocollo d’intesa siglato tra Italia e Albania il 6 novembre 2023. Un accordo che prevedeva la costruzione di due centri per accogliere fino a 3.000 migranti salvati in mare, con l’obiettivo di gestire le richieste d’asilo al di fuori del territorio italiano. Un progetto ambizioso, ma che si è rivelato un fallimento su tutta la linea.

Un progetto nato male e finito peggio

Ad ottobre 2024, la prima vera prova di questo accordo si è tradotta in un disastro: 16 migranti intercettati a largo di Lampedusa sono stati trasferiti in Albania su una nave della Marina Militare, solo per essere successivamente rimpatriati grazie a una sentenza dei magistrati italiani. La decisione era perfettamente in linea con la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre 2024, che sottolineava l’illegittimità della designazione automatica di un paese come “sicuro” senza un esame individuale dei richiedenti asilo.

Di fronte a questo evidente fallimento, la reazione di Giorgia Meloni è stata quella di sempre: non assumersi alcuna responsabilità e gridare al complotto. «Penso che la decisione dei giudici di Roma sia pregiudiziale, lo dimostra il fatto che abbiano criticato l’accordo con l’Albania prima di entrare nel merito», ha dichiarato, accusando la magistratura e il Partito Democratico di remare contro il governo.

Ma la realtà è che l’accordo con l’Albania era destinato a fallire fin dall’inizio. Non solo perché incompatibile con il diritto europeo, ma perché viola apertamente l’articolo 10 della Costituzione Italiana, che stabilisce il diritto d’asilo sul territorio della Repubblica a chiunque veda negate le proprie libertà democratiche nel paese d’origine. Delegare la gestione dei migranti a un paese terzo significa aggirare la Costituzione, scaricando su Tirana la responsabilità di valutare domande di asilo che l’Italia, per legge, dovrebbe trattare direttamente.

Un flop costoso a spese degli Italiani

Oltre all’illegalità sottesa a quest’operazione, il governo Meloni si è reso protagonista di un enorme spreco di risorse pubbliche. Per realizzare i centri in Albania sono stati infatti stanziati 670 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i costi per il trasferimento dei migranti, il personale della Marina Militare e i dipendenti dei centri di accoglienza. Tutto questo per strutture che, ad oggi, sono praticamente vuote.

I numeri parlano chiaro: meno di 100 migranti sono stati trasferiti in Albania, mentre ogni anno ne arrivano tra i 150.000 e i 160.000 sulle coste italiane. Questo rende evidente l’assurdità del progetto: una soluzione che, oltre ad essere illegale e discutibile moralmente, è del tutto inefficace.

Meloni e il rifiuto della realtà

Di fronte a questo fallimento totale, il governo si ostina a difendere l’indifendibile. Giorgia Meloni continua a vendere l’accordo come una strategia vincente, ignorando le sentenze dei tribunali, il buonsenso e la realtà dei fatti. Eppure, non serviva una sfera di cristallo per prevedere questo epilogo: la magistratura ha semplicemente applicato le leggi italiane ed europee, bocciando qualsiasi tentativo di trattenere o espellere i migranti senza un’adeguata valutazione individuale.

Il fallimento dei centri in Albania è l’ennesima dimostrazione dell’incompetenza e della propaganda vuota di questo governo. Si è spacciata come soluzione rivoluzionaria e ambiziosa, una misura incostituzionale, costosissima e totalmente inefficace.

Meloni aveva promesso che i centri in Albania avrebbero funzionato. Eppure, oggi, la realtà è sotto gli occhi di tutti: non funzionano, non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai.

Claudio Napolitano

Claudio Napolitano
Laureato triennale in Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe, con focus sulla Penisola Iberica e laureato magistrale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. I suoi principali argomenti di interesse vertono su storia delle relazioni internazionali, politica nazionale ed estera, il mondo dello sport e il cinema.

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