“Il governo italiano sa cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso iniziative. A fronte dell’alto debito, il consolidamento del bilancio è importantissimo”, esordisce il capo della Bundesbank Jens Weidmann in un’intervista rilasciata per il quotidiano Repubblica e per altri due giornali europei.

In primis tiene a precisare che l’idea valutata da Mario Draghi, presidente della Bce, sull’acquisto di titoli sovrani nell’eurozona per far fronte all’alto debito, così da consolidare il bilancio, sarebbe da giudicare diversamente che in altre aree monetarie, poiché, “Usa e Giappone sono Stati unitari con un’unica politica finanziaria, in Europa, invece, abbiamo una politica monetaria comune ma con 18 Stati, politiche finanziarie indipendenti e rating sui debiti sovrani ben diversi, e in questo caso si può creare un incentivo a indebitarsi di più scaricando le conseguenze sugli altri. Se anche un solo Paese tra Italia, Francia e Germania non sarà all’altezza della propria responsabilità” – avverte – “avremo tutti un problema”. “L’Italia ha già un altissimo debito pubblico, un tentativo di combattere il debito contraendo altri debiti, mette alla prova oltre misura la fiducia dei mercati finanziari. In questo senso, è decisivo varare una politica di consolidamento credibile”. Tiene però a precisare che non c’è un clima “Weidmann contro Draghi”, anzi, “su molti punti siamo d’accordo”, afferma il capo della Bundesbank, “anche sul fatto che l’attuale situazione di politica monetaria è una sfida”. “Ritengo preferibile lasciare che le misure già varate mostrino i loro effetti, e osservare come la ripresa va avanti, come si sviluppano i prezzi. E poi si pone la questione di come attuare concretamente un programma di quel genere”.

Quanto servirebbe, a questo punto, uscire dall’euro? “questa presunta via di scampo, mi sembra il tentativo d’imboccare una pericolosa scorciatoia, che alla fine conduce in un vicolo cieco. Il passato ci ricorda che la svalutazione della valuta nazionale non rafforza in modo sostenibile la competitività d’un paese. Contano invece riforme che rafforzino i potenziali di crescita. Per esempio, abbattere le barriere contro l’accesso al mercato o gli ostacoli sul mercato del lavoro”.

“Io sono convinto” – afferma – “che non sarebbe nell’interesse dell’Italia (abbandonare l’Euro). L’Europa è interessata ad avere un’Italia forte nell’Unione monetaria. Ma questa forza, alla fine, può essere creata solo dall’Italia stessa”. “Condivido l’opinione del vostro ministro dell’Economia: la riforma (Jobs Act) è un passo molto importante. Adesso deve essere anche tradotta in pratica”. Importanti anche le privatizzazioni, dice: “aiutano. Sono un importante elemento del consolidamento del bilancio e di regola le aziende privatizzate alla fine sono più efficienti di prima”.

“La Germania, è vero, dovrebbe fare di più per la crescita”, poiché : “economicamente sta bene, le prospettive sono stabili. Gli ultimi dati trimestrali sono deboli, ma l’occupazione è ai livelli massimi, la disoccupazione molto bassa, i salari reali crescono molto, e la fiducia dei consumatori ci rafforza”. “Visitando Italia o Spagna non colgo sentimenti anti-tedeschi. La crisi nell’eurozona però ha certamente causato una crescita delle posizioni eurocritiche in parte delle opinioni pubbliche: in Paesi sottoposti a programmi di aiuto si coglie la sensazione che la politica venga decisa altrove, per esempio attraverso la Troika. È compito di tutti i responsabili politici agire contro questi umori e sentimenti, spiegando la necessità delle scelte e fornendo prospettive per il futuro. Ogni Paese è responsabile del buon funzionamento dell’unione monetaria, la Banca non può fare tutto da sola”.

La soluzione sarebbe quella di andare verso un’unione fiscale “Se questa via sarà negata, dobbiamo lavorare nel contesto attuale in cui gli Stati dell’eurozona sono responsabili delle loro politiche fiscali. Per questo le regole nel Patto di stabilità e crescita sono state rese più severe, esiste il dovere di garantire la competitività del proprio sistema economico”. “Il nostro obiettivo” – conclude – “deve essere restituire solidità alla fiducia nelle finanze pubbliche nell’eurozona. E una responsabilità speciale per la credibilità delle regole concordate insieme spetta ai paesi maggiori quali Italia, Francia o Germania. Se uno solo di questi Paesi non sarà all’altezza della propria responsabilità, avremo tutti un problema”.

Giuseppe Ianniello

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